Apertura all’europea

Puntuale, nonostante qualche contestazione (no global e ambientalisti) ma sotto stretta sorveglianza di polizia e carabinieri è partita la 62/a Mostra. A presentarla Ines Sastre, una spagnola cara all’Italia, che ha citato Truffaut e ripetuto la formula di rito nelle principali lingue di un’Europa che, dice, “sta dimostrando grande forza e vitalità al cinema”. Emozionatissima, avvolta in un peplo beige di Alberta Ferretti, è apparsa molto più sobria di Marina Ripa di Meana che si è presentata alla cerimonia con un bizzarro abito rosso decorato da enormi oblò ritagliati sul davanti e sul retro, mentre in testa portava un’acconciatura a forma di cerchio forse più adatta alle evoluzioni del circo che al gala di apertura di una Mostra d’arte cinematografica.

Ha comunque destato curiosità e ammirazione, anche perché in Sala Grande non pochi posti sono rimasti vuoti, compreso quello di Giuliano Urbani che, atteso alla serata, all’ultimo non s’è visto. C’erano invece Meocci, Rutelli, Publio Fiori e il ministro Rocco Buttiglione, che ha negato qualsiasi ingerenza sul programma del festival, oltre ai tanti attori invitati. Mentre i cinefili più incalliti hanno notato la presenza di un triumvirato di rappresentanti dei festival concorrenti di Venezia: Thierry Fremaux da Cannes, Dieter Kosslick da Berlino e il presidente di Locarno, Marco Solari. Segno di una stima per Marco Muller che, secondo alcuni, ha rinfocolato la concorrenza. Il direttore, prima di presentare le quattro giurie in carica, ha lodato il melting pot di film d’autore e spettacolarità intelligente; mentre il presidente Davide Croff si è scusato per le ingenti, ma inevitabili, misure di sicurezza ricordando che sono segni di tempi non proprio pacifici ma certamente in ripresa anche grazie al messaggio di pace lanciato proprio dal cinema.