“Il cerchio della fiducia è sceso in campo”, dice Fausto Brizzi per raccontare la produzione di Modalità aereo, il primo film che dirige dopo la questione giudiziaria che l’ha visto coinvolto, e da cui è stato di recente assolto. “Di questo cerchio fanno parte anche alcuni degli attori di questo film. Ringrazio Luca Barbareschi che ha scommesso sul mio buon umore, che in questa occasione non era così scontato”. Una scommessa vinta, perché Brizzi con questo film conferma quella che è la sua capacità più efficace nel cinema, la scrittura, e in particolare quella della commedia. Selezionata una libreria di tematiche pop, di luoghi comuni, di battute d’uso quotidiano, Brizzi con sapienza le ha cucinate, scrivendo con Herbert Simone Paragnani e Paolo Ruffini, colui che ha la paternità originale del film.
“L’idea originale di Ruffini ho pensato fosse quella giusta per fare una fiaba disneyana con qualche eco autobiografico”, spiega il regista, seguito dall’attore livornese: “Dell’embrione del film parlammo prima delle vicende che hanno coinvolto Fausto. Poi, scrivere con lui quest’anno è stata un’esperienza stupenda dal punto di vista umano, anche perché all’inizio dovevo essere ‘solo’ sceneggiatore. La prima cosa che m’è venuta in mente vedendo poi il film è stata ‘gentilezza’: a mio parere il secondo concetto del film oltre ad ‘amicizia’. L’idea che mi piaceva proporre a Fausto era di sviluppare il concetto del ‘cosa accadrebbe se…’. Tra l’altro, in fase di scrittura è accaduto proprio a me di non ricordare il pin del cellulare… rendendomi così conto di quanto fossi ‘perso’ ma, d’altro canto, anche finalmente assorto da altro, di bello, come le nuvole”.
Il film diretto da Fausto Brizzi è infatti una commedia che concerta una quotidianità condivisa con la giusta dose di fantasia narrativa, ma che usa una dipendenza, quella dal telefonino e dai “suoi derivati”, per trattare temi più importanti di un oggetto elettronico: amicizia, paternità, sentimento d’amore, mutuo soccorso, fiducia, riscatto, ma sempre con quel guizzo leggero tipico della scrittura di Brizzi, qui sostenuto da un gruppo d’attori a cui sono scritte addosso le parti, tra tutti la (nuova) coppia comica Lillo&Dino Abbrescia, sulla scena due addetti alle pulizie delle toilettes dell’aeroporto che, con in mano il cellulare di un rampante imprenditore milionario, il Diego Gardini interpretato da Paolo Ruffini, gli “gestiscono” la vita tramite social network e tutto ciò che transita di una persona in un telefono mobile, dal numero del conto corrente a… la messaggistica intima con il proprio figlio.
Il film si anima anche di musica, anche questa una “firma” narrativa tipica di Brizzi, che qui sceglie tre hit a cavallo del ventennio ’60-‘80 – Boys, L’amico è e In ginocchio da te: non solo sequenze di colonna sonora ma sequenze di scene musicali cantate e ballate, come quella con Lillo e Sabrina Salerno, performers in una paiettata nottata di Natale in discoteca. Il film infatti si svolge proprio nella Notte Santa: “Ho guardato molto ad Una poltrona per due, era da tempo che desideravo un film con lo spirito natalizio ma non in vacanza”, dice il regista. E Lillo aggiunge: “Fausto ha la grandissima qualità di creare un ambiente di gioco, il concetto del recitare come ‘to play’: con Dino Abbrescia ci siamo conosciuti su questo set e siamo diventati amici, scoprendo le reciproche storie di vita. Nella commedia questo atteggiamento giova alla resa del film, è una sorta di regola”.
Il film, che esce il 21 febbraio in 400 copie come confermato da Paolo Del Brocco per 01 Distribution, vede Fausto Brizzi anche con un altro ruolo, nell’ampio progetto Eliseo, come racconta il produttore Barbareschi: “Con Eliseo, volevo restituire un progetto ambizioso e identitario a Roma e al Paese, e ho cercato di comporre una squadra, con 60 persone fisse. Pensare a Fausto voleva dire pensare ad un grande show runner, ho voluto fosse responsabile di Eliseo Cinema dal punto di vista artistico. Devo a lui l’arrivo di Ruffini o Resinaro, per esempio. Fausto ha la capacità di portare persone diverse da lui, di rinunciare a curare progetti e suggerire persone più calzanti per farli, una cosa quasi unica per un autore: questo accadrebbe sempre solo in un mondo ideale”.
Brizzi, all’anteprima stampa del film, che quasi inevitabilmente, ma forse un po’ troppo, ha insistito sulla sua recente vicenda personale, ha assecondato le domande e precisato alcuni aspetti del passato professionale, chiosando con leggerezza da commedia e cuore gettato oltre l’ostacolo in direzione futuro: “La questione della mia firma tolta da Warner per Poveri ma ricchissimi non è vera: questa cosa la uso ormai come gag, perché il mio nome c’è nei titoli, mancavo solo io alla conferenza stampa, per non monopolizzare l’attenzione e lasciarla al prodotto, come corretto fosse. Con Barbareschi, poi, ci eravamo incrociati negli anni: l’Eliseo è una factory e mi ha conquistato il progetto complessivo. Questo film non è il mio ritorno al cinema, semplicemente ero in ‘modalità aereo’, stavo scrivendo… quattro film”.
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