SCILLA (RC) – Internazionalizzazione del nostro prodotto, pubblici in trasformazione, modelli di narrazione. Se ne parla all’AVP Summit in corso a Scilla. Rai e Mediaset sembrano meno pessimisti della media dei produttori italiani che l’altro giorno avevano lanciato l’allarme sulla “fine della Golden Age della fiction” proprio davanti a questa platea internazionale.
Maria Pia Ammirati, head of drama di Rai Fiction, sembra moderatamente ottimista: “Il prodotto italiano è sempre più gradito all’estero. segnaliamo un +50% di vendite rispetto al 2019. Siamo bravi a costruire storie, che sono local, quindi parlano italiano, ma che vengono apprezzate fuori dai nostri confini per quel sound italiano. I titoli che vendiamo di più sono Imma Tataranni, Il paradiso delle signore, Doc – Nelle tue mani che ha in corso un adattamento americano, Mare fuori che avrà una versione spagnola”. D’altra parte la manager aggiunge: “I prodotti hanno bisogno di budget sempre maggiori e coprodurre con gli stranieri non è facile. L’audience italiana non è uguale a quella francese o tedesca. E’ anche in corso un ricambio generazionale. Noi facciamo una distribuzione generalista, mentre gli altri paesi fanno una distribuzione su piattaforma digitale. E’ uno switch che sarà ineludibile. E’ sempre più difficile stare sulla tv generalista, per esempio Mare fuori è stato un fenomeno tutto digitale con milioni di visualizzazioni”.
La notizia è che L’amica geniale 4 (Storia della bambina perduta) prodotto con HBO con regia di Laura Bispuri e la supervisione di Saverio Costanzo andrà in onda a novembre e che probabilmente avrà un’anteprima al Lido. “Avremmo dovuto essere al Tribeca, ma ora c’è un’interlocuzione con la Mostra di Venezia“.
Paolo Del Brocco, ad Rai Cinema, riflette: “Nessun film europeo diventa un blockbuster sul mercato internazionale, tipo Fast & Furious, però i nostri film nei festival hanno un grandissimo prestigio e vengono venduti in tanti paesi. Per esempio Gloria sarà distribuito in oltre 25 paesi, Io Capitano in 50 territori. Il cinema italiano viaggia tantissimo. Il box office sta soffrendo per tre eventi: la pandemia, gli streamers con il loro impatto sull’industria e lo sciopero americano che ha limitato la presenza di molti film Usa sui mercati. È un calo assoluto oppure deriva da questa congiuntura? Oggi non esiste il blockbuster americano di narrazione. Vediamo grandi franchise di effetti speciali che probabilmente hanno stancato il pubblico. Il modello delle majors è guidato dalla finanza più che dall’industria e quando la finanza diventa preponderante, può creare problemi in un settore come il nostro”.
Per Ammirati “il mercato che è andato velocissimo, sono nati nuovi soggetti. Si temeva che il servizio pubblico andasse in contrazione a favore degli streamers. Ma io non sono convinta che sia finita l’era dell’investimento e della corsa. Non scollerei il tema economico dalla ricerca costante del prodotto. Siamo nella coda della Golden Age. Il mercato è ancora molto attivo, noi vendiamo all’estero, coproduciamo, gli stranieri ci guardano e noi guardiamo loro. Sarebbe bello avere più mondi pacificati che mondi in guerra perché si produrrebbe meglio e di più, penso a un paese come Israele. La serialità ha una produzione dilatata rispetto al cinema. Don Matteo comporta dieci mesi di produzione. La Storia è un capolavoro del Novecento conosciuto in tutto il mondo di cui abbiamo fatto un adattamento contemporaneo. E’ piaciuto il nostro modo di riproporre un classico della letteratura italiana ambientato negli anni ’40”.
Daniele Cesarano, head of drama Mediaset, parla di “situazione buona e volumi produttivi in aumento”. Rivendica la centralità del mélo per Canale 5. “Sia sulla generalista che su Infinity, la nostra piattaforma digitale va bene”. Segnala un “ritorno a un linguaggio più pop e mainstream, che ha portato a un arretramento”. Il pubblico dal punto anagrafico è adulto e non urbano: “L’Italia è tendenzialmente un paese vecchio, provinciale, non ricco. E ha diritto a essere rappresentato”. Poi Cesarano distingue tra prodotto popolare e prodotto edgy, linguisticamente un po’ sotto la Rai e un po’ sopra, “al primo dedichiamo il 70% al secondo il 30%”.
Anche per loro la piattaforma è strategica: Viola come il mare su Infinity ha fatti numeri straordinari, “poi l’abbiamo messa sul lineare e ha fatto un po’ meno ma sommando i risultati siamo a ottimi numeri”. Infine sull’assenza di figure maschili forti: “Abbiamo tutte eroine forti e single, senza maschi o con maschi deboli”. In arrivo Maria Corleone 2 e Viola come il mare 3, ma per saperne di più bisognerà aspettare il 2 luglio quando Mediaset presenterà i nuovi palinsesti.
Del Brocco interviene sulle windows: “La finestra è troppo stretta, l’utente pensa che dopo due settimane vedrà il film in piattaforma, dove è molto più comodo. Ci vorrebbe una finestra più lunga e valida per tutti i film, non solo per gli italiani. Tra l’altro se un film va molto bene al cinema, si è visto che va bene anche in piattaforma”. E ancora: “Non bisogna temere i sentimenti, le grandi storie e le grandi narrazioni. Ci sono stati risultati straordinari di film come Perfect Days, Past Lives, Io Capitano, The Zone of Interest, C’è ancora domani. Sia Barbie che Oppenheimer andavano anche alla pancia delle persone. La nostra mission è trovare talenti, da quando dirigo Rai Cinema abbiamo realizzato 850 film e più della metà sono opere prime e seconde. Il cinema d’autore è il centro focale della nostra industria. Ma Bellocchio, Amelio, Garrone, Sorrentino, Virzì sono andati verso un cambiamento della cifra registica, hanno provato a raccontare storie per un pubblico più ampio”. E annuncia che il 30 ottobre uscirà il nuovo film di Gabriele Muccino, Fino alla fine, girato in due versioni, italiano e inglese.
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