TORINO – L’Irrawady è un fiume che scorre lento nel centro della Birmania rurale. E che diventa metafora di un sentimento inarrestabile, quello tra due ragazzi molto giovani. Un amore proibito – anzi il regime potrebbe punirlo con il carcere – ma capace di sfidare le leggi arrivando al matrimonio, uno dei primi matrimoni gay in questo paese che da poco ha riaperto le sue frontiere. Nicola Grignani, Valeria Testagrossa e Andrea Zambelli, trio di documentaristi a cui si deve tra l’altro il precedente Striplife, girato nella Striscia di Gaza e vincitore del Premio della giuria al 31° Torino FF, si sono riuniti per realizzare Irrawady mon amour, documentario narrativo che ci permette di conoscere da vicino alcuni attivisti del movimento GLBT del Myanmar: in particolare Myo Nyunt, che all’impegno politico nel partito di Aung San Suu Kyi e alla lotta per i diritti dei gay unisce una pratica sciamanica mescolando elementi del buddismo e dell’animismo per aiutare gli abitanti del villaggio a scacciare demoni e stati d’animo negativi. E’ proprio lui a incoraggiare i promessi sposi a portare avanti il loro progetto a tutti i costi.
“Come in ogni lotta, la dimensione collettiva nasce dal bisogno personale di qualcuno. Abbiamo sentito vicina a noi la scelta di Myo Nyunt, Soe Ko e Saing Ko di affermare se stessi, i propri sogni e combattere per un futuro migliore in un contesto avverso. Ci è sembrato un grido di libertà in un paese governato da un’élite militare da oltre mezzo secolo che ha messo la paura dentro le menti delle persone”, dicono i registi che hanno presentato il film al Torino FF in competizione in Italiana.doc. Valeria Testagrossa ha raccontato la genesi del progetto, finanziato col crowdfunding su Indiegogo (campagna ancora in corso fino al 5 dicembre): “Nel 2009 sono stata nel Sudest asiatico come fotografa, in quell’occasione mi sono nascosta su un camion di sacchi di riso e sono riuscita ad arrivare nel villaggio sull’Irrawady, in una zona lontanissima da tutto. Lì mi ha sorpreso trovare una comunità GLBT tra persone che non vedevano uno straniero da più di 25 anni. Più tardi, dopo Striplife, ho deciso di tornare con gli altri due registi. All’inizio senza neanche avere un interprete e trovando un contatto a livello fisico ed empatico con queste persone, la seconda volta in modo più strutturato”.
Personaggio centrale, oltre a Myo Nyunt, è quello della sposa Soe Ko, con la sua femminilità e la sua bellezza che la macchina a mano indugia molto nel descrivere nei vari momenti della preparazione al matrimoniol La dimensione romantica prevale sulle minacce che incombono sull’unione anche grazie alla funzione rassicurante dei monaci buddisti che poi celebreranno le nozze. “Era nostra intenzione raccontare questa storia con uno stile poetico e a tratti sospeso – dicono ancora gli autori – convinti che questo sia lo stile più appropriato per mostrare la delicatezza di questo amore”.
Prodotto da Alkermes di Enrico Pacciani, Irrawady mon amour è in concorso anche a IDFA, il principale festival di documentario che si tiene in questi giorni ad Amsterdam.
Dai 26.900 del 2014 si è passa ai 29.700 del 2015, gli incassi da 254.369 € a 264.882, ciò per effetto del maggior numero di ingressi a prezzo ridotto per giovani al di sotto dei 26 anni e delle numerose convenzioni
Il regista danese ha accompagnato al TFF la proiezione di Terrore nello spazio nella versione restaurata: “E’ un modello di cultura pop. Questo film di grande artigianato ha in sé molti approcci stilistici del film di fantascienza e ha superato la prova del tempo. Design, costumi, scenografia risultano efficaci al pari di quelli di titoli come Blade Runner e 2001 Odissea nello spazio. Ma c’è un altro film sottovalutato che andrebbe restaurato Città violenta di Sergio Sollima, con Charles Bronson”. Silenzio assoluto sul nuovo film The Neon Demon e sul progetto tv Les Italiens
A La patota di Santiago Mitre vanno il Premio Speciale della giuria e il Premio per la Miglior attrice a Dolores Fonzi; il Premio per il Miglior attore a Karim Leklou per Coup de chaud, film di Raphaël Jacoulot che conquista anche il Premio del pubblico. Premio per la Miglior sceneggiatura ex-aequo a A Simple Goodbye di Degena Yun e a Sopladora de hojas di Alejandro Iglesias Mendizábal. A Italiana.doc premiati Il solengo di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis e La gente resta di Maria Tilli. Premio Fipresci a Les loups di Sophie Deraspe e Premio Cipputi a Il successore di Mattia Epifani
Conferenza stampa di chiusura veloce e senza polemiche. Paolo Damilano, presidente del Museo nazionale del cinema, si dichiara molto soddisfatto e ricorda che "Valerio Mastandrea, presidente della Giuria, si è stupito quanto il nostro festival sia frequentato e seguito dal pubblico". La direttrice Emanuela Martini incassa il sostegno dei vertici del Museo del Cinema e si dichiara disponibile rispetto al programma cioè “a tagliare al massimo 20, 30 titoli” e anticipa l’idea di replicare il prossimo anno la maratona cinematografica di sabato.
I Premi collaterali
Dustur di Marco Santarelli premiato due volte