In buona parte del mondo è già uscito. In molti l’hanno visto, affidandosi a provvidenziali sortite all’estero in occasione delle vacanze natalizie o ai ben più illeciti mezzi della rete.
In Italia, per paura dello “scontro” al botteghino con i cinepanettoni, arriva solo ora, 15 gennaio, rivoluzionando anche le consuete abitudini degli esercenti italiani: si sono sprecate le proiezioni di mezzanotte e molte sale si sono attrezzate appositamente per poter proiettare il film al meglio, ovvero in 3D. Altre, visto il successo del trend, promettono di farlo il più presto possibile. Il film, in particolare, era atteso dai fan del regista James Cameron, delusi dal fallimentare Terminator Salvation, che affidava alle mani (inesperte) di un altro filmmaker una delle più grandi saghe fantascientifiche degli ultimi 15 anni, la cui paternità si deve proprio a Cameron.
Prima curiosità: il protagonista di Terminator Salvation, Sam Worthington, è anche l’attore principale di Avatar. È stato proprio Cameron, a suo tempo, a presentarlo al potenziale “erede” McG, raccomandandolo caldamente per il ruolo di nuovo supercyborg.
Featuring Jackson&Lucas
Il regista di Titanic non fa film da quel dì: il record d’incassi con DiCaprio e la Winslet imberbi, risalente al lontano 1997, è l’ultimo prodotto per le sale girato da Cameron.
Cos’ha fatto ‘Jim’ in tutto questo tempo? Soprattutto, si è dedicato alla progettazione di Avatar. Il soggetto c’era da un bel po’, quello che mancava era la tecnologia per realizzarlo adeguatamente.
Non è la prima volta, in verità, che Cameron si cimenta con la terza dimensione: prima c’erano stati T2:3D, minisequel di Terminator 2 realizzato appositamente per i parchi a tema statunitensi, e i documentari Ghosts of the Abyss del 2003 e Aliens of the Deep del 2005.
Ma stavolta il tutto è applicato a un lungometraggio spettacolare, e non si tratta solo della ‘resa’ su schermo. Il nuovo modo di concepire il cinema passa anche attraverso innovativi metodi di ripresa: mentre girava, Cameron vedeva nel suo monitor direttamente gli ‘alter ego’ digitali dei propri attori. Il titolo, in questo senso, è quanto mai appropriato: più che riprendere gli interpreti, il regista catturava con la videocamera immagini ed espressioni, estremamente realistiche, dei loro “avatar” computerizzati.
Gli effetti digitali sono stati poi realizzati dalla neozelandese Weta, di proprietà di Peter Jackson, anche se a un certo punto della lavorazione, per stare nei tempi, si è dovuto chiedere una mano alla ILM di George Lucas.
Multiformato
Un simile spettacolo, per essere goduto appieno, necessita di uno schermo adeguato. Avatar supporta il superformato panoramico IMAX. Ma da noi, così, non è possibile vederlo. Le strutture che sarebbero in grado di “reggerlo”, in Italia, sono solo due, a Riccione e a Taranto, ma si limitano a proiettare brevi cortometraggi e documentari 3D, evitando i film in programmazione.
IMAX a parte, il film viene distribuito in due formati video diversi: 16:9 per il 3D, perché a detta del regista è quello con la resa ottimale, e il classico rapporto 21:9 per il 2D. Alcuni cinema 3D che non hanno però schermi abbastanza grandi da supportare il formato 16:9 si dovranno accontentare di proiettare il film in stereoscopia, ma con formato 21:9, come la versione bidimensionale.
Una cosa è certa: Avatar lo si vede al cinema, o non lo si vede. Le migliori armi contro la pirateria sono la qualità – garantita, almeno per ciò che riguarda la spettacolarità – e le feature esclusive come, appunto, il 3D, che al momento non può certo essere riprodotto da un filmato in DivX.
Il tempo, lo spazio, il corpo
La trama è piuttosto lineare: si tratta del ‘solito’ amore tra un eroe e una principessa (la protagonista femminile è Zoe Saldana) con una guerra tra umani e alieni (chiamati Na’vi) sullo sfondo. Le suggestioni vengono da altro.
