Bruno Bozzetto, elogio dell’imperfezione

Il Tff rende omaggio all'animatore e regista con una mostra e con la versione restaurata in HD di West & Soda, lo spaghetti western in versione cartoon, che compie 50 anni


TORINO – Code al cinema Massimo per rivedere un suo film che ha appena compiuto 50 anni, aula gremita a Palazzo Nuovo per la sua lezione di cinema e grande folla di giovani anche al Centro Sperimentale di Cinematografia per un secondo incontro. Non c’è che dire, Bruno Bozzetto è e resta un mito dell’animazione italiana. E giustamente il Tff gli rende omaggio con la versione restaurata di West & Soda del 1965 – ce ne siamo occupati sul numero 22 della nostra rivista 8 1/2 – e con una mostra alla Mole, nella Chapelle Animazione del Museo del Cinema, che ospita lucidi, sfondi scenografici, studi a matita, sagome di legno e stampe a fumetti pubblicate all’epoca sul Corriere dei Piccoli. L’anno scorso era qui al Festival per ritirare il Premio Maria Adriana Prolo, ma ogni volta è un vero piacere incontrarlo. Per la grande semplicità con cui parla della sua arte straordinaria, definendosi “un artigiano” e lanciando un elogio dell’imperfezione da cui c’è molto da imparare. West & Soda, restaurato in HD dal DvdLab di Roma, è sempre smagliante, con la sua ironia, con la capacità di prendere in giro la saga della frontiera americana dandone una versione che è all’origine dello spaghetti western insieme ai film di Sergio Leone, non a caso coevi. “Anzi, noi iniziammo prima di lui, anche se Per un pugno di dollari uscì per primo perché noi perdemmo molto più tempo a realizzare il nostro”.

Il 77enne artista milanese accompagnato dalle figlie gemelle e dai nipoti, circondato da molti dei complici di West & Soda (mancava solo Guido Manuli, che vive in Francia e si è spaventato per la chiusura delle frontiere) rievoca quel suo primo lungometraggio creato con una bella dose di incoscienza. “Amavamo il western e volevamo prenderlo in giro. E’ un genere scontato, in cui si sa già chi muore e chi vive. Noi ci siamo concentrati sulle gag con totale libertà espressiva, piuttosto che sulla trama. Addirittura i dialoghi in molti casi vennero dopo, la sceneggiatura fu scritta a film finito per il ministero”. Tra i collaboratori superstiti ci sono Giuseppe Laganà, animatore anche di Allegro non troppo, Sergio Crivellaro che si occupò proprio dei dialoghi, Michel Fuzellier autore del recente Iqbal, bambini senza paura, che non appare nei titoli di testa di West & Soda perché era un ghost animator, è scomparso invece lo scenografo Giovanni Mulazzani a cui si deve il look molto stilizzato del villaggio col classico saloon e del ranch di Clementina.

All’università Bozzetto esordisce con il suo stile garbato: “Non ho niente da insegnare, in fondo sono solo un artigiano”, ma si è preparato sul serio e proietta sullo schermo immagini e piccoli frammenti di film, fotografie e persino una cartolina della natìa Milano.

Gli inizi. Da ragazzo filmavo insetti e animali con una macchina da presa 8 mm che mi aveva regalato mio padre, che mi ha sempre sostenuto nel mio lavoro. Ero ispirato dai documentari sulla natura di Walt Disney. Poi trovai un libro di John Halas, La tecnica del film di animazione. Così ho fatto il primo cortometraggio disegnando sui fogli trasparenti che si usavano per incartare i fiori. Un altra fonte di ispirazione è stato Norman McLaren che disegnava direttamente sulla pellicola. Ma a sbloccarmi è stata la visione di Toot, Whistle, Plunk and Boom di Ward Kimball, del 1953, una storia della musica con personaggi che somigliavano a quelli che facevo io. Così, mentre studiavo (male) per la maturità, ho fatto Tapum! La storia delle armi, che è mi pare del ’58. Usavo l’asse da stiro di mia madre attrezzato in modo da poter riprendere i lucidi con la super8. Fui fortunato perché un critico a Cannes lo vide per caso e scrisse che era meglio del film con Sofia Loren.

Il Signor Rossi. Il Signor Rossi, il personaggio dell’italiano medio che ebbe tanto successo, fu creato per vendetta. Il Festival del film d’arte di Bergamo aveva rifiutato Tapum! e io realizzai Un Oscar per il signor Rossi (1960) che era la caricatura del direttore del festival. Con i cortometraggi non si guadagnava niente ma mi facevano conoscere e così cominciai a fare i Caroselli e ho potuto far crescere lo studio.

