TetroVideo, casa editrice specializzata in horror e thriller, ha fatto recentemente uscire in formato fisico, per la prima volta e in anteprima mondiale, due cult italiani “dimenticati” (non dagli appassionati, però), diretti da Beppe Cino, che meritano attenzione per diversi motivi. Il primo è Il cavaliere, la morte e il diavolo, racconto onirico di genere drammatico-thriller ispirato al romanzo breve ‘Doppio sogno’ di Arthur Schnitzler.
Essendo del 1983, anticipa di 17 anni l’Eyes Wide Shut di Kubrick che si ispira al medesimo romanzo. Monika e la figlia Lola incontrano per caso il misterioso Orlok, un uomo che le lascia scosse. Al contrario invece Nicholas, padre di Lola, rimane affascinato dalla punk Patty e, quando rientra a casa dalla sua famiglia, i tre precipiteranno in un oscuro ed interminabile incubo. Nel cast Paolo Bonacelli (Salò o le 120 giornate di Sodoma), Mirella D’Angelo (Tenebre), Jeanne Mas (Ricomincio da tre) e Piero Vida (Deliria).
La colonna sonora è di Ettore de Carolis. Il film ha partecipato alla 40ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia (sezione “Venezia De Sica”) ed è stato premiato nel 1985 a Roma con la Targa Cinema e Società.
Il secondo, La casa del buon ritorno, si colloca perfettamente a metà strada tra i generi thriller e horror, ricordando a tratti Hitchcock e a tratti opere anagraficamente più vicine come La Casa di Sam Raimi, senza dimenticare i riferimenti al cinema nostrano di Lucio Fulci e del Pupi Avati più oscuro. Cino gestisce bene tecnica e regia, mettendole al servizio di un comparto concettuale importante, di stampo psicanalitico, attorno alla vicenda di Luca, di ritorno nella sua casa d’infanzia e alle prese con oggetti che gli risvegliano ricordi importanti. Soprattutto su Lola, compagna di giochi di cui era innamorato in maniera morbosa, finendo per ucciderla. Lola però non è solo una memoria sbiadita, ma un vero e proprio spettro che perseguita – con buona ragione – il suo esecutore sovrapponendosi alla sua presente relazione con la futura sposa Margit, interpretata da Amanda Sandrelli.
In entrambi i film è un elemento importante la maschera, che assume il valore simbolico del rimosso e del removibile, che nasconde ma che non è possibile nascondere, mai definitivamente. Il cinema di Cino è fatto di presenze e assenze, fantasmi e apparizioni, mai disarticolate dal piano reale ma piuttosto incarnate in oggetti e personaggi, con un disvelamento del male e del pericolo sfumato e complesso, tutto da riscoprire grazie a queste edizioni di pregio.
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