Banksy e la bellezza dell’arte che lenisce il dolore

Un docufilm di Edoardo Anselmi, co-prodotto da Luce Cinecittà, ricostruisce e narra la vicenda reale del furto a Parigi e del successivo ritrovamento in una soffitta abruzzese dell’opera che il writer britannico aveva dipinto sulla porta del Bataclan. L’8 novembre su Rai5


La notte. Una porta. La gelosia. E il più pop degli artisti contemporanei, Banksy. Questi gli ingredienti di Banksy e la ragazza del Bataclan, docufilm di Edoardo Anselmi, scritto con Claudio Centioni, che ricostruisce e narra la vicenda reale del furto a Parigi (26 gennaio 2019) e del successivo ritrovamento (giugno 2020) in una soffitta abruzzese dell’opera che il writer britannico aveva dipinto sulla porta del Bataclan, nel tempo successivo il drammaticamente famoso attentato terroristico.

L’anteprima del docufilm – prodotto da Gioia Avvantaggiato per GA&A Productions e Guilhène lop per Tinkerland, in coproduzione con ARTE G.E.I.E., Rai Cultura e Luce Cinecittà, in collaborazione con Rai Teche, RTS Radio Télévision Swiss e RTBF – ha avuto il suo proscenio presso l’ambasciata di Francia a Roma, Palazzo Farnese. Per l’ambasciatore Martin Briens questa occasione è “un grande onore per l’ambasciata e allo stesso tempo una grande emozione: siamo riuniti per diversi motivi importanti, tra cui per celebrare la collaborazione italo-francese; e un ringraziamento va a chi ha fatto del progetto una realtà. È proprio in questa ambasciata che, il 14 luglio 2020, il Comando del TPC ha restituito la porta: ringrazio per aver reso l’opera d’arte di un artista di tutti e per tutti. Con umiltà, pudore, senza odio, né spirito di vendetta, per la costruzione di un mondo migliore attraverso l’arte, questo appuntamento è un omaggio a tutte le vittime del 13 novembre 2015. Italia e Francia hanno tante convergenze e il cinema ha avuto, sin dalla sua nascita, un ruolo straordinario, di serbatoio dell’immaginario collettivo”.

Il soggetto del racconto è il murales La ragazza triste, un’icona quella figuretta femminile quasi a grandezza naturale in cui molti ci hanno intravisto una Madonna, per l’accenno di velo sul volto, per la postura, forse anche per l’essenza stessa del simbolo dell’opera, perché Banksy è spesso – anzi, quasi esclusivamente – simbolico, nella scelta dei luoghi che preferisce come proprie tele urbane su cui dipingere, così dei suoi soggetti. E così era stato per la porta del Bataclan, su cui, in una notte dell’estate 2018, lo stesso artista, come sua prassi incappucciato e irriconoscibile, aveva realizzato questo soggetto. Sempre la notte è stata poi il tempo del furto: erano in tre, con un furgoncino, che indisturbato dal centro di Parigi ha camminato con la porta rubata nel retro fino a Lione, infine approdando ad una soffitta nel teramano.

Anselmi racconta che “nel film abbiamo cercato di restituire delle domande aperte, probabilmente nessuno ha una risposta sul fenomeno, il fenomeno è la risposta. Banksy è un approfittatore o svolge il lavoro dell’intellettuale, cioè portare la società a discutere?”. Più in generale, l’idea nasce dalla curiosità generata da “tutto è il mix di tratti della storia: c’è il grottesco, La banda del buco, e al tempo stesso una storia serissima, e di valore generale. Quando sono entrati i ladri nel racconto s’è spostato il tutto, è stato un momento delicato. Poi, il collegamento Parigi-Tortoreto racconta la vastità del racconto che si porta dietro questa vicenda”, quanto l’ordinarietà di un sentimento primitivo ma perenne qual è la gelosia umana, femminile in questo caso, miccia che ha permesso di tracciare la sicura via del ritrovamento.

Dal ritrovamento dell’opera – possibile appunto per la collaborazione tra la Polizia francese e i Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturali italiani – la porta è a tutt’oggi posta sotto sigillo e soggetto di controversie legali: di chi è la porta? Dei proprietari dell’edificio dentro cui c’è il Bataclan? Del Comune di Parigi? La contesa è aperta. E anche questa storia che continua… contribuisce a far vivere un’opera che, per la sua consistenza, l’esposizione non protetta a intemperie, la fruizione umana – come molte opere di street art – avrebbe probabilmente già incontrato il deterioramento, se non la naturale sparizione.

Enrico Bufalini, direttore Cinema, Documentaristica, Archivio Luce Cinecittà, spiega che la scelta di “partecipare alla produzione è stata per raccontare un pezzo di Storia contemporanea; il nostro impegno è continuare a produrre per fare archivio. Come l’arte ha interpretato un grande dolore, l’arte dev’essere protetta dalle nostre forze dell’ordine: sono proprio loro che hanno restituito a Cinecittà – lo scorso anno – 38 fotografie del viaggio di Hitler in Italia, un patrimonio incommensurabile”.

“Non parlerei di eroi, abbiamo fatto solo il nostro dovere. Il docufilm sottolinea il dolore per la sottrazione di un’opera d’arte e la gioia per il successo del ritrovamento, con i responsabili condannati. È un successo della cooperazione Italia-Francia, un modello in nome dell’arte che supera ogni confine” per il generale Francesco Gargaro.

Il film di Anselmi mette in scena e fa fedele cronaca di una storia che contiene in sé tutti gli elementi avvincenti del thriller, se non fosse che ciascuno è proprio della verità delle cose: dal mondo dei ladri – che portano la loro testimonianza nel film: i sospettati del furto sono stati arrestati e il 23 giugno 2022 otto persone sono state processate e condannate fino a due anni di reclusione – al mercato nero, al tema del copyright, passando per il rinnovato mistero sull’identità dell’artista e sulla drammatica certezza del terrorismo.

Per Gioia Avvantaggiato, Banksy e la ragazza del Bataclan, è “l’ultimo figlio di 40 anni di carriera: essere produttore è una grande responsabilità, raccontare storie ha sempre un impatto sulla società. Ringrazio anche le televisioni di una buona parte del mondo che lo stanno trasmettendo, che coprono grossa parte dell’Europa, fino al Canada e all’Australia: è una storia che supera i confini”, anche quelli della singola produzione artistica stessa, come dimostrano le quattro opere realizzate dal vivo dagli allievi della RUFA, presenti a Palazzo Farnese, che ispirati dallo spirito dell’opera parigina di Banksy hanno dipinto tele originali per accompagnare il debutto del film.

Il docufilm viene trasmesso su Rai 5, l’8 novembre ore 21.15, e Piero Corsini, direttore del canale, spiega: “abbiamo aderito immediatamente all’invito di Gioia Avvantaggiato; non potevamo sfuggire l’occasione di collaborare con ARTE, gli amici di Cinecittà, le Teche Rai”. Il docufilm si colloca “dentro Art Night, format con cui raccontiamo l’arte in prima serata, perché la bellezza lenisce il dolore”.

Nicole Bianchi
08 Novembre 2023

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