Avengers – Age of Ultron: cinecomic da manuale

Esce domani, 22 aprile, l’atteso sequel del crossover Marvel campionissimo di incassi del 2012


Pronto a devastare gli equilibri nel box-office Avengers – Age of Ultron, l’atteso sequel del crossover Marvel campionissimo di incassi del 2012. Il film, in uscita domani, è diretto ancora una volta da Joss Whedon che sembra trovarsi a maggior agio, forte non solo dell’esperienza maturata con il primo capitolo e con la supervisione di tutti i prodotti successivi legati al brand basato sui personaggi della Casa delle Idee, ma anche e soprattutto di aver superato la necessità di conquistare tutti i fan possibili anche sconfinando in generi non sempre facilmente adattabili al cinema di super-eroi, per lo più sfumati di commedia, demenziale o sentimentale. “Dopo il primo film – ha dichiarato Whedon – qualcosa è cambiato. Tutti conoscono i Vendicatori, ora sono allo scoperto. Non devono più nascondersi nei loro piccoli universi. Hanno le loro storie e le loro presenze si motivano a vicenda, quindi non sono insieme senza motivo. Sono i rapporti tra i personaggi a rendere il film divertente e interessante”.

Non che manchino i momenti leggeri, ma sono piuttosto concentrati e inseriti in un contesto che li rende più equilibrati e digeribili anche da chi da questo tipo di film cerca soprattutto avventura ed epicità: la stessa che si poteva trovare nei fumetti con protagonisti i medesimi personaggi. Dunque: ampio spazio a scene d’azione ben coreografate e programmate. Fatichiamo a dire ‘girate’ dato il massiccio uso di computer graphics, ma la resa estetica impeccabile e le azioni combinate degli eroi le rendono effettivamente quanto di più simile possibile alle battaglie senza respiro che i maestri del disegno ci hanno regalato su carta nel corso di cinquanta e più anni di storie. Di grande impatto l’apertura, girata al Forte di Bard, tra i monti della Val D’Aosta che qui diventa un immaginario stato d’Europa sperduto tra picchi innevati, che ricorda tanto la Latveria dei fumetti anche se, ufficialmente, non lo è . E se il villain principale – l’androide autocosciente Ultron –  appare forse un po’ piatto sia per resa grafica che per scrittura, con motivazioni molto generiche di distruzione dell’umanità (resterà un mistero perché certi cattivi indugino nel fare quello che hanno dimostrato di poter fare nel giro di un secondo, lasciando ai buoni tutto il tempo per reagire), la sua controparte eroica, la new entry Visione interpretato da Paul Bettany, gli conferisce dignità per converso, in un significativo dialogo che mostra le due facce dell’Intelligenza artificiale. L’aiuto e la minaccia. Poi finisce a mazzate, ma dopotutto non ci aspettavamo altro.

Sul versante ‘romance’ un’inedito flirt tra due personaggi che nei fumetti non si filano granché (non facciamo troppe anticipazioni per non rovinare la sorpresa). Buono il tentativo di donare un po’ di profondità a personaggi finora poco sviluppati come Occhio di Falco, mentre i nuovi arrivati Scarlet Witch e Quicksilver soffrono un pochino del non potersi esprimere appieno come ‘mutanti’ e si limitano a fare gli sgherri del cattivo (un cattivo così potente che peraltro non avrebbe bisogno di sgherri) per gran parte del tempo. Se infatti nei fumetti l’Universo dei Vendicatori e quello degli X-Men sono legati, e questi due personaggi appartengono a entrambi i gruppi, al cinema le cose stanno diversamente (X-Men e mutanti ancora nelle mani di Fox e Bryan Singer). In particolare Quicksilver deve competere con la riuscitissima versione del personaggio vista in Giorni di un futuro passato, il capitolo più recente della saga mutante. Ce la farà?

In generale, comunque, la zuppa funziona e intrattiene e, con i suoi pregi (buon ritmo e trovate visive azzeccate) e i suoi difetti (macchiettismo, lungaggini, leggerezze di script), potrebbe essere preso ‘a manuale’ per uno schema perfetto e funzionale di come si scrivono e realizzano, oggi, cinecomic di successo. Ma se si trae un film da un libro, non lo si chiama ‘cinelibro’. Sarebbe bello che un giorno i film tratti da fumetti sembrassero solo dei film, e per un momento, tra Burton, Raimi e Ang Lee, ci era parso perfino possibile.

autore
21 Aprile 2015

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