Casey Affleck: il mio film non è una risposta a questioni private

“Ho iniziato a pensare al film ben prima che alcune vicende della mia vita privata venissero alla ribalta e non è in alcun modo una risposta a quelle questioni”


BERLINO – Sembra una sera qualsiasi di un padre qualunque che racconta una lunga favola al suo bambino, mentre sono sdraiati all’interno di una tenda da campeggio. Ma ben poco è come sembra, i due sono nella foresta, l’umanità all’infuori è sull’orlo del collasso e una terribile pandemia ha colpito e ucciso tutte le donne pianeta. In più quello che sembra un bambino, che veste e si muove come tale, è in realtà una bambina misteriosamente scampata alla malattia, che il padre cerca di proteggere e tenere nascosta dal resto dell’umanità ormai allo sbando. È ambientato in un futuro distopico, disperato e violento, Light of My Life, presentato a Berlino in Panorama, opera seconda dell’attore premio Oscar Casey Affleck che, dopo il mockumentary Joaquin Phoenix – Io sono qui! (per cui è stato denunciato, e poi assolto, per molestie sessuali e comportamenti irregolari), firma un dramma della sopravvivenza e dell’innocenza perduta, con un padre, interpretato dallo stesso Affleck, che cerca di spiegare il mondo a sua figlia. Già film di apertura ad Alice nella città, Light of My Life arriva nelle sale italiane dal 21 novembre con Notorious Pictures. 

Un film femminista? “Probabilmente lo è, alcuni dei valori messi in scena possono essere intrepretati in questo modo, anche se non l’ho fatto consapevolmente con questo intento” commenta il regista che non può sfuggire in conferenza stampa alle scomode domande sulle sue travagliate vicende private e giudiziarie. “Ho iniziato a pensare a questo film prima che alcune vicende della mia vita privata venissero alla ribalta, il film non è in alcun modo una risposta a quelle questioni”, ribatte Affleck, che ha anche scritto la sceneggiatura originale. “L’idea è venuta fuori nel corso di molti anni dalle storie che raccontavo ai miei figli o dalle conversazioni che ho avuto con loro. Parlo nel film di cose molto vicine al mio cuore – ha sottolineato – e spero che gli spettatori tengano le loro menti aperte e siano responsabili e misurati nei giudizi. Quando ho iniziato a pensare alla sceneggiatura, la storia parlava di un padre e due figli e dell’essere un genitore solo, qualcosa di molto vicino alla mia vita privata. Ma quando ho detto ai miei figli su cosa stavo lavorando mi hanno chiesto di non fare un film che parlasse di loro, ed è comprensibile, li capisco. Così ho cambiato i due figli in una figlia, ma qualcosa delle dinamiche mostrate nella relazione genitore-figlio vengono dalla mia esperienza personale”. 

“Da artista – ha aggiunto Affleck – sei pienamente consapevole che la tua vita privata è sovraesposta, ma a volte è difficile trovare un equilibrio, soprattutto se hai dei figli da proteggere a cui devi spiegate cose che sarebbero difficili per chiunque da comprendere”. 

Nel cast anche Anna Pniowsky, nel ruolo della giovane figlia ed Elisabeth Moss nel ruolo della madre “una grande attrice – la definisce Affleck – che riesce ad esprimere una presenza molto forte con poche battute. In tutto il corso del film si percepisce la sua assenza, pur avendola vista pochissimo in scena”. 

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