Elogio dell’imperfezione. Oggi c’è la mania della perfezione, se c’è un errore non si va avanti. Noi volevamo dire una certa cosa e ce ne infischiavamo della perfezione. Eppure West & Soda sta in piedi dopo 50 anni, anche se tante cose sono cambiate: il ritmo narrativo, il modo di recitare, però sta in piedi. Se uno si fissa sulla perfezione come fa competere con la Pixar? Alla Pixar fanno delle proiezioni di prova con il pubblico e se vedono che la gente non capisce una certa scena o non ride, la rifanno di sana pianta, ma ci vogliono milioni per fare questo.

Lo stile. Io non volevo avere uno stile nel disegno, il mio stile era l’umorismo, il tipo di storia che veniva prima del tipo di disegno, come si capisce benissimo in Allegro non troppo. West & Soda, che è stato il grande salto nel lungometraggio, era una favola moderna, perché il western è la favola dei nostri tempi. La trama era banale, ma potevo giocare con le gag. Lo distribuì la Cineriz e Celentano andò a vederlo tre volte in quattro giorni.

Cartoni animati.
Mi ha sempre irritato sentir definire i miei film a disegni animati, l’animazione non è un genere, sarebbe come dire che un film è a colori o in bianco e nero come genere. Ma l’animazione ancora oggi è considerata una cosa per bambini in Italia. Invece non è così: Inside Out è leggibile a tutti i livelli. Con l’animazione si può fare un horror, un film erotico. Si può fare tutto.

Progetti. Con internet si è scavalcato il problema della distribuzione, che è sempre stato un guaio – pensate che Allegro non troppo uscì prima in America che in Italia, perché in Italia non capivano come collocarlo, non era per bambini e non era per adulti come Fritz il gatto – ma con la rete non si guadagna una lira. Resta il crowdfunding, ma non basta. Ho un progetto, l’ho fatto leggere a un distributore che mi ha detto che non lo capiva. Per questo mi sono sempre autoprodotto perché non so come spiegare quello che ho in testa. Faccio prima a farlo.

Tecnologia. E’ arrivato il computer ed è cambiato tutto, adesso lavoriamo con le tavolette grafiche, ma in fin dei conti è lo stesso. Però con il computer osso fare un film tutto da solo a patto di sfruttare i programmi: Europa&Italia (1999) è fatto solo di rettangoli e cerchi, molto elementare, ma fa ridere perché ci sono delle idee. Amo la semplicità e la sintesi.

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24 Novembre 2015

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Dai 26.900 del 2014 si è passa ai 29.700 del 2015, gli incassi da 254.369 € a 264.882, ciò per effetto del maggior numero di ingressi a prezzo ridotto per giovani al di sotto dei 26 anni e delle numerose convenzioni

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Dopo Bava e Argento, anche Sollima tra i miti di Winding Refn

Il regista danese ha accompagnato al TFF la proiezione di Terrore nello spazio nella versione restaurata: “E’ un modello di cultura pop. Questo film di grande artigianato ha in sé molti approcci stilistici del film di fantascienza e ha superato la prova del tempo. Design, costumi, scenografia risultano efficaci al pari di quelli di titoli come Blade Runner e 2001 Odissea nello spazio. Ma c’è un altro film sottovalutato che andrebbe restaurato Città violenta di Sergio Sollima, con Charles Bronson”. Silenzio assoluto sul nuovo film The Neon Demon e sul progetto tv Les Italiens

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Torino 33, vince Keeper del belga Guillaume Senez

A La patota di Santiago Mitre vanno il Premio Speciale della giuria e il Premio per la Miglior attrice a Dolores Fonzi; il Premio per il Miglior attore a Karim Leklou per Coup de chaud, film di Raphaël Jacoulot che conquista anche il Premio del pubblico. Premio per la Miglior sceneggiatura ex-aequo a A Simple Goodbye di Degena Yun e a Sopladora de hojas di Alejandro Iglesias Mendizábal. A Italiana.doc premiati Il solengo di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis e La gente resta di Maria Tilli. Premio Fipresci a Les loups di Sophie Deraspe e Premio Cipputi a Il successore di Mattia Epifani

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TFF avanti tutta. Edizione 2016 dal 18 al 26 novembre

Conferenza stampa di chiusura veloce e senza polemiche. Paolo Damilano, presidente del Museo nazionale del cinema, si dichiara molto soddisfatto e ricorda che "Valerio Mastandrea, presidente della Giuria, si è stupito quanto il nostro festival sia frequentato e seguito dal pubblico". La direttrice Emanuela Martini incassa il sostegno dei vertici del Museo del Cinema e si dichiara disponibile rispetto al programma cioè “a tagliare al massimo 20, 30 titoli” e anticipa l’idea di replicare il prossimo anno la maratona cinematografica di sabato.
I Premi collaterali
Dustur di Marco Santarelli premiato due volte


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