Paolo Baratta e Alberto Barbera hanno dato il via alla 58° edizione con una conferenza stampa che si è svolta in un’atmosfera distesa e molto politically correct. Baratta, presidente della Biennale, ha sottolineato che Venezia cresce a cominciare dal significativo aumento degli abbonamenti e dei posti, 1000 in più nelle rinnovate sale come il PalaBnl, reso più accessibile. “La prima fase della ricostruzione è finita”.
Baratta, il cui mandato quadriennale scade nell’aprile 2002, ha voluto ricordare l’autonomia e la libertà di scelta di cui il direttore del festival ha sempre goduto. “Oggi la Mostra è un impresa che cammina grazie al sostegno indispensabile di adeguate risorse, senza le quali, l’autonomia è solo verbale”.
Il presidente della Biennale ha tenuto a precisare che la Mostra è “una nave che va e non un relitto, in alto mare, abbandonato da tutti”, mentre ha glissato elegantemente la notizia del giorno, l’assenza del neoministro della cultura Urbani, alla serata inaugurale. “L’attenzione si è spostata verso la chiusura del festival dove la presenza delle massime autorità dello stato – ha concluso Baratta – da Ciampi in giù è assicurata”.
Il direttore Alberto Barbera si è detto invece molto soddisfatto dalla grandissima attenzione che la stampa ha dedicato alla notizia del secondo Leone. Ha rimandato le accuse di “anti-americanismo” al mittente, forte della ricca presenza statunitense che sarà a Venezia con ben 12 titoli. Un record, senza dimenticare i 10 film francesi e gli 8 italiani, che porta Venezia ai livelli del Festival di Cannes. Inoltre ha ricordato la cordiale accoglienza riservatagli dagli studios, che gli hanno mostrato film non ancora terminati o le cui strategie di marketing e promozione non erano ancora definite.
Il direttore della Mostra si è rammaricato per l’assenza di uno dei registi più attesi alla Mostra, Steven Spielberg, il cui attesissimo tributo a Kubrick, A.I sarà visto la sera del 6 settembre, fuori concorso. Gli altri assenti sono Jude Law, coprotagonista con il ragazzo prodigio Haley Joel Osment di A.I, e Joseph Fiennes, il protagonista di Dust. Barbera ha ricordato che Fiennes non è nuovo a queste defezioni dell’ultimo minuto e ha espresso la sua diplomatica “comprensione per questi attori sensibili”.
“Questa edizione non sarà una triste Mostra bulgara, ma un giusto mix tra il dramma e la commedia. Ci sono film da tutti i continenti” salvo purtroppo l’Africa, soffocata da problemi interni. Barbera ha sottolineato infine il ritorno dell’l’America Latina, ultimamente poco vista a Venezia, con 2 film brasiliani, 1 messicano, 1 cileno e 3 argentini.
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