CANNES – Si apre ufficialmente il Festival tra polemiche e morti viventi, con The Dead Don’t Die di Jim Jarmusch. Molti giornalisti, circa 300, e ormai la cosa è ufficiale, lo avevano visto già ieri mattina nonostante l’assenza dell’anticipata stampa, e nonostante l’embargo già ieri pomeriggio giravano recensioni. Come quella su ‘Le Monde’, il più autorevole quotidiano francese, quotidiano del pomeriggio, datato 15 maggio ma uscito prima delle 13.00 del 14 maggio, che definisce il film « in equilibrio su un filo che corre tra varie referenze, da George Romero a Don Siegel, ma anche Capra per il ritratto di un’America idealizzata, tra la commedia pura e l’elegia, pronunciata senza dire una parola da Tom Waits, che interpreta un uomo dei boschi, l’unico autorizzato a osservare la catastrofe senza prenderne parte ».
Annunciato come una commedia con ritornanti, il film sceglie in realtà, non senza perplessità da parte della sala che lo ha accolto con tiepidi applausi e qualche risata qua e là, senza esagerare, la strada di uno zombie movie abbastanza classico, quasi un remake de La notte dei morti viventi di Romero, con qualche battuta riuscita che rompe la quarta parete, un gioco meta-cinematografico abbastanza prevedibile sul personaggio di Tilda Swinton (comunque bravissima) e un afflato ecologista che modernizza un po’ il concetto senza innovare il canovaccio, dalla politica all’ambientalismo, intenzione confermata dal regista in conferenza stampa : « In generale – dice – la politica mi interessa poco e rappresenta una distrazione. Non penso che l’ecologia sia un problema politico. Sono più preoccupato di rendere la gente cosciente di cosa serve al pianeta. La politica non salva niente, controlla solo il mondo attraverso le corporazioni ma se ciascuno di noi decidesse di boicottare quelle che non gli piaccoino potrebbe seriamente metterle in pericolo. Abbiamo più di una possibilità. E come dice un personaggio del film, dobbiamo imparare ad apprezzare i dettagli, soffermarci sul tempo che ci viene dato a disposizion, questo è amore per la vita. Come in Solo gli amanti sopravvivono i vampiri erano una metafora per una storia d’amore eterno, anche qui usiamo gli zombi come metafora per questi temi. Volevo evitare di fare un film troppo splatter e per questo ho voluto che al posto del sangue gli zombie gettassero fuori polvere».
Quanto agli zombi e all’horror, Jarmusch conferma la loro valenza metaforica : « Amo tutti i generi di film e forse non sono un grande esperto di horror, ma adoro registi horror anche contemporanei come Carpenter e Raimi. E anche Mario Bava e Dario Argento. Ieri ho conosciuto nella stessa serata Carpenter e Argento, tra l’altro. Romero il genere lo ha rivoluzionato, ponendo una minaccia che non venisse dall’esterno della società, come Dracula o Frankenstein, ma dal suo interno, e ne fosse anche vittima. La cos ache mi terrorizza nella vita è proprio assistere al declino della natura ».
« A me invece terrorizza Cannes – dice Bill Murray, uno dei protagonisti presenti in conferenza. L’altro è Adam Driver, assente all’appello – Ma quando lavoro a un film sono una persona migliore. Quando non lavoro divento pigro, e anche adesso, vi giuro, ce la sto mettendo tutta per essere qui con voi. Credo nella vita dopo la morte, ma solo per alcune persone. A Jim non serve certo il mio aiuto in quanto a senso dell’umorismo, ma mi ha coinvolto parlando di soldi e facendo molti regali, quest’uomo è un autentico manipolatore. Fare un film può essere molto impegnativo e pericoloso, dato che si lavora sulla postura, ogni volta penso che potrebbe essere l’ultimo giorno che lavoro ».
Si sa che Murray non ama troppo il contatto con il pubblico, e infatti anche dopo la conferenza firma giusto un paio di autografi e scappa via. Scherzando su alcune battute del film, Tilda Swinton garantisce che « la sceneggiatura l’avevo letta, l’ho trovata sorprendente anche se è dai tempi in cui lavorammo a Solo gli amanti… che penso che Jim avesse intenzione di fare un film di zombi, dato che gli zombi apparivano anche in quella pellicola. Ma ho avuto modo di visionare il prodotto finito solo ieri sera ». Sollecitata, sottolinea anche, come già fece a Venezia in occasione della conferenza di Suspiria, citando il caso di Kira Muratova, grande regista moldava scomparsa a gennaio nel silenzio generale della stampa, quanto poco abbiano ancora risalto le registe donne rispetto ai colleghi maschi.
Nel cast anche Chloë Sevigny, Steve Buscemi, Danny Glover, Iggy Pop e Selena Gomez. Il pezzo che accompagna il film, e che si intitola nello stesso modo, è del musicista country Sturgill Simpson.
In un’intervista a ‘Nice-Matin’ il sindaco David Lisnard ha parlato del museo del cinema di cui si sta parlando in questi giorni, e che dopo il consiglio municipale, avrà il via libera per il lancio ufficiale. Con un altissimo livello di esigenze. “Sarà eccezionale oppure non si farà”, dice il sindaco. Il nome ufficiale è “Museo Internazionale del Cinema e del Festival di Cannes”
Aïda Belloulid, responsabile dell'ufficio stampa del Festival di Cannes, risponde ai presidenti di Sngci e Sncci in merito alla questione delle proiezioni stampa riservate a pochi prescelti: "Ci siamo limitati ad agevolare il lavoro dei media audivisivi per la messa in onda dei servizi estendendo a pochi altri quotidiani cartacei di caratura internazionale"
Laura Delli Colli, presidente del SNGCI, e Franco Montini, presidente del SNCCI, hanno indirizzato una lettera a Aïda Belloulid, capo ufficio stampa del Festival, nella quale chiedono una soluzione per le prossime edizioni che consenta a tutti i membri della stampa di partecipare alle stesse proiezioni, com’è finora sempre accaduto
Il listino di True Colors ha conquistato i buyers al Festival di Cannes. L'horror girato in inglese In the Trap è stata una delle hit del mercato.Prevenduti anche i nuovi film di Ferzan Ozpetek e Mario Martone