Break Up – L’uomo dei cinque palloni, il film di Marco Ferreri con Marcello Mastroianni – restaurato dalla Cineteca di Bologna e il Museo Nazionale del Cinema di Torino, in collaborazione con Warner Bros., con il sostegno di Sordella e Nuovo Imaie – vince il Premio Venezia Classici per il Miglior Film Restaurato ritirato alla Cerimonia di premiazione dal presidente del Museo Nazionale del Cinema, Paolo Damilano, e dal direttore della Cineteca di Bologna, Gian Luca Farinelli.
Realizzato tra il 1963 e il 1967 da Ferreri, Break Up – L’uomo dei cinque palloni venne ridotto a episodio del film collettivo Oggi, domani e dopodomani (con gli altri episodi firmati da Luciano Salce ed Eduardo De Filippo), prima della sua uscita in versione completa in Francia nel 1969.
Protagonisti del film sono Marcello Mastroianni (imprenditore finito nel vortice dell’ossessione nel chiedersi fino a che punto si possa gonfiare un palloncino) e Catherine Spaak (nei panni della fidanzata e prossima moglie), L’uomo dei cinque palloni “è una storia paradossale – a detta dello stesso Ferreri – ma anche la realtà spesso lo è…”.
iMario è un ricco proprietario di una fabbrica di caramelle e sta per sposarsi con Giovanna. Il piattume della sua vita lavorativa e amorosa sarà scosso all’improvviso da un episodio: dopo aver raccolto uno dei palloncini gonfiabili utilizzato dalla sua ditta come gadget pubblicitario, inizia a chiedersi fino a che punto, esattamente, un palloncino possa essere gonfiato prima di esplodere. Decide di rivolgersi a diversi esperti scientifici per trovare una soluzione al proprio dilemma ma non troverà una risposta, finendo per morirne suicida.
Il film viene iniziato a girare a Milano verso la fine del 1963, sotto Natale, ed è terminato nel gennaio del 1964. viene bloccato dal produttore Carlo Ponti. E successivamente Ponti stesso riduce Break Up – L’uomo dei cinque palloni a episodio del film collettivo Oggi, domani e dopodomani (con gli altri episodi firmati da Luciano Salce ed Eduardo De Filippo), ed esce nel Natale 1965.
“Ferreri accetta due anni dopo – scrive Adriano Aprà – l’invito di Ponti a rimettere le mani sul film. Fresco del successo di Blow-up (1966), realizzato per la MGM, Ponti vede la possibilità di vendere la nuova versione all’estero, puntando anche sull’ancora vivo potenziale commerciale di Catherine Spaak e del sempreverde Mastroianni. È in effetti la MGM che distribuisce in Francia nel 1969 Break-up. Riesumando,prima della sua uscita in versione completa in Francia nel 1969″.
Sarà Microcinema a distribuire nelle sale italiane il film Leone d'Oro 2016, The woman who left, nuovo capolavoro di Lav Diaz. La pellicola, che nonostante il massimo riconoscimento al Lido non aveva ancora distribuzione e che si temeva restasse appannaggio soltanto dei cinefili che l'hanno apprezzata alla 73esima Mostra di Venezia, sarà quindi visibile a tutti, permettendo così agli spettatori del nostro Paese di ammirare per la prima volta un'opera del maestro filippino sul grande schermo
Il film di Denis Villeneuve segnalato dalla giuria di critici e giornalisti come il migliore per l'uso degli effetti speciali. Una menzione è andata a Voyage of Time di Terrence Malick per l'uso del digitale originale e privo di referenti
Il direttore della Mostra commenta i premi della 73ma edizione. In una stagione non felice per il cinema italiano, si conferma la vitalità del documentario con il premio di Orizzonti a Liberami. E sulla durata monstre del Leone d'oro The Woman Who Left: "Vorrà dire che si andrà a cercare il suo pubblico sulle piattaforme tv"
Anche se l’Italia è rimasta a bocca asciutta in termini di premi ‘grossi’, portiamo a casa con soddisfazione il premio Orizzonti a Liberami di Federica Di Giacomo, curiosa indagine antropologica sugli esorcismi nel Sud Italia. Qualcuno ha chiesto al presidente Guédiguian se per caso il fatto di non conoscere l’italiano e non aver colto tutte le sfumature grottesche del film possa aver influenzato il giudizio finale: “Ma io lo parlo l’italiano – risponde il Presidente, in italiano, e poi continua, nella sua lingua – il film è un’allegoria di quello che succede nella nostra società". Mentre su Lav Diaz dice Sam Mendes: "non abbiamo pensato alla distribuzione, solo al film. Speriamo che premiarlo contribuisca a incoraggiare il pubblico"