Biennale College – Virtual Reality: i 12 progetti

Tra i progetti per il primo workshop c’è Doubts of a Genius del regista Matteo Lonardi e del produttore Francesco Lonardi: in VR un viaggio di trasformazione attraverso i fallimenti di Leonardo


La Biennale di Venezia ha presentato i 12 progetti che hanno partecipato a Venezia, dal 10 al 16 gennaio, al primo workshop della 3a edizione di Biennale College Cinema – Virtual Reality (2018 – 2019) che prevede la selezione fino a un massimo di 3 team formati da regista e produttore, che lavoreranno allo sviluppo di progetti di Realtà Virtuale della durata massima di 30 minuti. I 3 progetti VR saranno selezionati alla fine di febbraio e riceveranno un contributo alla produzione fino a un massimo € 60mila ciascuno, e saranno poi presentati alla Mostra di Venezia 2019 nella sezione Venice Virtual Reality.

Tra i progetti selezionati per il primo workshop c’è Doubts of a Genius di Matteo Lonardi (regista, Italia) e Francesco Lonardi (produttore, Italia): in VR si compie un viaggio di trasformazione attraverso i fallimenti di uno degli artisti e innovatori più famosi di tutti i tempi: Leonardo Da Vinci, permettendo all’utente di sperimentare il potere di redenzione dell’arte. Gli altri 11 progetti sono: How is the Water di Ninja Müller (regista, Germania) e Michal Lovecký (produttore, Repubblica Ceca): le minacce globali stanno cambiando i nostri oceani. Nella realtà invisibile della vita marina odierna, un gruppo di delfini combatte per la sopravvivenza. This is for you di Mercedes Arturo (regista, Argentina) e Gabrielle Floquet (produttore, Francia): un regalo può essere un oggetto. Un oggetto porta con sé una storia. Scarta il regalo. Goliath di Barry Gene Murphy (regista, Gran Bretagna) e May Abdalla (produttrice, Gran Bretagna): Goliath è un documentario interattivo in VR su un uomo che perde la memoria, e poi la ritrova attraverso il mondo virtuale del social gaming. Open the door to the 20th century: the Scitovszky Villa di Zsolt Magyari (regista, Ungheria) e Tamas Olajos (produttore, Ungheria): frammenti di storia moderna raccontati attraverso un viaggio nella villa Scitovszky, guidato da coloro che l’hanno abitata. Feather di Ito Keisuke (regista, Giappone) e Katsutoshi Machiba (produttore, Giappone): guardate una giovane ragazza mentre cresce e usate PUSH* per spingerla a essere coraggiosa e ad affrontare situazioni difficili. My Room di Uta Arning (regista, Germania) e Tina Lin (produttrice, Taipei cinese): in un futuro prossimo, una giovane donna è sotto gli occhi di tutti, 24 ore su 24. Vittima della perversione dei social media, ha come unico amico un gatto robotico. Il suo appartamento è un palco che lei non lascia mai. Quando il gatto si rompe, lei comincia a mettere in discussione la propria esistenza. Ways to School di Zohar Kfir (regista, Israele) e Katayoun Dibamehr  (produttore, Francia): una serie di documentari VR sulla giustizia sociale che permette allo spettatore di entrare nel mondo immaginario di un bambino. Questa esperienza in VR sottolinea il percorso del processo educativo in diverse tradizioni, contesti geopolitici e di sviluppo. Sublimation di Karolina Markiewicz, Pascal Piron (registi, Lussemburgo) e Astrid Kahmke (produttrice, Germania): danzate fluenti dentro butoh, sublimate e scoprite l’impatto che avete sull’ambiente. Frontera di Emiliana Ammirata (regista, Venezuela) e Helena Carpio (produttrice, Venezuela): una rifugiata venezuelana si trova alla disperata ricerca di medicinali al confine sud-orientale tra Brasile e Venezuela. Una telefonata interattiva ricevuta dal figlio, che l’aspetta a casa, cambierà tutto. Queerskins Ark di Illya Szilak, Cyril Tsiboulski (registi, Stati Uniti) e Kathleen Fox (produttrice, Stati Uniti): una devota madre cattolica cerca di ricordare il figlio che ha perso a causa dell’AIDS. Leggendo il suo diario, lo immagina vivo e innamorato. Whispers di Patryk Jordanowicz (regista, Polonia) e Jacek Naglowski (produttore, Polonia): sul confine polacco-bianco-bielorusso, dove l’Oriente incontra l’Occidente, la natura è selvaggia e misteriosa. È qui che vivono i sussurratori. Essi guariscono usando le tradizioni dell’Oriente: il potere della parola, del gesto e dell’immagine.

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16 Gennaio 2019

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