Brigitte Bardot, diva e donna senza età

Compie 90 anni la più moderna icona di bellezza del cinema francese e non solo: la mitica B.B.


Quanti anni ha un mito? La più classica icona della bellezza, la Venere di Milo, ci guarda da secoli dritta nella sua composta fierezza e ci appare sempre giovane, immutabile nel tempo. La più moderna icona della bellezza, Brigitte Bardot, compie oggi 90 anni, ma a nessuno verrebbe in mente di festeggiarla nel presente: B.B.è, davanti ai nostri occhi, la stessa di quando aveva 18 anni e turbava i sogni dei francesi campeggiando sui manifesti col motto “E Dio creò… la donna”, dal titolo del suo primo successo internazionale. “Mi arrivano auguri da tutto il mondo – ha commentato appena ieri – ma per fortuna si compiono 90 anni una volta sola. E dio sa che preferirei averne 20!”. Nel manifesto di quel vecchio film la futura diva è una cascata di capelli biondi, una bocca imbronciata a forma di cuore, un seno generoso che spicca tra due volti maschili, gli amanti che se ne contendono i favori. Pochi anni dopo avrebbe prestato il volto all’immagine di Marianne, la ribelle personificazione della Francia repubblicana e sarebbe finita sulle monete nazionali, quasi come se volesse superare il tempo legandosi alla cosa che disprezzava di più, il denaro. Non era ancora la stagione dell’Euro.

Poche star sono passate alla storia soltanto col nome: Marcello, Marilyn, Rita, Brando. Bardot invece è stata fin da subito B.B., un “brand” di sicuro impatto, una storia scritta su un corpo che tradiva indipendenza, ribellione alle convenzioni, femminilità prima del femminismo. Il lato segreto della donna era invece in parte diverso: cattolica a suo modo (adora Papa Francesco perché lo sente vicino al Santo omonimo nella sua passione per gli animali e la natura), pudica oltre la facciata, inquieta e fragile nella sua costante ricerca d’amore e protezione, bambina nella ostinata ricerca di una purezza lontana dai flash dei paparazzi.

Negli anni ’60 poteva avere tutto e molto si è regalata in materia di successo, amanti, ricchezza, stravaganza. Eppure si è sentita libera solo quando, ad appena 40 anni, è riuscita a lasciarsi tutto questo alle spalle, chiudendo a doppia mandata la sua vita pubblica nel 1974 e votandosi alla sola causa che valesse la pena: la battaglia animalista che anche oggi le dà voglia di combattere. “Più conosco gli uomini e più amo le bestie” – una sua frase ricorrente – dice che  ha ben poche speranze nel genere umano, molto di più in quella natura che, ne è convinta, ci sopravviverà.

Come tutte le persone dal forte carattere (la sua armatura contro la cattiveria del mondo), non ha mai avuto paura delle sue idee, sempre controcorrente: era ragazza e non ebbe imbarazzo a mostrarsi senza veli; era donna e fu fiera dei suoi tormentati e brucianti amori (il suo terzo marito Gunther Sachs, per sedurla, fece piovere rose sulla sua villa vicino a Saint-Tropez), era diva della Rive Gauche abitata dagli intellettuali di sinistra e ostentava senza imbarazzo le sue idee golliste. Dopo molti anni in solitudine si è sposata nel 1992 con un benestante signorotto del Sud della Francia (Bernard D’Ormale), figura di spicco del Front National di Jean-Marie Le Pen. Eppure dichiara fieramente: “Mio marito ha il diritto di pensare come vuole. Ha il diritto di fare ciò che vuole. Non comincerò a dominare le sue opinioni. Io ho le mie, che sono completamente diverse dalle sue. Sono di destra, si sa. Ma non sono del Fronte Nazionale, anche se mi si taccia d’essere fascista, nazista, camicia nera…”.

