“Se restiamo uniti e continuiamo a fare pressione, è possibile che sui diritti agli artisti arrivi un bel regalo di Natale”. L’ha detto Emma Bonino, vicepresidente del Senato, che ha partecipato all’affollato incontro indetto al Festival di Roma dall’associazione Artisti 7607, un’associazione che riunisce circa 1.200 artisti dello spettacolo al fine di poter raccogliere i diritti connessi dovuti ad ogni trasmissione dei contenuti audiovisivi in cui sono coinvolti. Anche la veterana Franca Valeri ha voluto dare il suo attivo sostegno, partecipando al video informativo realizzato dagli attori. Ed era in platea insieme a molti più giovani colleghi, tra i tanti: Claudio Santamaria, Rolando Ravello, Rocco Papaleo, Neri Marcoré, Paolo Calabresi, Regina Orioli, Fabrizia Sacchi, Roberto Citran, Carmen Giardina.
A gennaio 2012, dopo l’approvazione del DL sulle liberalizzazioni, la Artisti 7607 – che prende il nome dalla data della decisione europea in merito – è nata come alternativa all’ Imaie, che aveva detenuto il monopolio per 30 anni ed era stata chiusa per inadempienza lasciando un debito di 130 mln di euro mai versati. “Ora siamo all’anno zero – ha detto la presidente dell’associazione Cinzia Mascoli – ci ritroviamo con le quote al minuto più basse d’Europa e un sistema inadeguato di raccolta e distribuzione. Abbiamo tanto da fare ma abbiamo ottenuto che gli artisti possano gestirsi questi diritti senza più questuare”.
Resta da superare un ritardo di un pugno di mesi nell’attuazione del decreto e su questo Emma Bonino invita a vigilare. Per lungo tempo l’Italia ha preferito un monopolio “inefficiente e non trasparente, più utile di una collecting trasparente”, dicono gli attori in coro. Sottolineando come in altri paesi le società di collecting siano plurali, dalle 5 dell’Austria alle 9 dei francesi, per fare solo due esempi. Aggiunge Cinzia Mascoli: “Per trent’anni gli artisti sono stati assenti, adesso vogliono prendersi la responsabilità facendo valere la direttiva europea che ci dà diritto di scegliere da chi farci rappresentare. Possiamo e vogliamo reinvestire i diritti nel nostro lavoro: promuovere, produrre, fare ricerca. E per una volta non chiediamo soldi allo Stato, perché usiamo denaro privato”.
Ora bisogna attendere che l’Antitrust, che si riunisce il 28 novembre, decida nel merito. E c’è il timore che il nuovo Imaie cerchi mettere dei paletti all’automia degli artisti, ma loro sono pronti a dare battaglia. Per Neri Marcorè “la trasparenza sarà il primo criterio, finora non avevamo nessun dato neanche sui contratti firmati, non sapevamo se dovevano arrivare 7 euro o 7 centesimi, che piovevano dal cielo”. E per Claudio Santamaria “si tratta di vincere una battaglia che resterà per sempre”.
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