Bob De Niro: un doc per risarcire mio padre pittore

Così il popolare attore parla di 'Remembering the Artist Robert De Niro, Sr.' di Perri Peltz che ricostruisce la parabola artistica del padre. In prima tv su Sky Arte HD domenica 28 dicembre


“Si tratta di una delle apparizioni più candide e vulnerabili di Robert De Niro”. Ha ragione Kenneth Turan, critico cinematografico del ‘Los Angeles Times’, quando scrive della testimonianza data dal popolare attore nel documentario Remembering the Artist Robert De Niro, Sr. che ricostruisce la parabola artistica del padre pittore, poeta e scultore statunitense di origine italiana.
È un De Niro con la voce quasi spezzata e con gli occhi lucidi quello che restituisce il ritratto di De Niro Senior (!922-1993), un apprezzato pittore figurativo newyorkese del secondo dopoguerra, la cui opera, dopo il successo grazie a un’importante mostra promossa da Peggy Guggenheim, viene messa in ombra dall’avvento di nuovi movimenti come l’Espressionismo astratto americano, la Pop-Art e il Minimalismo.
Il film diretto da Perri Peltz, documentarista e giornalista, costituisce per l’attore italoamericano una sorta di risarcimento nei confronti di un padre affettuoso, dall’omosessualità non confessata, che ha avuto un breve matrimonio con Virginia Admiral, anche lei pittrice di talento fino alla nascita di Bob. De Niro è stato un figlio premuroso, ma i rimpianti restano anche se è stato vicino nel momento del declino e della depressione del padre fino al punto di raggiungerlo nel suo esilio francese per riportarlo negli Stati Uniti.

L’intento di Bob è oggi quello di tenere viva la memoria di un artista non sufficientemente apprezzato con un documentario firmato da altri, forse perché la perdita non è stata ancora elaborata come del resto testimonia l’intervista. Remembering the Artist Robert De Niro, Sr, presentato lo scorso gennaio al Sundance Film Festival, attinge a lettere, diari, filmati familiari, interviste con l’artista, amici ed esperti del mondo dell’arte, e si vedrà in prima tv su Sky Arte HD domenica 28 dicembre alle ore 21.10.

Perché ha voluto questo documentario?
Era necessario farlo per mio padre, per portare avanti la sua eredità nei confronti della famiglia e dei miei figli. Ho sempre pensato che era importante per me e per lui realizzare questo film, così come lo è mantenere il suo studio perché i nipoti e i loro figli abbiano la percezione di quello che il nonno o il bisnonno è stato.

Perché un risarcimento nei confronti di suo padre e anche di sua madre?
L’ho sentito e lo sento come un dovere, un obbligo, come qualcosa che devo a lui, a loro.

Perché suo padre pittore non ha ottenuto quel successo che avrebbe voluto?
Il successo dipende da una combinazione di elementi. Questo significa che si può essere grande artisti ma non avere quel riconoscimento che si merita. Mio padre comunque una fama l’ha raggiunta ma non al livello che meritava e la ragione sta nei tempi che ha vissuto e nell’affacciarsi di un nuovo movimento artistico sulla scena, come ci racconta il film.

Quale la sua reazione avendo tra le mani i diari paterni?
Dopo la sua morte sono stato nel suo studio e insieme a miei collaboratori ho archiviato tutto il materiale. I realizzatori del film mi hanno chiesto se ero disposto a leggerne alcuni brani e ho accettato. Non ho letto tutti i suoi diari, lo farò quando sarà il momento giusto. Probabilmente li leggeranno i miei figli prima di me.

Cosa le diceva papà della sua carriera di attore?
Ne parlavamo poco, non c’erano lunghe conversazioni, magari riferiva qualche commento ad altri. Allo stesso modo mi comportavo rispetto al suo lavoro, non è che dicessi molto. Comunque era orgoglioso dei miei successi.

Perché non l’ha diretto lei il documentario?
Non ci ho mai pensato, forse l’avrei realizzato in maniera differente. Comunque il mio contributo, quando me l’hanno chiesto, l’ho dato.

In cosa sente di assomigliare a suo padre nel suo rapporto con i figli?
Ci sono cose in comune ma sono troppo personali per descriverle. Sicuramente sono un padre affettuoso come lo è stato lui.

Nel suo documentario ci sono molti non detti, che cosa direbbe a suo padre se fosse qui?
Spero che ti piaccia questo documentario.

Crescere in una famiglia di artisti quanto ha influito nelle sue scelte professionali?
Spesso si entra nel mondo dell’arte per sfuggire da una vita soffocante o da una famiglia borghese, e si arriva a New York per trovare ed esprimere se stessi. E’ accaduto ai miei genitori e io sono stato il loro prodotto e ciò ha avuto un’influenza riguardo alle mie scelte. Quando ho detto loro che volevo fare l’attore non mi hanno detto trovati qualcosa di più concreto da fare, non mi hanno scoraggiato. Lo stesso vale per i miei figli: la cosa più importante è fare qualcosa che ami.

In un momento del film lei esprime il rimpianto per non avere insistito che suo padre si curasse, come mai?
Siamo andati insieme dal medico il quale non è stato delicato ma un po’ crudo nel descrivere la sua malattia e mio padre è rimasto terrorizzato. Ho insistito perché continuasse nei controlli, ma avrei dovuto forse presentarmi a casa sua e portarlo di peso dal medico. E magari oggi sarebbe qui con noi, in vita come altri artisti suoi contemporanei.

C’è un quadro che l’appassiona, che riassume questo suo rapporto con la figura paterna?
Sì ci sono dei quadri che adoro e che sono fantastici, però non riesco a sceglierne uno in particolare, che sintetizzi il rapporto con mio padre, in verità ne amo tanti ma non c’è uno specifico.

Come ha vissuto da figlio l’omosessualità di suo padre?
Non ne sapevo nulla da ragazzo, l’ho scoperta lentamente crescendo perché mia madre ne accennava. Mio padre non me ne ha mai parlato, lo viveva in maniera conflittuale  perché era di un’altra generazione.

autore
17 Novembre 2014

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