Atom Egoyan: “Quanti silenzi tra padre e figlia”

Un padre, una figlia e un coniglio domestico. Strani ingredienti per il nuovo film del canadese-armeno Atom Egoyan, in concorso con Guest of Honour


VENEZIA – Un padre, una figlia e un coniglio domestico. Strani ingredienti per il nuovo film del canadese-armeno Atom Egoyan, in concorso con l’opaco e ripetitivo Guest of Honour. L’ospite d’onore del titolo è un ispettore incaricato di controllare che nei ristoranti vengano rispettate tutte le norme igieniche. Inflessibile, rigoroso e impenetrabile, spesso alle prese con ristoratori che arrivano da paesi stranieri e hanno una diversa visione delle cose, l’uomo nasconde un passato doloroso, legato alla figlia Veronica, musicista e direttrice d’orchestra, finita in carcere. I due non si sono mai spiegati e il film, costruito per flashback, parte dalla morte di lui e dal colloquio tra la giovane donna e un prete cattolico incaricato di organizzare le esequie.

“Tutti hanno le loro ossessioni. Io amo capire gli aspetti oscuri della condizione umana, la ricerco in tutti i libri che leggo, la musica che ascolto, i film che vedo. Mi attraggono quando sembrano trattare questi aspetti più cupi”, spiega il regista, autore di titoli come Exotica, Il dolce domani e Il viaggio di Felicia. Anche qui indaga rapporti familiari, verità e bugie, con una storia piuttosto farraginosa affidata principalmente a tre interpreti: David Thewlis (il padre), Laysla De Oliveira (la figlia) e Luke Wilson (il prete).   

“L’ossessione principale delle persone – spiega il regista e sceneggiatore – è quella della negazione. Negare è un meccanismo di difesa naturale, neghiamo tutti perché è comodo, rendere difficili ad altri capire cosa è la verità, e questo film è un saggio di questo concetto”.

Guest of Honour affronta altri temi cari al regista, come il senso di colpa e la mistificazione. Veronica è accusata di un abuso, forse sessuale forse psicologico, nei confronti dell’adolescente Clive, suo alunno di musica. Ha rifiutato di difendersi, chiedendo la pena più aspra, come per punirsi di qualcosa accaduto tanto tempo prima. Ma anche il padre si comporta in modo strano e un nodo è nel periodo in cui la mamma di Veronica stava morendo di cancro. “Veronica è molto influenzata dalle esperienze vissute durante la sua infanzia e adolescenza – dice l’attrice Laysla De Riveira – e io porto sullo schermo questo senso di colpa, questo aspetto nero che permea tutta la sua vita. E’ introversa, non chiede aiuto agli altri, decide lei per se stessa”.

“Nel film è centrale il senso di colpa – conferma il regista – ma ci sono alcune verità che il padre non avrebbe potuto dire alla figlia e viceversa. Sono affascinato dalla complessità di come alla fine la verità si manifesta, ci sono storie che restano nascoste fino a che non è troppo tardi. Altre cose che vengono a galla solo dopo la morte di un genitore”.

“I film di Atom trattano sempre il tema della famiglia”, dice l’attrice e produttrice Arsinée Khanjian, moglie del regista, che nel film ha il ruolo della proprietaria di un ristorante armeno. “Nel mondo di oggi, in cui la politica è diventata un’area così complessa, gli individui non sono in grado di fare la differenza tra vero e falso. Quindi torniamo sempre di più all’ambito familiare, perché questo è il modo in cui riusciamo ad interpretare la realtà, lì dove abbiamo un rapporto diretto con essa”.

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03 Settembre 2019

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