Armando Trovajoli è “una leggenda in musica”, verità che dà il titolo alla mostra dedicata al Maestro, nel decennale della sua scomparsa: a 95 anni, il 1 marzo 2013, cui presto seguì la dedica del Ponte della Musica a Roma.
Nel quadrilatero del chiostro principale del Museo di Roma in Trastevere – fino al 14 maggio – è allestita la storia artistica e personale di Armando Trovajoli, per cui si palesa fondamentale l’apporto del ricchissimo e prezioso materiale dell’archivio personale di casa Trovajoli, concesso dalla moglie Mariapaola, curatrice con Alessandro e Federica Nicosia. “Sono sempre stata 2/3 passi dietro a mio marito, ma vorrei che il molto patrimonio che sta ancora dentro casa venisse conservato; altrettanto, non è stato facile per me portarlo fuori: lui era riservato e aveva molto pudore per la sua musica”.
“Misi per la prima volta le mani sulla tastiera a 6 anni. Ma la vocazione per il pianoforte non apparve subito. E comunque non cominciai con il piano ma con il violino”, si legge sul primo pannello che porta dentro la mostra, appena di fronte a quello cronologico che corre lungo una parete, dal 1917, anno di nascita del Maestro, e che – cadenzando perfettamente tempi e ricorrenze di vita e carriera – giunge fino al 2013. Il violino evocato da Trovajoli c’è, nella teca sottostante la sua frase di racconto, era lo strumento di suo papà Italiano, musicista soprattutto nelle orchestrine che accompagnavano i film Muti e fautore del primo regalo “in musica” al figliolo, appunto un violino, seppur per lui immaginasse un futuro da architetto.
Quando Trovajoli ha 14 anni il papà si ammala: per aiutare la famiglia lui abbandona gli studi e comincia a suonare ai thé danzanti e nelle balere. Il suo talento fuori dal comune gli procura ingaggi anche nei night club più prestigiosi e così la sua fama cresce.
Sono 8 i “momenti” in cui la mostra si articola – Gli Inizi, Il Jazz, Il Cinema, suddiviso in Registi e Attori, La Commedia Musicale, La Televisione, La Radio, La Passione, che scopriamo essere stata molta per il mare, Roma e I Premi – e, nella presentazione pubblica dell’allestimento, proprio un attore, Valerio Mastandrea – Rugantino per Trovajoli con Garinei e Giovannini, e soprattutto amico del musicista – si rivolge a “Mariapaola, testimone di un rapporto aldilà del professionale, che partì in modo intenso: quando feci l’audizione per Rugantino, dandomi le spalle a fine canto, disse a Garinei: ‘secondo me lo po’ fa’, c’ha il culo secco’ (intendendo mi muovessi come Rugantino). Incidemmo il cd prima dello spettacolo, e andai 2/3 giorni prima del mio turno perché avevo paura, e il giorno prima del mio debutto mi guardò e disse: ‘e mo’ so’ cazzi tuoi’, che era uno spronarmi, era così il nostro rapporto, un po’ nonno-nipote. Mi manca tanto e il fatto di sapere che non possa misurarsi con il mondo attuale, le piattaforme, le serie, mi dispiace”. L’attore romano coglie anche l’occasione per sostenere il cinema: “Ci stanno tante sale da aprire, e quando Armando Trovajoli faceva cinema ce n’era uno in ogni quartiere: la gente tornerà al cinema se i cinema li trova…”.
La mostra è davvero tutt’altro che povera di contenuti come di spunti: anzi, fioriscono di pannello in pannello e di teca in teca racconti d’arte e di vita, di musica come di cinema – oltre 300 sono state le colonne sonore originali create da Armando Trovajoli – e, di certo un valore aggiunto, che fa vibrare il racconto espositivo, sono le tante “carte” scritte di pugno, lettere, biglietti, appunti, di Trovajoli stesso o a lui destinate. Così, colpisce la partitura sopra cui s’imprime, in pennarello azzurro, una data con l’orario – 9/Maggio 06 ORE 2.30 è morto Pietro – scritta cerchiata e sopra cui, quasi fosse un titolo, scrive anche “Che brutta pagina!”, fino al piede, dove riporta “fine”. Il suo commiato al sodale Garinei, maestro della commedia musicale che Trovajoli definisce “carne, sangue, sudore: è la mia vita, fin dal lontano 1962, anno in cui nacque Rugantino”.
Come un mondo dentro al mondo di Trovajoli la sezione dedica al Cinema, particolarmente ampia e florida, in cui spicca il rapporto con Ettore Scola, di cui si possono guardare dei disegni autografi che ritraggono a mo’ di illustrazione Trovajoli, ma anche – a proposito dell’inchiostro sulla pagina che rende vivissima la mostra – anche biglietti a firma di Sophia Loren. Un dato, quella della scrittura a mano, che ricorda anche il co-curatore Nicosia, riferendosi ad un altro personaggio, grande “cantore” di Roma: “È una mostra affascinante, con tante chicche, come le lettere di Califano dal carcere. Mariapaola è stata centrale nel darci le linee guida per la curatela; il materiale da lei custodito in maniera religiosa era tantissimo, abbiamo dovuto fare delle scelte. Per capire la figura, l’uomo, ci ha aiutato molto il catalogo, con tante testimonianze incredibili, da Sophia Loren a Pippo Baudo, e da questo ci rendiamo conto della sua figura straordinaria”.
Per il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, si tratta di “una mostra doverosa, che celebra uno dei più grandi musicisti contemporanei, che merita di essere anche valorizzata. Il suo archivio è un viaggio nella Storia della musica, del teatro, del cinema: ci sono reperti bellissimi organizzati in modo magistrale. È stato un musicista con doti uniche, solidissimo, che ha valorizzato suonando con Duke Ellington, Miles Davis, poi trovando nel cinema la sua via, con una produzione inestimabile”. Questa mostra, continua il primo cittadino della Capitale: “non è solo un omaggio ma un punto di partenza: vorremmo questo archivio in futuro fosse reso fruibili e valorizzato, e fosse anche un punto di partenza per la politica culturale, per una città che deve tornare a essere vibrante centro di conservazione ma anche di valorizzazione del contemporaneo”.
Nell’allestimento, quasi fosse un’installazione d’arte, nell’arte, lungo il lato esterno del chiostro, tre grandi pannelli verticali, su cui si leggono le parole tutte di Roma nun fa la stupida stasera, una sorta di inno per la città, e che la curatela valorizza nella scelta di questo allestimento essenziale ma di efficace effetto scenico, oltrettanto pop.
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