“Il Fus vive un momento critico, in relazione alla più generale condizione di difficoltà di bilancio dello Stato. Il Fondo Unico per lo Spettacolo ha visto costantemente diminuire il proprio valore in termini reali: dal 2001, anno in cui si attestava intorno ai 530 milioni di euro, si è ridotto costantemente fino ad arrivare quest’anno a meno di 390 milioni di euro, passando dallo 0,083 del PIL del 1985 allo 0,029 del 2011. Tra gli obiettivi prioritari non può, dunque, non annoverarsi quello del reperimento di risorse aggiuntive pubbliche, anche eventualmente a mezzo di incentivi fiscali. Questa richiesta non può andare disgiunta da una forte proposta di riforma finalizzata a dare maggiore efficacia ed efficienza al sistema”. Lo ha affermato il ministro dei Beni Culturali, Massimo Bray, in audizione davanti alle commissioni Cultura congiunte di Camera e Senato, secondo quanto riportato dall’Adnkronos.
Per Bray, inoltre, è “indispensabile un intervento straordinario per favorire la digitalizzazione degli schermi delle piccole e piccolissime sale cinematografiche, urgentissimo in quanto, a partire dal 1° gennaio 2014, la diffusione delle copie di film in sala diverrà, a causa della fine della produzione di pellicola su scala mondiale, solo digitale, e ciò significa che circa 1.000 sale, il 25-30% del ”parco” italiano, che non hanno le risorse finanziarie sufficienti per gli interventi tecnici, potrebbero venire tagliate fuori dal mercato, con grave danno per la diffusione del cinema, in particolare d’autore, soprattutto nei piccoli centri”.
“E’, parimenti, necessario e urgente – secondo il titolare del MiBAC – che il Ministero per i beni e le attività culturali promuova, in accordo con il Ministero degli affari esteri, azioni in ambito europeo al fine di escludere il settore audiovisivo dal ‘Transatlantic trade and investment partnership agreement’ tra Unione europea e Stati Uniti, in modo, così, da evitare che l’industria culturale cinematografica e l’intero settore audiovisivo europeo possano essere progressivamente marginalizzati dalle grandi compagnie statunitensi”. Tema già affrontato durante il suo recente intervento al Festival di Cannes.
Tra gli interventi di medio periodo, Bray indica poi “l’allargamento del campo d’azione del Ministero dal mero settore cinematografico a tutto il settore delle produzioni audiovisive, come ad esempio i film e le serie per le tv e per il web; il riordino del comparto audiovisivo, mediante un intervento normativo che chiarisca gli ambiti di competenza dello Stato rispetto a quelli delle Regioni e degli altri enti territoriali”.
Altri obiettivi di medio periodo, per il ministro, sono “il potenziamento della lotta alla pirateria, in particolare quella digitale; l’approfondimento del tema dei rapporti tra cinema e televisione, anche al fine di valutare la necessità di un intervento normativo finalizzato a favorire la nascita di produttori indipendenti; l’elaborazione di una nuova disciplina della revisione cinematografica, incardinata sulla tutela dei minori”. E, ancora, “la razionalizzazione del sistema normativo e amministrativo concernente l’autorizzazione per l’apertura di nuove sale cinematografiche; il miglioramento dell’utilizzo delle risorse comunitarie in favore del settore cinematografico; l’introduzione di un nuovo meccanismo di finanziamento degli strumenti di intervento nel settore cinematografico ed audiovisivo, in particolare valutando la possibilità di introdurre un sistema di prelievo sulla filiera che alimenti fondi destinati a sostenere la produzione di cinematografica ed audiovisiva e che includa, tra i soggetti da considerare, oltre alla sala e alle televisioni, anche la Telecom e gli aggregatori di contenuti in internet“.
Ultimo target indicato da Bray è “la messa a punto di una strategia per incentivare ed esaltare le sinergie fra cinema/audiovisivo e turismo, nell’ottica della promozione dell’immagine dell’Italia attraverso il cinema italiano e, soprattutto, attraverso il cinema internazionale girato in Italia”.
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