Dopo la dichiarazione di Roberto Cicutto(Presidente e Amministratore Delegato di Istituto Luce Cinecittà), e le risposte di Domenico Dinoia (Presidente FICE – Federazione Italiana Cinema d’Essai) e Paolo Protti (Presidente del Comitato di gestione del progetto Schermi di Qualità), Avventurosa, produttrice di Bella e perduta, interviene nel dibattito.
“Ogni anno in Italia scompaiono molte sale cinematografiche, soprattutto d’essai. A tutt’oggi non esiste nel nostro Paese una legge che supporti i piccoli esercenti, spesso costretti a sottostare ad accordi con circuiti cinematografici che regolano e gestiscono la programmazione delle sale. Bella e perduta, uscito lo scorso 19 novembre e distribuito da Istituto Luce Cinecittà, è un esempio di come questa gestione dell’esercizio cinematografico regolata dai circuiti possa danneggiare un film indipendente. Per un film come Bella e perduta sarebbe stato necessario il supporto di Circuito Cinema, che – tra gestione diretta e consulenza per la programmazione – “controlla” un numero molto consistente di schermi su tutto il territorio nazionale. Come ha dichiarato Roberto Cicutto nel comunicato del 25 novembre: ‘Spesso per programmare questi titoli si deve versare un Minimo garantito alle sale, che sommato ai costi per proiettare i trailer, riduce il già risicato budget a disposizione per la comunicazione’. La fiducia nelle possibilità di Bella e perduta di parlare agli spettatori, tutt’altro che tradita dai risultati del primo weekend, ha portato la produzione – in accordo con la distribuzione – ad agire al dir fuori della pratica del minimo garantito. Circuito Cinema ha programmato il film in pochissime delle sue sale. Nonostante i risultati positivi del primo weekend, con una media copia di oltre 2.000 euro, il film è stato smontato in alcune di quelle sale già dopo la prima settimana, senza alcuna apparente giustificazione. Fatte salve le legittime scelte commerciali dell’esercizio legato al Circuito, Avventurosa vuole condividere con altre realtà una situazione problematica, se non addirittura insostenibile, che crediamo non debba più essere taciuta, e invita quindi i produttori, i distributori e gli autori indipendenti a raccontare la loro esperienza, denunciando questo meccanismo distorto che produce un danno culturale e commerciale a chi lavora senza rete”.
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