Tre generazioni di comici e un mix di Milano e Napoli sono gli ingredienti principali di una nuova commedia romantica, Ma che bella sorpresa, firmata da Alessandro Genovesi. Il padre Renato Pozzetto (1940), il protagonista Claudio Bisio (1957) nel ruolo del figlio insegnante d’italiano e l’ex alunno Frank Matano (1989) sono tra gli interpreti di una storia d’amore a lieto fine, ambientata in una Napoli un po’ magica.
Lì vive e lavora, perfettamente a suo agio, il professore milanese Guido, e lì arriveranno i genitori del Nord, l’indovinata e inedita coppia Pozzetto e Ornella Vanoni, in soccorso del figlio abbandonato dalla fidanzata napoletana Anna/Anna Ammirati con la quale conviveva da anni. Una separazione traumatica per il romantico e sognatore Guido che improvvisamente si riprende grazie a un autentico colpo di fulmine per Silvia, una nuova vicina di casa (Chiara Baschetti, top model di successo internazionale) che pare possedere tutte quelle qualità che la rendono la donna perfetta e ideale di Guido: bella, sempre disponibile e affettuosa, amica e amante, tifosa anche lei del Milan.
Il sogno si è avverato o la realtà è più complicata di quanto si pensi? Chi non crede al miracolo è Paolo l’ex studente di Guido ora insegnante di ginnastica nella sua stessa scuola che scopre quanto sia poco autentica questa storia d’amore. E’ lui a convocare i genitori perché aiutino il figlio a prendere consapevolezza che l’amore di Silvia è frutto della sua fantasia. E intanto un’altra vicina di casa Giada/Valentina Lodovini, da tempo segretamente innamorata di Guido, torna a sperare…
Ma che bella sorpresa è il remake rivisitato della commedia brasiliana A mulher invisivel (2009), che per 24 settimane è stata tra i migliori incassi. “Un amico produttore italo-americano me l’ha segnalata e dopo averla vista io e Genovesi ci siamo presi numerose libertà rispetto all’originale: Guido e Paolo non sono coetanei, i genitori sono nuovi personaggi”, spiega Maurizio Totti che con la Colorado produce il film insieme a Medusa che lo distribuisce in 450 copie dall’11 marzo.
Il regista Genovesi ha fatto tesoro della sua lunga esperienza a teatro, “dove si fanno solo remake e così ci si concentra sulla messinscena. Ed è accaduto lo stesso per questo film, una volta che ho avuto in mano il copione”. L’originale brasiliano era ambientato nella metropoli di San Paolo, “trasferire la storia a Milano sarebbe stato un po’ triste – dice ancora Totti – abbiamo allora pensato che la città giusta fosse Napoli”.
Una Napoli un po’ magica quella evocata dal film, senza camorra e senza immondizia. “La rappresentazione che è stata data di questa città negli ultimi anni è stata univoca, ho voluto una Napoli diversa, fantastica che non veniva raccontata da tempo ed è un altro personaggio del film – aggiunge Genovesi – Tutti gli interni d’appartamento sono stati girati invece negli studios di Cinecittà con estrema cura in modo che apparissero veri, napoletani”.
Ornella Vanoni ritiene geniale la scelta di trasferire la vicenda sotto il Vesuvio: in fondo c’è una grande somiglianza tra brasiliani e napoletani, stessa sfacciataggine e umorismo.
La scelta di due veterani dello spettacolo, come la Vanoni e Pozzetto, è un’intuizione del produttore Totti, ricorda il regista, “sono divertenti, sono genitori che si preoccupano, tipicamente italiani, nonostante il figlio abbia 50 anni conservano intatta la sua cameretta, sono due figure comiche tenere e originali”.
Nuovamente la Lodovini, dopo Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord, torna a fare coppia con Bisio, “ma per favore non si fanno paragoni tra film, non è corretto – avverte l’attrice – Anche la mia Giada, come il personaggio di Guido, crea un suo mondo parallelo e così alla fine comprende Guido e lo salva con un atto d’amore interagendo con la creatura di Silvia”.
Matano sul set ha provato una sorta di timore reverenziale per Bisio, “mi sono trovato a lavorare con chi ammiravo fin da ragazzino, quando avevo 10 anni ero un fan di ‘Zelig’”. Ma Bisio sostiene di non aver sentito la differenza d’età con Frank, “e poi sono contento perché mio figlio 16enne quando ha saputo che lavoravo con lui subito mi ha detto: finalmente fai un film che fa ridere”.
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