BERLINO – Nell’istante prima del servizio i muscoli si bloccano, il respiro diventa profondo, si espande, si pulisce, si rilassa. Ogni cosa è solo presente: irrimediabilmente qui e ora. Intorno c’è il silenzio, il perfetto silenzio. L’immobilità avvolge ogni cosa, come in una scena western. La tensione cresce all’estremo. Le ginocchia, poi, si piegano, la racchetta va indietro, scatta, a colpire la palla come un colpo di cannone: “Boom!”. Un colpo rapace punta all’avversario, un servizio assassino, a bomba, che non lascia scampo. Di nuovo: “Boom!”.
Nel tennis Boom-Boom, richiama una sola cosa: uno dei più grandi tennisti al mondo, il più giovane vincitore di Wimbledon di tutti i tempi, il fenomeno dal colpo fulmineo e esplosivo, pioniere del ‘power tennis’, Boris Becker, soprannominato, appunto, ‘Bum Bum’. Una carriera e una vita caratterizzata dalla straordinaria volontà di vincere, fatta di eccessi, in bene e in male, raccontata nel film che Alex Gibney porta alla Berlinale (Special Gala): Boom! Boom! The World vs. Boris Becker.
Dalle osannate, straordinarie, vittorie, agli eccessi sul campo e nella vita privata. I giornali hanno consumato chilometri di inchiostro su lui: vicende sentimentali colorite, su tutte il tradimento della prima moglie con la modella Angela Ermakova e la relativa eclatante paternità, la depressione, i dichiarati tentativi di suicidio, la mega villa in Spagna e i cimeli sportivi venduti, le condanne per evasione fiscale e, in ultimo, il carcere per bancarotta fraudolenta.“Ho commesso degli errori? Ovviamente!”, ammette la leggenda del tennis durante la conferenza stampa di presentazione del film, sua prima apparizione pubblica dall’uscita di prigione. “Chiunque non l’abbia fatto dovrebbe alzare la mano. Nel mio caso, però, gli errori vengono immediatamente denunciati in tutto il mondo e pago un prezzo molto alto. Ma è molto difficile a 17 anni ottenere qualcosa che nessuno ha mai raggiunto prima. La vita come una macchina del tennis sempre vincente è più faticosa di quanto sembri – ha detto -. Si viaggia di continuo da una città all’altra, da un Paese all’altro, con un unico obiettivo: sconfiggere l’avversario. Ogni giocatore ha un modo diverso per affrontare queste continue e pressanti aspettative”.
“Soprattutto in Germania, non è permesso che il più giovane vincitore di Wimbledon di tutti i tempi sia cresciuto”, ha aggiunto, sottolineando il talvolta difficile rapporto con la Germania e la propria leggenda, abbellita dai tifosi tedeschi bisognosi di un eroe; e di come tutto questo abbia influenzato il diciassettenne che ha vinto Wimbledon e l’adulto che è andato in prigione. “Essere un giocatore di tennis mi ha, in qualche modo, preparato ad affrontare sia il carcere che la vita dopo. Come sul campo, anche lì hai paura, rispetti il tuo avversario, non sai come andrà a finire e cosa ci sarà dietro l’angolo”, ha aggiunto Boris Becker che, rispetto al film, ha sottolineato quanto sia stato “un privilegio e una sfida” averlo realizzato.
Il film – iniziato con una prima intervista fatta nel 2019 – fa i conti proprio con l’ascesa e la caduta di Becker e con il suo viaggio dallo sport alla vita reale. Dalla grandezza del tennis alla cella di una prigione situata, per ironia della sorte, a pochi chilometri dal campo centrale di Wimbledon. Con un omaggio musicale a Ennio Morricone, attraverso l’utilizzo, durante alcune partite chiave, di sue colonne sonore composte per gli spaghetti western di Sergio Leone, a sottolineare quella strana e bizzarra vicinanza nello scontro tra giocatori di tennis e pistoleri, che fa del film una sorta di “docu-western”, come l’ha definito lo stesso Alex Gibney.
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