Un tempo, come racconta Jacques Perrin in un volume curato da Jean Gili e Aldo Tassone per France Cinéma, le coproduzioni nascevano per amicizia. Magari davanti a un buon bicchiere di Bordeaux. Oggi i tempi sono decisamente cambiati: globalizzazione, mode effimere, potere televisivo condizionano il cinema mondiale. Dunque c’è voluta la macchina organizzativa di Unifrance e Cinecittà Holding, che hanno unito gli sforzi, per dare il via al serrato dibattito tra due cinematografie sempre più distanti, a tratti diffidenti: “La nostra società – ha detto il presidente Carlo Fuscagni aprendo i lavori – è al servizio della ripresa del cinema italiano e del rilancio e sostegno del cinema europeo”.
È entrato così nel vivo il Forum del cinema italo-francese, che prosegue domani all’Hotel Parco dei Principi di Roma, con uno scambio di dati e tabelle che ha impegnato Alessandro Usai e Gilles Renouard, con le provocazioni di Aurelio De Laurentiis e le testimonianze del lavoro certosino di Valerio De Paolis o Roberto Cicutto. Con l’esperienza sul campo di Adriana Chiesa, Paola Corvino o Alain Vannier, con l’impegno diplomatico di Giovanni Galoppi e Margaret Menegoz. Domani scenderanno in campo le televisioni, più volte chiamate in causa, anche da Adriana Chiesa, con un appello a destinare un certo numero di ore di programmazione al cinema europeo; mentre De Laurentiis aveva addirittura chiesto quote riservate nei due paesi ai dieci maggiori incassi del vicino per creare quella continuità di cui Hollywood gode per la forza della sua industria.
I dati, certo, non sono confortanti. La quota di mercato italiana in Francia è stata dello 0,3% nel 2004 (quasi invariata rispetto al 2000) contro il 39% dei film francesi distribuiti in Francia, il 47,4% degli americani, il 7,4 degli inglesi. In termini assoluti in Francia sono usciti nel 2004 14 film italiani contro i 40 francesi usciti in Italia.
La formula del successo non si costruisce a tavolino, ma le competenze di società come BIM, Mikado e Lucky Red o la specializzazione delle sale di qualità di cui ha parlato Lionello Cerri fanno la loro parte, a patto di credere in un film. Mentre i nostri titoli distribuiti in Francia hanno raggiunto un massimo di 634mila spettatori (Respiro), Il favoloso mondo di Amélie ha avuto un milione e 447mila spettatori. Alain Vannier della Orly Films, che a luglio farà uscire oltralpe Dopo mezzanotte di Davide Ferrario e che ha avuto in listino molti autori italiani dell’ultima generazione, ha ricostruito il caso di Marco Tullio Giordana: dopo la sorpresa rappresentata da La meglio gioventù, che ha conquistato gli spettatori oltre al premio di Un Certain Regard, Quando sei nato non puoi più nasconderti, in concorso a Cannes, è stato pagato un milione di euro col coinvolgimento di Studio Canal. Purtroppo è un caso isolato. Paola Corvino denuncia una disattenzione verso i film italiani, Luciano Sovena conferma: “I francesi vogliono solo i mostri sacri – Salvatores, Moretti, Benigni – il resto niente”. Nemmeno Manuale d’amore, che da noi ha incassato 15 mln € ed è stato venduto in undici paesi, ha interessato i distributori parigini, lamenta Aurelio De Laurentiis. Che punta il dito sul protezionismo francese e teme la pirateria soprattutto sul web. Domani si parlerà di coproduzioni, altro argomento caldo: l’accordo bilaterale del 2000, ha ricordato Gaetano Blandini, è operativo dal 2003 e deve ancora dare i suoi frutti. Per ora ha favorito 10 coproduzioni italo-francesi nel 2003 e 9 nel 2004.
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