Come si è evoluto il ruolo del produttore indipendente in Europa? Se ne è discusso questa mattina in un incontro organizzato nell’ambito del Mia, il Mercato internazionale audiovisivo, in corso a Roma. L’intervento iniziale di Enrico Bufalini, direttore dell’Archivio storico Luce, è servito a fornire una cornice per una definizione della figura e una ricostruzione delle norme europee che regolano la vita delle produzioni indipendenti.
“I principi fondamentali per la promozione delle produzioni audiovisive indipendenti – ha spiegato Bufalini – sono valorizzare la diversità e la ricchezza culturale, preservare la comune eredità culturale europea e favorire la circolazione delle opere. Ma al di là delle definizioni essere un produttore indipendente significa la possibilità di accedere al sostegno pubblico”.
“Con la crisi del Covid – ha continuato il direttore dell’Archivio Luce – si è assistito a una concentrazione del mercato audiovisivo. Ora le principali piattaforme controllano più del 70% dei contratti. La concentrazione è la naturale conseguenza della crescita degli investimenti, finalizzata a migliorare la qualità dei prodotti e a sostenere la competizione con il mercato statunitense. Ma questa dinamica pone la questione se sia necessario un intervento europeo. E anche il problema del rapporto tra rafforzamento economico e un rischio di impoverimento per quel che riguarda la creatività e il valore artistico”.
A nome della Commissione europea Martin Dawson, vice capo di Dg Cnect, ha confermato che il risultato emerso dai vari rapporti sul settore è “la percezione di un maggiore controllo del mercato da parte degli streamers”.
La parola è poi passata ai diretti protagonisti. La cofondatrice di Indigo Carlotta Calori si è detta convinta che le ultime evoluzioni abbiano creato “maggiori opportunità. Le nostre modalità di produzione, che sono quelle classiche del cinema, hanno determinato un aumentato dei costi e dunque reso alla lunga insostenibile il modello tradizionale di produzione. Ora dobbiamo essere molto creativi e inventare nuovi modelli, anche aprendoci alle serie e ai modelli del mercato americano”.
Anche Nathalie Perus, di Atlantique Productions, ritiene che anche nel mercato francese “il cambiamento è stato totale. Prima c’erano tante piccole case indipendenti che facevano fatica. Ora, se prendiamo Atlantique Productions, ha la capacita di sviluppare progetti davvero globali. Di sostenere cioè produzioni internazionali e creare storie che parlino al pubblico di tutti i paesi”.
Dopo Alexandra Hoesdorff, di Deal Productions, secondo cui “il nuovo contesto obbliga ad avere visione leadership e un sacco di intelligenza emotiva” e Philipp Kreuzer, ceo di Maze Pictures (“un carattere oggi indispensabile è la flessibilità”), è toccato Federico Scardamaglia, ceo della Compagnia Leone Cinematografica, l’onore di trarre le conclusioni: “La cosa più importante per poter continuare a essere indipendenti è l’organizzazione, sia creativa che finanziaria”.
Al MIA il Presidente APA Chiara Sbarigia presenta il 5° Rapporto sulla Produzione Audiovisiva Nazionale
Si conclude la nona edizione del mercato internazionale audiovisivo. Ecco i vincitori dei premi assegnati nel corso della serata finale
La nona edizione registra un incremento delle presenze rispetto al 2022. Aumentano i paesi di provenienza
"La televisione rimane il primo mezzo audiovisivo" spiega la Presidente APA e Cinecittà al MIA 2023