Quattro anni fa Claudio Caligari arrivava alla Mostra rappresentato dal suo film, Non essere cattivo – quella terza e ultima opera prodotta e portata a compimento da Valerio Mastandrea – e che ha concluso la carriera e la vita terrena di un uomo “serio, vero e sincero”, parole con cui lo ricorda Marco Caramella, amico aronese di sempre, presente al debutto al Lido di Se c’è un aldilà sono fottuto. Vita e cinema di Claudio Caligari, documentario biografico firmato a quattro mani da Simone Isola e Fausto Trombetta.
Impossibilitato ad essere presente, a Valerio Mastandrea viene però riconosciuta la paternità del titolo, estrapolato dalla lettera che l’attore aveva scritto il giorno dopo la scomparsa dell’amico regista, e il cui concetto nel documentario viene sovvertito “dicendo a Claudio” che così non sarà, perché là, dove lui è ora, basta ci sia della pellicola, e così non sarà affatto fottuto, potendo continuare la sua passione, fare cinema.
Il documentario sono testimonianze, foto in bianco e nero della scuola elementare, e le polaroid regalate dallo stesso Caligari a Mastandrea in ricordo de L’adore della notte, film in cu il regista scelse l’attore perché “aveva una faccia proletaria” e non una delle solite e ricorrenti facce piccolo borghesi di cui il cinema pullulava noiosamente. Sono le parole di una mamma, Adelina Ponti, la mamma di Claudio, signora 97enne che racconta con malinconia e orgoglio l’amore di quel suo figlio per il cinema, da sempre, sin da bambino, quando era così timido che se lo si voleva far parlare bisognava parlare con lui di cinema. Sono Michela Mioni e Er Donna, figure epiche di Amore Tossico, il primo film del 1983, che proprio alla Mostra di Venezia approdava, tra idolatrie e attacchi feroci, ma battezzato da Marco Ferreri. E ancora, sono tutte sequenze di backstage da Non essere cattivo, quelle in cui Caligari appare nel suo ultimo periodo di vita, difficile fisicamente, palesemente provato dalla malattia eppure di instancabile attaccamento al cinema: è stato al montaggio fino a due giorni prima di andarsene per sempre, e ha ascoltato la colonna audio del film attaccato ad una flebo la sua ultima sera, approvandola con un gesto affermativo della mano.
Se c’è un aldilà sono fottuto. Vita e cinema di Claudio Caligari è un racconto di importante impatto emotivo, come quello non celato alla fine della proiezione pomeridiana alla Mostra da parte di Alessandro Borghi e soprattutto di Luca Marinelli, in reale difficoltà nel parlare, stretto alla gola dall’emozione: “Sembra passata una vita, e in realtà non so che dire: ti rimane addosso il senso di far parte di questa famiglia, di aver fatto qualcosa di più di un film, una sensazione che non so spiegare”. Poche parole ma capaci di restituire quel senso di unità intima, di collegialità affettiva connessa a Caligari, il bene di tutti coloro che hanno concorso perché potesse realizzare quel suo ultimo film, e che ha creato una sinergia tra tutti coloro che continuano a circuitare nella galassia Caligari, come Francesca Serafini, sceneggiatrice dell’ultimo film, che ha letto una lettera autografa della mamma del regista, non presente fisicamente ma partecipe, che scrive: “…passate questo giorno in allegria, brindate, voi siete per me il mondo di Claudio”.
Il documentario – finalizzato in un’ora e quarantacinque minuti definitivi – ha iniziato la propria vita nel giugno 2017, accumulando circa 80 ore di girato, una prima stesura di due ore e mezzo e sei mesi di postproduzione che, nella versione ufficiale dopo il debutto veneziano, conta in proiezioni evento su tutto il territorio italiano, con particolare attesa per quella ad Arona, la cittadina natale di Claudio Caligari che, come Simone Isola ha tenuto a puntualizzare, deve essere di certo una delle tappe del viaggio del documentario, “per portare il film alla mamma di Caligari”. Il film, coprodotto da Rai Cinema, potrà godere nei prossimi mesi anche del passaggio televisivo.
E' da segnalare una protesta del Codacons con annessa polemica circa la premiazione di Luca Marinelli con la Coppa Volpi a Venezia 76. L'attore aveva rilasciato una dichiarazione a favore di "quelli che stanno in mare e che salvano persone che fuggono da situazioni inimmaginabili". "In modo del tutto imprevedibile - si legge nel comunicato del Codacons - il premio come miglior attore non è andato alla splendida interpretazione di Joaquin Phoenix"
Venezia 76 si è distinta anche per una ricca attività sul web sui social network. Sulla pagina Facebook ufficiale sono stati pubblicati 175 post che hanno ottenuto complessivamente 4.528.849 visualizzazioni (2018: 1.407.902). Le interazioni totali sono state 208.929 (2018: 64.536). I fan totali della pagina, al 6 settembre 2019, sono 360.950, +4.738 dal 24 agosto 2019
Nel rituale incontro di fine Mostra Alberto Barbera fa un bilancio positivo per il cinema italiano: “In concorso c’erano tre film coraggiosi che osavano – ha detto il direttore - radicali nelle loro scelte, non scontati, non avrei scommesso sul fatto che la giuria fosse in grado di valutarne le qualità"
Luca Marinelli e Franco Maresco, rispettivamente Coppa Volpi e Premio Speciale della Giuria, ma anche Luca Barbareschi per la coproduzione del film di Roman Polanski J'accuse. Ecco gli italiani sul podio e le loro dichiarazioni