CARLOTTA NATOLI


Piero Natoli “Mio padre amava le persone ai margini della vita: i barboni, i poveri, quelli che dormono in strada. Mi faceva spesso notare, quando passeggiavamo insieme, che queste persone hanno tutte lo stesso sguardo, lui le studiava da anni”, così Carlotta Natoli ha introdotto il cortometraggio del padre Piero, Il mondo è fatto a scale, che ha chiuso la sezione “Nuovi Territori”. Doveva semplicemente essere un video di “studio”, preparatorio di quello che sarebbe poi diventato un film, ma la morte prematura dell’attore-regista l’ha impedito.
Si tratta del racconto per immagini di Pietro – nel video si chiama Mercurio, fa l’emarginato, raccoglie vestiti abbandonati al mercato, dorme sulle panchine – che vaga per le strade di Roma in compagnia di altri due derelitti, Pepe e Cacio. Cammina e guarda intorno a sé i veri emarginati, quasi per confondersi con loro, e “rubare” dei frammenti delle loro esistenze: “L’importante, col cinema, non è lanciare un messaggio, bensì dare vita alla vita, diceva mio padre. Col suo prossimo film voleva fare questo: rubare con amore i sentimenti degli altri, e riportarli sullo schermo. Del resto ognuno di noi ruba dagli altri, nella vita”, ha aggiunto la figlia Carlotta, anche lei attrice.
Il video si rivela un commovente work in progress proprio per questa sua capacità di assorbire voracemente le emozioni degli altri, secondo la piena libertà espressiva che ha sempre caratterizzato il cinema di Natoli. “Ero molto amico di Piero, con lui non si poteva che avere questo rapporto”, ha detto Fabio Ferzetti, critico del Messaggero intervenuto alla presentazione del video. “In lui ho sempre apprezzato la disperata voglia di non avere nessun genere di condizionamento espressivo, per questo ritengo che Il mondo è fatto a scale sia il suo lavoro più poetico”, ha concluso. “Nel film non c’è narrazione vera, anche il montaggio è stato fatto tenendo conto di questa specie di anarchia autarchica, che ha sempre accompagnato i film di Piero. Sotto questo punto di vista l’uso della telecamera digitale gli ha moltiplicato le possibilità di libertà: Piero girava di continuo, con entusiasmo, con la voglia di provare, sperimentare”.

autore
08 Settembre 2001

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