Il giorno di San Valentino del 2010, a Ferrara, un giovane immigrato marocchino, Sahid Belamel, abbandonato in agonia sul ciglio di una strada tra l’indifferenza dei passanti, è morto di freddo perché nessuno ha chiamato i soccorsi. Qualcuno aveva chiamato un taxi che però non l’ha caricato. Un episodio che ha ispirato il regista Andres Arce Maldonado per la sua opera seconda, Carta bianca, con – fra gli altri – Mohamed Zouaoui, Tania Angelosanto, Patrizia Bernardini e Valentina Carnelutti, in uscita il 26 giugno con Distribuzione Indipendente. Il film indie intreccia tre storie, due con protagonisti immigrati e una su un’italiana, “per parlare della paura dell’altro e di noi stessi”, spiega lo sceneggiatore Andrea Zauli. Dopo la morte di Sahid, “il sindaco e il vescovo di Ferrara avevano pubblicato insieme un suo necrologio per denunciare l’atteggiamento di indifferenza”, dice Maldonado, colombiano che da anni lavora in Italia come direttore della fotografia, ad esempio per i documentari di Elisabetta Sgarbi. “Anch’io sono immigrato e ancora prima un essere umano. Ho iniziato a chiedermi come potesse accadere una cosa del genere – aggiunge -. Ho preso come spunto quest’episodio perché nella cronaca nera c’è l’umanità liofilizzata, le fragilità degli uomini al punto più alto nel bene e nel male”. Come la sua opera prima, la commedia nera Falene (2009), anche stavolta Maldonado ha girato a bassissimo budget e in tempi molto ristretti, 25 giorni: “Il film è costato 15 mila euro, che vengono dalla mia pensione, quindi dovrò continuare a lavorare – dice sorridendo -. Avevo proposto il progetto ad alcuni produttori indipendenti, ma mi hanno tenuto in sospeso per un anno. Alla fine ho capito che l’unico modo per raccontare questa storia era farlo da solo”. La trama è ambientata alla vigilia di san Valentino nella periferia romana: “Abbiamo girato soprattutto a Corviale, senza permessi, rischiando la notte, nelle scene in strada, di venire investiti. Abbiamo anche incontrato qualche criminale locale poco contento che girassimo là”. Tra i protagonisti della storia c’è Kamal (Zouaoui), marocchino che vivacchia spacciando droga nella biblioteca di quartiere. La possibilità di avere il permesso di soggiorno lo spinge ad azioni che mai avrebbe immaginato. L’immigrato è infatuato di Vania (Tania Angelosanto), che si è lasciata alle spalle un passato da prostituta lavorando come badante per un vecchio strozzino. La morte improvvisa dell’uomo la potrebbe rendere finalmente libera. Infine Lucrezia (Patrizia Bernardini), imprenditrice disillusa, rabbiosa e sola (ormai si fida solo del suo cagnolino), finita in mano agli usurai. “A legare i personaggi c’è l’amore, si rincorrono tutti senza potersi mai raggiungere”, dice Maldonado. Oltre ad esserci “la ‘carne’ a legarli, c’è la carta – aggiunge Zauli – quella dei soldi per Lucrezia, del permesso di soggiorno, per Kamal e del passaporto, per Vania”. Ora Maldonado si sta dedicando a un nuovo progetto originale: “Sto preparando una web serie sulla prostituzione gay maschile… e non solo”.
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