Il protagonista (Worthington), è un marine paraplegico che, nell’anno 2154, viene ‘trasferito’ su un altro pianeta e in un altro corpo. Attraverso un complesso sistema di traslazione della coscienza, si ritrova infatti nei panni di un ibrido tra un uomo e un alieno, che è in sostanza l'”avatar” del titolo.
Il tema del disorientamento spazio-temporale è caro a Cameron: in Terminator si viaggiava nel tempo tentando di cambiare il corso della Storia. In Abyss lo spazio “altro” era rappresentato dalle profondità dell’oceano, che ritornano, con prevedibile naturalezza, anche in Titanic.
In Aliens-Scontro finale si trattava invece dello spazio per eccellenza, quello fuori dall’orbita terrestre dove, come recitava il celebre slogan, “Nessuno può sentirti urlare”.
Altro elemento che ricorre è il “corpo”: riprodotto, trasformato, potenziato, oppure lacerato, martoriato, fuso con il metallo. Comunque, in continua mutazione. Nella saga di Terminator il riferimento si fa evidente: il cyborg è l’evoluzione del genere umano, non biologica ma bio-tecnologica e innaturale. Un inquietante sviluppo futuro il cui spettro, che va combattuto con tutte le proprie forze, si proietta minacciosamente sul presente.
In Abyss gli amichevoli alieni acquatici assumono fattezze umane per comunicare con i nuovi arrivati.
In Aliens-Scontro finale il corpo umano non è che un nido, un ricettacolo per deporre uova. Gli extraterrestri crescono nei nostri stomaci e, al momento adeguato, li squarciano per uscire. Evidente il riferimento al parto, ereditato dal primo Alien di Scott, che qui però viene concettualmente ampliato dalla comparsa della spaventosa “regina madre” aliena, da cui la protagonista Sigourney Weaver (incarnazione, per contrapposizione, della madre “buona e forte”), deve proteggere una bimba che ha adottato.
Il “trasferimento di coscienze” in Avatar non è che l’ultimo capitolo di questa intrigante rete simbolica.
Altri temi cari a Cameron sono l’incontro tra culture diverse (pensiamo all’amore tra il proletario Jack e la borghese Rose in Titanic), il corretto uso della tecnologia (Terminator e, in un certo senso, anche Titanic, con l’ultimo ritrovato della ricerca nautica che ha un iceberg scritto nel proprio destino), la salvaguardia del pianeta (ancora Terminator).
In Avatar ritornano anche queste linee, con una coloritura esotico-ecologista che ricorda Pocahontas e scene di guerra che, pur con un tasso di violenza ribassato, riecheggiano lo “sciame” di elicotteri di Apocalypse Now.
Nel blu, dipinto di blu
Un altro fattore che lega tra loro i film di Cameron è costituito dall’aspetto visivo. Il regista è un maestro riconosciuto nel visualizzare le scene (sapendo disegnare molto bene, realizza da sé i propri story board), nel piazzare la macchina da presa, nel montaggio. Per ciò che concerne la fotografia, sembra avere una predilezione per il blu: in Terminator le scene relative al futuro e alla guerra contro le macchine erano virate con quel colore, adatto sia a rendere l’idea della “freddezza metallica” del nemico che dell’atmosfera triste e malinconica dei ricordi del protagonista. In inglese, il colore “blue” è associato appunto alla malinconia.
In Titanic, ovviamente, il blu rappresenta l’elemento acquatico (come del resto in Abyss), ma anche la presa di coscienza di un’esperienza amorosa unica e romantica proprio perché irripetibile. Se la nave non fosse affondata, i protagonisti, così socialmente diversi, non avrebbero mai potuto stare insieme. Ma lui viene inghiottito dagli abissi e il loro amore diventa eterno.
Basta dare un’occhiata a foto e locandina per avere la conferma che il blu predomina anche in Avatar: blu è la pelle degli alieni, blu la vegetazione selvatica del pianeta Pandora. Difficile credere che si tratti di un caso.
