Ci potrebbe essere un film prodotto da Paolo Sorrentino tra i prossimi progetti di Antonio Banderas. L’attore malagueno, giunto a Roma per presentare Il Gatto con gli stivali, kolossal animato Dreakmworks a cui presta la voce (anche nella versione italiana), lo dichiara con spontaneità, specificando però che si tratta solo di uno dei mille progetti che ha in testa e che potrebbe non riuscire a farlo entrare in agenda: “Amo molto il cinema italiano. E’ sempre molto forte, forse più in passato che oggi, ma mi piacciono autori come Moretti e Sorrentino, che mi ha proposto una storia molto interessante su un cubano alla ricerca di suo figlio negli USA, tratto da una vicenda davvero accaduta otto anni fa”.
Per ora, c’è il Gatto, in sala dal 16 dicembre in 400 copie con Universal. Si tratta di uno spin-off della celebre serie Shrek, diretto da Chris Miller, presente in conferenza assieme al bell’Antonio, alla partner Salma Hayek, voce femminile, e al CEO di Dreamworks Jeffrey Katzenberg.
“Abbiamo tentato di fare qualcosa di diverso rispetto a quanto visto in Shrek – dice Katzenberg – lì c’erano molti riferimenti al folklore popolare nordeuropeo, qui abbiamo costruito un mondo spagnoleggiante attorno al personaggio creato da Antonio”. “E’ una versione interamente vista dagli occhi del gatto – dice Miller – volevamo che fosse un’esperienza unica”. Insomma, non aspettatevi di veder comparire Shrek, Ciuchino o la principessa Fiona. Anche perché, cronologicamente parlando, Il Gatto con gli stivali è un prequel.
“Nei film di Shrek – dice ancora Banderas – il gatto è un brigante, ma capiamo subito che ha bisogno di amicizia, di una famiglia. In questo capitolo scopriamo perché. E’ un film divertente, epico e comico che insegna molto anche sulla capacità di perdonare. Sento di avere molto in comune col gatto, anche se lui è molto più coraggioso di me. Certo in lui c’è un po’ del mio Zorro, ma anche il Robin Hood di Errol Flynn. Mi sono divertito a creargli una voce forte, più potente della mia, che creasse contrasto con il suo corpo da gattino, con effetto comico. Mi è piaciuto recitare in italiano – scherza poi – ma la conferenza la faccio in inglese perché non mi hanno scritto le linee di dialogo. Quando abbiamo realizzato la versione inglese, le immagini non c’erano ancora, siamo stati noi a dare le linee armati solo di microfono. Per i vari adattamenti è stato più complesso, perché i personaggi erano già formati e muovevano le labbra, e noi dovevamo concentrare le parole. Ma pian piano mi sono reso conto che potevo aggiungere elementi, sospiri, cambiare qualcosa, adattare appositamente per quel pubblico. Per la versione spagnola ad esempio ho calcato molto la mano sul mio accento malagueno, una cosa che ovviamente si perde nelle altre localizzazioni. Ora tornerò a L.A. a lavorare su un corto che poi finirà nel dvd. Se ci sarà un sequel, spero di poterlo fare io”.
“Anche per me doppiare è stato un sogno – fa eco Hayek – è un lavoro che si può fare in ogni parte del mondo, e non dovevo truccarmi! E poi stavolta potevo interagire, il mio personaggio Kitty è molto indipendente, non è la solita principessina in pericolo. E nessun regista poteva dirmi: ‘Zitta e pensa solo a essere bella!’ Comunque – conclude poi l’attrice scherzando sulla sua riconosciuta sensualità – per entrare nel ruolo la mattina invece di fare la doccia mi leccavo tutta. Pensate a me in questo modo quando penserete a Kitty!”.
Tornando alle cose serie, “è importante – dice Banderas – che venga investito un budget così ampio per un film che in qualche modo rappresenta la comunità latina. Quando sono arrivato in USA, tutti dicevano che avrei interpretato solo il narcotrafficante o il contrabbandiere. Poi, però, ho fatto Zorro. Mi piace lavorare in ogni posto dove ci siano buone storie da raccontare. Da quando ho cambiato agente, però, lo faccio solo con la gente che mi piace. Ho una piccola casa di animazione e sto preparando un film come produttore. Ho tante cose che mi ronzano per la testa”.
Chissà se, tra queste, c’è anche il film con Sorrentino.
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