Come altri miti della Francia cinematografica (l’amico Alain Delon, il vecchio Jean Gabin, il più giovane Gerard Depardieu) ha un’idea conservatrice del suo paese e non si tira indietro se le si chiede di negare ciò che ha scritto circa “la sotterranea e pericolosa penetrazione dell’Islam nelle nostre radici”. Ma chi ha cercato di farne un monumento alla restaurazione è sempre tornato sconfitto. B.B. ha le sue idee ma non si lascia usare da nessuno. Prova ne sia che l’unica sortita politica data del 2010 quando accettò, per spirito di bandiera, di essere candidata alla presidenza della repubblica per il partito ecologista.

È sempre stata in fondo in anticipo sui tempi: ragazza ribelle negli anni ’50, donna libera alla fine del decennio, animalista dagli anni ’60. Ha pagato a caro prezzo la sua indipendenza e il suo disprezzo per la società dello spettacolo che l’ha fatta star e sex symbol: due tentativi di suicidio, tre matrimoni falliti, un figlio distante che non voleva avere  (Nicholas-Jacques Charrier avuto dal secondo marito), una serie di film girati controvoglia proprio mentre i maestri della Nouvelle Vague (Louis Malle con il molto autobiografico Vita privata e Jean-Luc Godard con Il disprezzo) la eleggevano a loro immagine-simbolo.

Era una grande attrice? Quando lasciò il cinema disse soltanto: “Ho avuto successo nella vita. Ora intendo fare della mia vita un successo”. Poteva essere una straordinaria interprete – e lo dimostrano i suoi film migliori come La ragazza del peccato di Claude-Autant Lara o La verità di Henri-Georges Clouzot – ma era soprattutto il personaggio di se stessa. Lo capì immediatamente il suo grande pigmalione e primo marito, Roger Vadim, incontrato a un provino quando lui era uno squattrinato aiuto-regista e lei una minorenne diventata popolare tra i teen agers per le copertine di Elle come indossatrice di moda per ragazzi. Nel 1952 debuttarono insieme in Piace a troppi / Ed Dieu crea…la femme che fece scalpore per l’esaltazione dell’amore fuori dal matrimonio, le diede notorietà in America ma le cucì addosso un’immagine “scandalosa” tanto amata dal pubblico quanto poco apprezzata dai produttori. Vadim si convinse invece che per Hollywood, dove aveva cominciato a lavorare, Bardot era sprecata. Le costruì un’immagine controcorrente nell’Europa in cerca di vento nuovo, diresse per lei Gli amanti del chiaro di luna, A briglia sciolta, ma soprattutto Il riposo del guerriero del 1962 dal romanzo-scandalo di Christiane Rochefort. L’endorsement del presidente De Gaulle che giudicava la storia “immorale”, ma B.B. “oltre la morale” fece la fortuna dei due, benché il matrimonio fosse ormai alle spalle perché lei si era innamorata di Jean Louis Trintignant.

Di Vadim Bardot non parlava benissimo (“Russava nel sonno e andava in giro per casa tutto il tempo con le bretelle e, quel che è peggio, era diventato più un fratello che un amante”), ma lui rimase per tutta la vita il suo fedele scudiero, nonostante lei percorresse strade diverse, perdendo la testa in serie per Gilbert Becaud, Sacha Distel (che le deve la popolarità sui rotocalchi), Raf Vallone, Jacques Charrier, Sami Frey, Gunther Sachs, Gigi Rizzi (dopo i cantanti e gli attori era venuto il tempo dei playboy internazionali), Serge Gainsbourg con cui incise anche la prima, torrida versione di Je t’aime, moi non plus.

B.B. è stata modella, attrice, cantante, attivista: difficile fissarla in una sola inquadratura. Oggi che la festeggiamo possiamo dire che ha cambiato il volto dell’Europa e l’immagine della donna fin dai primi anni ’50 e che non è proprio possibile vederla anziana tra i suoi cani e le sue capre nell’appartata villa de La Mandrague. Negli occhi resta il suo sorriso irridente, la segreta malinconia, l’esplosione di vitalità del suo corpo, la dolcezza che per un istante le attraversa l’espressione quando la vedi sullo schermo in primo piano, la fierezza di una novella Giovanna d’Arco nelle battaglie che le danno ancora gioia di vivere. Alla fine B.B. è la Francia e tale resterà.

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28 Settembre 2024

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