Argentero: punto alla trilogia


Uscirà l’11 novembre, con Universal, in 300 copie, Lezioni di cioccolato 2, sequel dell’inaspettato successo del 2007, che vede di ritorno i protagonisti Luca Argentero e Hassani Shapi affiancati dalle new-entry Angela Finocchiaro, Vincenzo Salemme e la bella tunisina Nabiha Akkari, già a fianco di Checco Zalone in Che bella giornata. “E non mi fermo – dice Argentero – tra il serio e il faceto – punto alla trilogia e già sogno un bel cofanetto da regalare ai miei amici e parenti a Natale del prossimo anno. In fondo il personaggio è un po’ il mio alter-ego, anch’io vengo da una famiglia di costruttori e, forse, se non mi fosse capitato quel che mi è capitato, sarei diventato così anch’io. Come Mattia, mi sono imbattuto in qualcosa che mi ha fatto capire quant’è bello fare le cose per bene, e l’unico modo per farlo è fare ciò che si ama. Però io non sono così scannadonne!”

Mentre la sceneggiatura è sempre firmata da Fabio Bonifacci, è da segnalare il cambio di timone alla regia, non più Claudio Cupellini ma l’esordiente Alessio Maria Federici. In un film con questo tema, non possono che regnare la dolcezza e i buoni sentimenti: Argentero riprende il ruolo del geometra sciupafemmine. Dopo la parentesi cioccolatiera del primo episodio è tornato all’edilizia, ma senza successo. Il suo amico Kamal (Hassani Shapi) ha invece aperto la tanto agognata pasticceria ma non vede l’ombra di un cliente. I due sono però destinati a incrociarsi di nuovo. Kamal ha in mente un nuovo progetto sul cioccolato e l’amico, stanco di costruire palazzi, ne vuol fare parte, anche a costo di doversi nuovamente fingere egiziano. Ma Kamal non si fida, anche perché teme che la sua attraente figlia (Nabiha Akkari), di ritorno da un Erasmus all’estero, possa cadere tra le braccia del compare dongiovanni. Mattia si rivolge allora a un maestro cioccolataio (Vincenzo Salemme), che accetta di aiutarlo solo in cambio di consigli sull’arte della seduzione. Vuole infatti conquistare una burbera commissaria di polizia (Angela Finocchiaro) di cui è segretamente innamorato.

Il cast è decisamente di livello, anche se tra i protagonisti ce n’è uno in particolare che si fa notare: è lo sponsor Perugina, che, come nel primo episodio, funge da ‘collante’ per le vicende dei protagonisti, approfittando, in questo caso, dell’occasione per promuovere un prodotto in uscita: il bacio al cioccolato bianco, presentissimo nella pellicola.

A rispondere per Cattleya c’è il produttore Marco Chimenz, che articola intelligentemente la ‘difesa’, ammesso che ci sia bisogno di difendersi per aver applicato uno strumento, il product placement, già da tempo utilizzato con successo negli States e nel resto del mondo: “L’idea è quello di inserire l’elemento commerciale nella sceneggiatura in maniera armonica. In questo caso, il tutto mi pare molto fluido. Il film è ambientato a Perugia e parla di cioccolato. Se si facesse un film di automobili a Detroit, sarebbe più che naturale la presenza di marchi come Ford o Chrysler. Pensiamo a Cast Away di Zemeckis, dove uno dei momenti più commoventi è quando Tom Hanks grida ad alta voce il nome di una nota marca di articoli sportivi.”

“Con Cattleya – aggiunge lo sceneggiatore Bonifacci – l’accordo era chiaro. Ho accettato il Bacio Perugina come filo conduttore ma non avrebbero dovuto esserci imposizioni dall’altro. Devo dire che la cosa mi ha invece aiutato, perché molto spesso proprio avere quella marca mi ha permesso di sviluppare svolte narrative che altrimenti non sarebbero state possibili. Non mi sono nemmeno preoccupato tanto di come fare per ottenere lo stesso successo del primo film. Cerco di scrivere le cose che mi piacciono. Io mentre lavoro devo ridere. Ho sempre fatto commedie basate sulla storia più che sulle gag. Ieri non andavano granché, oggi funzionano al botteghino e ne sono felice. Ma non è che mi percepisca come autore di successo: è sempre meno rispetto a quello che vorrei. In questo caso  – continua Bonifacci – mi sono reso conto che c’era un aspetto importante che nel primo film non era stato trattato: la questione femminile. E mi sono accorto che molte questioni relative alla coppia, e al matrimonio, che magari oggi ci sembrano assurde perché vengono da altre culture, sono molto simili a quelle presenti nel nostro Paese pochi decenni fa”.

“Per quanto mi riguarda – conclude il regista – io il problema dell’interrazzialità non me lo sono nemmeno posto. Ho raffigurato quel che per me è normalità. Io stesso ho parenti egiziani e la figlia della mia compagna frequenta una classe dove 13 compagni su 15 sono di altra nazionalità. Sono i nuovi italiani. Ho raccontato questa storia vedendomi come parte dell’ingranaggio. Da grande voglio fare il regista, non l’autore. Il mio compito era rendere bene i colori, la cromia, l’idea del cioccolato come ‘materia’. In questo senso, meglio poter usare il marchio Perugina che avere il divieto di mostrarlo. In fondo, erano quelli i cioccolatini che ho regalato alla mia prima fidanzata, rovesciandoli rovinosamente nel cortile del mio liceo”.

 

Andrea Guglielmino
07 Novembre 2011

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