Si rinnova il mito del “buon selvaggio”, a contatto con la natura di cui è parte integrante.
Vietato fumare
Nel cast c’è anche Sigourney Weaver, già protagonista di Aliens-Scontro finale, nei panni della dottoressa Augustine, inventrice degli “avatar” e del trasferimento di coscienza. Nel film, l’attrice, che appare tra l’altro in splendida forma, fuma. Questo elemento ha fatto sì che Avatar in USA fosse bollato con il PG-13, ovvero: “minori di tredici anni accompagnati dai genitori”. Anche Barack Obama ha accompagnato le figlie a vederlo, il che ha provocato piccole polemiche subito sopite. D’altro canto, portando le bambine, minori di 13 anni, a vedere il film, il Presidente non ha affatto infranto la legge, anzi l’ha rispettata.
Sigarette a parte, il film è completamente privo di scene di sesso o violenza.
Kolossal interattivo
Avatar è un kolossal e dunque anche business. Non è difficile immaginare un’imminente “invasione” di giocattoli, capi d’abbigliamento, libri e fumetti ispirati al film. Per ora c’è un videogioco, prodotto per tutti i formati esistenti.
Anzi, in realtà si tratta di almeno tre videogiochi diversi: le versioni per le console “maggiori” (PC, Playstation 3, Xbox 360) sono state supervisionate dallo stesso Cameron e puntano su una grafica spettacolare: per i pochi fortunati che posseggono una tv attrezzata, può perfino replicare l’effetto 3D visto al cinema.
La versione per Nintendo Wii compensa la scarsa potenza della console in termini di grafica con funzionalità esclusive: è possibile usare la periferica ‘balance board’ – venduta separatamente e di solito usata per il fitness – per cavalcare uno dei draghi del film, mezzo di spostamento aereo preferito dai Na’vi.
Ancora diverse le ‘riduzioni’ per le console portatili, PSP e Nintendo DS.
Ciascuna versione, comunque, racconta una storia differente e tutte, pur ambientandosi nell’universo narrativo del film, non ne anticipano la trama, ponendosi prima degli eventi narrati nella pellicola. Possono così essere fruite in tutta tranquillità senza il timore di “rovinarsi la sorpresa”.
Costoso e redditizio
Lo definiscono ‘il film più costoso della storia del cinema’. Ma la Fox, che l’ha prodotto, non ha mai comunicato cifre. Gli esperti azzardano un costo, lancio compreso, tra i 400 e i 500 milioni di dollari. Per Terminator ne erano bastati sei e mezzo.
Ma Avatar si appresta anche a diventare il più redditizio: per ora è al terzo posto tra i film che hanno incassato di più in assoluto, in tutto il mondo. Con il suo miliardo e rotti di dollari, ha già scalzato Pirati dei Caraibi: la maledizione del forziere fantasma e Il Signore degli anelli: il ritorno del Re.
Ma è ovvio che si punta ad arrivare al primo posto in assoluto, il “re del mondo” da 1,843 miliardi di dollari.
Che è Titanic. Ma così, che gusto c’è?!?
L’altro Avatar
Un secondo Avatar è in arrivo molto presto. Non si tratta del sequel del film di Cameron, a cui pure il regista ha accennato e che, visto il successo, è praticamente scontato.
È invece la nuova opera di un altro grande maestro del fantastico, un po’ più giovane. M. Night Shyamalan, il filmmaker di origini indiane salito alla ribalta nel 1999 con Il sesto senso, sta infatti lavorando alla trasposizione cinematografica di un apprezzato cartoon, intitolato appunto Avatar: The Last Airbender.
La trama non ha niente a che vedere con il kolossal di Cameron, e tratta di una stirpe di guerrieri in grado di controllare gli elementi.
Il cartone originale, prodotto in USA, si ispira molto, graficamente e concettualmente, agli anime giapponesi.
Per evitare confusione, dal titolo del film è stata eliminata la parola “Avatar”. L’uscita di The Last Airbender è prevista per luglio 2010.
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