“Con Thierry Frémaux il discorso è ancora aperto e c’è la concreta volontà di entrambi di fare qualcosa, siamo insomma disponibili a tutte le soluzioni”. Alberto Barbera, direttore artistico della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (2-12 settembre), mostra un certo ottimismo e comunque non esclude “la possibilità di una reale collaborazione con il Festival di Cannes anche nel segno di una solidarietà verso il mondo del cinema più che mai ora in difficoltà. E questo al di là di ogni competizione”.
Sull’intervento del presidente della Biennale Roberto Cicutto, sottolinea come il nucleo del suo discorso “volesse riaffermare la centralità dell’esperienza dal vivo della Biennale contro chi critica questi grandi eventi che spostano tante persone”. Ma Barbera parla soprattutto della Mostra che verrà e che potrebbe essere nel segno di un grande utilizzo del digitale. La prima grande mostra Internazionale del cinema dopo il coronavirus dice Barbera, “sarà per forza sperimentale. Ci sarà sicuramente l’uso delle mascherine e il distanziamento sociale. Si dovrà poi per forza di cose ridurre il numero di accesso in sala degli spettatori e probabilmente anche il numero stesso degli accreditati”. Sarà, almeno per come sono le cose oggi, un’edizione di passaggio: “È evidente – aggiunge – che poi molti film, soprattutto stranieri, non verranno accompagnati dai talent che non se la sentiranno o saranno impossibilitati a venire. Il vantaggio di essere presenti al Lido ci sarà comunque”, sottolinea il direttore artistico, parlando con l’Ansa.
Un’edizione del festival più italiana delle altre? “Certo i film italiani saranno avvantaggiati perché i talent potranno con più facilità essere presenti, ma io non sono così pessimista e spero che ci saranno perlomeno anche molti europei presenti”.
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