Bill Murray: Lost in translation

L'attore dà forfait alla conferenza stampa e vorrebbe evitare la traduzione all'incontro con il pubblico delle 17:30


Giornata complicata per chi ha seguito Bill Murray alla Festa del Cinema di Roma.

All’ora prevista per l’incontro con i giornalisti l’attore, secondo le parole del direttore della Festa Antonio Monda, era ‘ancora in pigiama’. Si attendono news su un possibile recupero. Nei giorni passati, invece, Murray è stato avvistato a sorpresa sul red carpet di Edward Norton.

L’incontro con il pubblico del pomeriggio non è meno difficoltoso. Inizia con molto ritardo – il che aumenta però l’atmosfera di attesa – e vede un Murray sardonico presentato dal regista Wes Anderson, suo grande amico, che gli consegna anche il Premio alla Carriera previsto. I due non amano, sembrerebbe, che si traducano i loro discorsi, il che genera un piccolo alterco con una giornalista che richiede che la traduzione venga effettuata, dato che l’interprete Olga Fernando si trova sul palco.

Alla fine si opta per una sintesi parziale, che non permette ai non anglofoni di cogliere tutte le sfumature dell’incontro. Lost in translation, verrebbe da dire. E’ un peccato, perché le clip presentate sono tutte tratte da film significativi della carriera di Murray: Ghostbusters, Broken Flowers, Tootsie, Il treno per il Darjeeling, Rushmore, Lost in Translation e Le avventure acquatiche di Steve Zissou, intervallate da simpatici saluti video a opera di amici e colleghi, in particolare Jim Jarmusch, Tilda Swinton (che onora l’amico con un bacio dalla Scozia durante una partita a minigold) e Anjelica Huston. Per Anderson da Murray sono solo complimenti: “E’ un regista che ti ricorda che sei ancora vivo, fa i film come se stesse vivendo la sua stessa vita. Sono stato fortunato a lavorare con lui, Sofia Coppola e Jarmusch nel corso della seconda parte della mia carriera, ma anche la prima non ha scherzato grazie a mio fratello, Jim Belushi e tutti gli altri che mi hanno lanciato, a partire da Meatballs, il primo film che ho fatto con Ivan Reitman, che aveva una sceneggiatura così così, ma che cambiavamo di giorno in giorno. Dicevamo: ‘pazienza, se va male… lo vedranno solo in Turchia’. Anche Jarmusch è stato molto comprensivo. Quando abbiamo fatto Broken Flowers stavo attreversando un periodo difficile in famiglia, ma lui ha trovato tutte le location per lavorare a un’ora da casa mia. Sono casi rari quelli di registi che capiscono che per lavorare bene, a volte, un attore deve affrontare situazioni complicate”.

Apparizione a sorpresa, dal vivo, anche di Frances McDormand, che con Murray ha recitato in Moonrise Kingdom. “E’ un uomo che può ferirti  – dice l’attrice – intendo, fisicamente. Una volta mi ha preso in braccio e mi sono quasi rotta una costola. Poi mi ha lasciata a terra. Letteralmente”.

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19 Ottobre 2019

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