Gli effetti speciali sono l’arte, la vita, non le creazioni della computer graphic: così ci dicono i due film presentati oggi all’interno della sezione “Nuovi Territori”, il mediometraggio A proposito degli effetti speciali di Alberto Grifi e l’omaggio di Sandro Lai a Michelangelo Antonioni.
La pellicola dell’artista sperimentale Alberto Grifi – pittore, fotografo ed anche regista – mette in scena la poesia dell’uomo e della natura, entrambi fucine ricchissime di potenzialità espressive ed emozionali: nel movimento e negli intrecci reciproci, il tutto contrapposto alla freddezza della materialità del mondo contemporaneo. Il film è strutturato in tre episodi: nel primo una donna – ripresa di schiena, ma senza chiavi di violino disegnate su lei – legge Man Ray; nel secondo Grifi commenta due cortometraggi, uno dei quali ritrae lo stesso Man Ray mentre minaccia il regista nel suo studio; nel terzo Grifi si rivolge alla macchina da presa riflessa in uno specchio deformante, e parla di un mondo immaginario che contrappone alla triste realtà quotidiana.
Bellissimo e tenerissimo è stato poi Michelangelo Antonioni – Lo sguardo che ha cambiato il cinema, un omaggio/collage che riunisce numerosi materiali di repertorio – sia televisivi che radiofonici – contenuti nelle Teche Rai, e che costituisce il seguito di altri film/omaggio dedicati a Bernardo Bertolucci, Luchino Visconti, Vittorio de Sica, Federico Fellini (il prossimo anno sarà probabilmente il turno di una donna).
Alla presenza del presidente della Rai Roberto Zaccaria, il critico Tullio Kezich ha detto che il film di Sandro Lai è una vera chicca: “Michelangelo è sempre stato molto riluttante alle interviste, poter sentire le intimità artistiche di un uomo che ha dichiarato spesso che la parola non è la sua forma espressiva è un privilegio ed una grande emozione”. E così è stato: il film rivela una poetica più che mai “umana”, del tutto esistenziale, né costruita né artefatta, per nulla da “effetti speciali”.
Il documentario segue un ordine cronologico: dai primi lavori di stampo neorealista, al suo scontro con la censura in occasione de I vinti, all’insuccesso a Cannes della prima proiezione de L’avventura, alla Palma d’oro con Blow-up, all’esperienza americana di Zabriskie Point, fino alla malattia e alla ripresa dell’attività di regista con Al di là delle nuvole.
In mezzo mille sue frasi del tutto esplicative delle sfaccettature del personaggio, dell’uomo: “Per me il cinema non è sempre spettacolo – come la vita, che in certi momenti è precipitosa, ma altre volte stagnante – se no si fanno delle cose artefatte, false, e a me quello che interessa è l’uomo. Un film va diretto non per raggiungere la popolarità, ma perché venga fuori la cosa più bella possibile…”.
Oltre all’incontro con Monica Vitti, straordinaria è stata la testimonianza di Tonino Guerra: “Con lui il lavoro è difficile, Michelangelo è molto esigente. Litighiamo eppure giochiamo spessissimo, ed infatti il gioco è un elemento presente in tutti i suo film… Nel gioco delle carte però lo batto bene perché Michelangelo è un bambino”.
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