Tra Valentina Pedicini, a cui è dedicata la Sala Laguna, e il ricordo di Libero De Rienzo il 6 settembre, insieme alla famiglia, agli amici, alle associazioni che ne piangono la prematura scomparsa (vedremo l’attore nella sua ultima prova, in Una relazione di Stefano Sardo), le Giornate degli Autori veneziane raggiungono la maggiore età con una 18ma edizione che è un festival nel festival per quantità e qualità.
Dal 1° all’11 settembre con una pre-apertura il 31 agosto in collaborazione con Bookciak, Azione!, SNGCI e Isola Edipo, la rassegna voluta dalle associazioni degli autori italiani di cinema (ANAC e 100autori) sotto la presidenza di Andrea Purgatori, propone un concorso di 10 titoli, tra cui l’italiano Californie di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, opera prima con Khadija Jaafari, Ikram Jaafari, Maria Amato, prodotta da Ang Film con Rai Cinema e La Mansarde Cinema. Girato in 5 anni, Californie è la storia di Jamila, una ragazza marocchina che vive in una città portuale dell’Italia del Sud. A 9 anni ha sogni, modelli di riferimento e curiosità per la vita, ma le difficoltà e il senso di emarginazione che prova quando è con i suoi coetanei la induriscono e la rendono sempre più diffidente. Comincia allora ad idealizzare il suo Paese di origine e lascia la scuola per andare a lavorare in un negozio di parrucchiera. I due registi sono autori del precedente Butterfly, molto premiato, che racconta la storia della pugile Irma Testa, che ha appena vinto la prima medaglia della boxe femminile italiana alle Olimpiadi di Tokyo.
A presentare il programma, ricco anche di eventi collaterali, insieme al delegato generale Giorgio Gosetti, la direttrice artistica Gaia Furrer, che ha sottolineato come le due presidenti della giuria Mina Mileva e Vesela Kazakova siano “donne, attiviste, femministe, registe, il loro cinema è empatico, provocatorio, intelligente, rabbioso, ironico, vivo, onesto fino al midollo. Mi piace immaginare che questi aggettivi possano essere attributi anche ai film in gara quest’anno alle Giornate degli Autori”.
La questione dell’identità è centrale in tutti i titoli della selezione. Una Virginie Efira in stato di grazia interpreta una donna dalla doppia identità in un thriller hitchcockiano al femminile (Madeleine Collins, terzo lungometraggio del francese Antoine Barraud); due giovani amanti vagano per le strade deserte di una città cinese in pieno lockdown cercando di reinventarsi (Shen Kong, primo film di Chen Guan); una sound-designer (interpretata dalla bravissima Marta Nieto, vincitrice come migliore attrice a Orizzonti nel film Madre di Rodrigo Sorogoyen), colpita da una misteriosa malattia neuro-acustica, è costretta a riconsiderare tutta la sua vita (Tres del catalano Juanjo Giménez, vincitore di una Palma d’oro a Cannes e in cinquina agli Oscar 2017 con il corto Timecode); un poliziotto trova un amore inaspettato, in un melodramma queer che connette implicitamente l’identità maschile tossica al presente del Brasile di Bolsonaro (Deserto Particular di Aly Muritiba); una ragazza confinata in un centro di riabilitazione per tossicodipendenti ci mostra le relazioni di potere che si instaurano all’interno di un gruppo (il rumeno Imaculat di Monica Stan e George Chiper Lillemark); l’elaborazione di un lutto indicibile, l’amicizia tra donne come base concreta dalla quale ripartire sono il centro dell’argentino Piedra Noche di Iván Fund; una giovane donna, mentre assiste il padre morente, intraprende un viaggio nella memoria della propria vita (il polacco Anatomia, debutto di Ola Jankowska). Adnan, uomo smarrito, straniero nel suo mondo, è il protagonista del primo lungometraggio girato sulle Alture del Golan, territorio siriano occupato da Israele dal 1967 (Al Garib di Ameer Fakher Eldin); Hasna, francese di origine magrebina, il cui personaggio è ispirato alla di Hasna Aitboulahchenm, morta durante il blitz della polizia a Saint-Denis e cugina di Abaaoud, ritenuto la mente degli attacchi terroristici al Bataclan di Parigi nel 2015, è la protagonista di Tu me ressembles, debutto alla regia della stimata giornalista egiziana Dina Amer, con produttori esecutivi Spike Lee e Spike Jonze; infine di Jamila abbiamo già detto.
Il cinema come memoria privata e collettiva, è alla base dei tre documentari fuori concorso. Bianca Stigter, storica e critica culturale olandese, esamina un brevissimo filmato amatoriale girato nel 1938, unica testimonianza filmata di un villaggio ebreo polacco che è stato sterminato durante la seconda guerra mondiale (Three minutes. A Lenthening, narrato da Helena Bonham Carter e prodotto da Steve McQueen). La regista franco-israeliana Michale Boganim torna a Venezia dieci anni dopo La terre outragée con un personalissimo road movie che affronta un tabù della società israeliana: la discriminazione degli ebrei provenienti dai paesi arabi (Mizrahim, Les oubliés de la terre promise). E dopo il Premio al Miglior Film di Orizzonti per Liberami nel 2016, Federica Di Giacomo porta alle Giornate Il Palazzo, ritratto struggente e intenso di una comunità di amici che, come in una versione documentaria de Il grande freddo, si ritrova insieme molti anni dopo per celebrare la morte prematura di uno di loro.
Tra gli Eventi speciali fuori concorso, tre titoli italiani che si confrontano con la musica, il teatro e le altre arti. Senza fine di Elisa Fuksas è un ritratto di Ornella Vanoni; Il silenzio grande è il terzo film da regista di Alessandro Gassmann, tratto dall’omonimo testo teatrale di Maurizio De Giovanni con Massimiliano Gallo. Infine Lovely Boy, storia dell’altalena di successi e insuccessi di un trapper romano, è interpretato da Andrea Carpenzano. Diretto da Francesco Lettieri, regista cult della scena musicale indie italiana, Lovely Boy è il film di chiusura della selezione ufficiale. Tra i momenti clou anche l’omaggio a Citto Maselli.
Nella ormai tradizionale collana Miu Miu Women’s Tales troviamo due nuovi cortometraggi: #21 Shangri-La di Isabel Sandoval (Italia, USA) e #22 I and the Stupid Boy di Kaouther Ben Hania (Italia, Francia).
Tra le tante novità si segnala il ritorno nel centro storico di Venezia, al Teatro Goldoni, per una giornata-evento promossa con Isola Edipo e grazie al Comune di Venezia, caratterizzata dall’anteprima assoluta di tre viaggi nei territori dell’Io (Fellini e l’ombra di Catherine McGilvray), della fabula (I nostri fantasmi di Alessandro Capitani), per culminare nell’incontro con cinque testimonial dell’inclusione, gli autori del film collettivo Isolation: l’italiano Michele Placido, la tedesca Julia Von Heinz, il belga Jaco van Dormael, il francese Olivier Guerpillon e l’inglese Michael Winterbottom.
La 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, che si è conclusa sabato 11 settembre al Lido, prosegue online con alcune delle sue sezioni più innovative (Venice VR Expanded, Orizzonti Cortometraggi), molto apprezzate anche quest’anno dal pubblico e dalla critica
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