Il suo Paese, e complessivamente più di 6 milioni di persone nel mondo, sono coloro a cui parla Masih Alinejad, protagonista del film di Nahid Persson, Be My Voice.
La giornalista/attivista dà voce a chi non può usarla in prima persona, è l’anello di congiunzione tra chi non può parlare e chi è libero di ascoltare. Be My Voice contiene un’urgenza narrativa: la regista iraniana naturalizzata svedese racconta una donna, un popolo – le donne iraniane, una scelta.
“La lotta contro l’hijab forzato non è solo la lotta contro un pezzo di tessuto, ma contro uno dei pilastri della dittatura religiosa e dell’apartheid di genere. Credo veramente che se uomini e donne si uniscono possano far crollare questo pilastro ed avere dignità per tutti. I diritti umani sono la nostra priorità. Ci sono dei valori universali che devono essere sostenuti da tutti. Se i governi dell’Occidente continuano a legittimare delle leggi antidemocratiche – come quella del velo obbligatorio – allora la Repubblica Islamica, l’Isis, i talebani continueranno ad essere potenti. So che un giorno il popolo iraniano dirà basta al regime iraniano ma potrà farlo solo quando anche i governi dell’occidentali smetteranno di stringere la mano al governo della repubblica islamica e diranno anche loro basta”, queste le parole di Masih, di commento al film.
Lei è un esempio per milioni di donne, quelle si ribellano appunto contro l’hijab forzato: Masih guida un atto di disobbedienza civile. Masih è una guerriera, lontanissima ma vicinissima: oggi vive sotto protezione negli Stati Uniti.
I profili social sono il suo eco più grande, un immenso bacino mondiale in cui far riverberare la battaglia personale e collettiva di cui si fa portavoce, in particolare su Istagram.
Infatti, come spiega la regista: “Ho conosciuto Masih tramite i suoi social media e sono rimasta subito affascinata dalla sua energia e dalla sua forza nel lottare per i diritti delle donne. Mi ricordava me da piccola, sia io che Masih veniamo da un piccolo paese. Entrambe sappiamo molto bene cosa voglia dire stare lontane dal proprio Paese e dalla famiglia. Condividiamo lo stesso obiettivo: fare un film per dare voce alle donne, creare una sorrellanza tra le donne di tutto l’Occidente, di tutto il mondo”.
Tucker Film, insieme al Pordenone Docs Fest – Le Voci del documentario, dove l’opera ha conquistato il Premio del Pubblico, porta Be My Voice in sala, nella data simbolica di lunedì 7 marzo, alla vigilia della Giornata Internazionale della Donna. Il doc ha ottenuto, inoltre, il patrocinio di Amnesty International Italia.
Ridley Scott, 20 anni dopo la morte di Massimo Decimo Meridio, cerca il sogno di Roma nel figlio, Lucio, gladiatore e filantropo. Seduttivo il ruolo meschino e politico di Denzel Washington, con la voce di Francesco Pannofino. Nel cast, anche Padro Pascal e Connie Nielsen. L’uscita al cinema dal 14 novembre
Dal film family dell’autore nordico, un libro kids/teen a cura di Manlio Castagna e con le illustrazioni di Gianluca Garofalo, che anticipa e accompagna l’avventura su grande schermo, al cinema dal 14 novembre
Il dramma è presentato al Sundance Festival nel 2023. Inizialmente, i diritti del film erano stati acquistati da Searchlight in seguito al successo riscosso al Sundance. Tuttavia, poco dopo, Jonathan Majors è stato accusato e arrestato per aver aggredito la sua ex fidanzata, Grace Jabbari
Si conferma il sodalizio tra le due realtà, che insieme hanno già realizzato importanti successi come La Zona d’interesse di Jonathan Glazer e The Whale di Darren Aronofsky