Antonio Capuano, nella steppa di Bagnoli

"Hanno chiuso l'Italsider ma non hanno bonificato il territorio, sono rimasti i pesci morti e l'erba che non cresce", dice il regista napoletano, che chiude la Sic con Bagnoli Jungle B.J.


VENEZIA – Strani intrecci all’ombra di Napoli in questa penultima giornata di Festival. Mentre in concorso passa Per amor vostro di Giuseppe Gaudino, con Valeria Golino protagonista nel ruolo della moglie di uno strozzino malavitoso che si ribella a tutta una vita di compromessi e sacrifici, la Settimana della Critica si chiude con Bagnoli Jungle B.J. di Antonio Capuano, una dolceamara ballata sul quartiere dell’Italsider, grande acciaieria ormai dismessa, in zona Campi Flegrei. E tra i protagonisti del film c’è Marco Grieco, che accanto a Valeria Golino, quando aveva 10 anni, recitò in La guerra di Mario. Qui è semplicemente Marco – la realtà e la finzione sono inestricabilmente connesse nel lavoro di Capuano – un 18enne che non studia più e non lavora (anche se ci prova a fare il garzone di un salumiere) e che fa provini per fare l’attore ma non lo prendono mai, mentre si innamora di Sara, una coetanea politicamente impegnata. Marco è uno dei tre personaggi che Capuano (Pianese Nunzio, 14 anni a maggio, L’amore buio) insegue nel film, gli altri sono Giggino (Luigi Attrice, attore di estrazione popolare, regista teatrale, sosia di De Niro al Maurizio Costanzo Show), nel ruolo di un cinquantenne che è stato cacciato di casa dalla moglie e che si arrangia facendo il posteggiatore nei ristoranti (declama sempre la stessa poesia) e rubacchiando dentro le automobili in sosta, e Antonio (l’attore di scuola eduardiana Antonio Casagrande), nei panni di un pensionato ottantenne, ex operaio dell’Italsider, che conserva un cimelio di Maradona, la maglia indossata nell’ultima partita in Argentina, e ci prova con la badante ucraina. E ci sono anche due scene di sesso mercenario, due blow job… Saranno quelle le iniziali (B.J.) del titolo? Il film è prodotto dalla eskimo di Dario Formisano con la Enjoy Movies di Andrea De Liberato. 

Chi sono Giggino, Antonio e Marco?
Appartengono a tre generazioni diverse e incrociano musicisti di strada, monache, malavitosi, bottegai con la pancia piena e migranti morti di fame, rapper fujenti e prostitute… E alla fine anche un corteo di protesta. Sono quelli che restano dove la storia ha smarrito la sua strada senza riuscire a trovarne un’altra. Come in una giungla. 

Lei torna alla Settimana della critica dove aveva esordito con la sua opera prima, Vito e gli altri, nel 1991.
Il protagonista di quel film ha compiuto 14 anni poi è andato in carcere e non è uscito più. O meglio, entra ed esce per rapina. Adesso sta a Cremona, gli ho scritto. Siamo rimasti in contatto.

Perché Bagnoli?
Sta sul tratto di Golfo compreso tra l’isola di Nisida e Pozzuoli. Un tempo era un luogo di villeggiatura e termale, poi diventò zona operaia e i borghesi scapparono, quindi, nel ’92, lo stabilimento venne chiuso. E’ rimasto l’inquinamento, i pesci morti, l’erba che non cresce, è diventato una steppa… Dovevano costruirci la città dello sport, ma hanno fatto tutto senza bonificare il territorio, adesso è sotto sequestro. Il governo ha nominato un commissario straordinario, Salvo Nastasi. Ma il sindaco ha detto che non lo vuole. Forse perché è uno che non riesce a controllare o perché è uno della corrente di Renzi. Ho votato De Magistris e mi fa rabbia, perché la città fa schifo. Se non ce la fa a cambiare le cose, dovrebbe almeno dimettersi.

Cosa l’ha stupita di più di Bagnoli?

I giovani che lavorano. Ce ne sono tanti. Non c’è solo la delinquenza.

Si ha l’impressione che a Napoli tutti siano attori, tanto è naturale stare davanti alla macchina da presa, improvvisare.
E’ vero. La lingua aiuta molto. Napoli è una città piena di stimoli, è l’ispirazione di tutti i miei film. In queste storie si trova l’universale.

Di recente lei ha polemizzato con Roberto Saviano.
Nutre troppo entusiasmo per la serie tv Gomorra, si vanta troppo di averla fatta. Ma quella serie spettacolarizza il crimine. Quanti ragazzini la guardano e si identificano. E poi a Scampia ci sta un sacco di gente perbene.

Maradona resta un mito, come si vede nel suo film.
Lo è e lo sarà sempre. Ci sono tante leggende intorno a lui, come quella che racconta il pensionato Antonio al camorrista che lo va a trovare. L’apparizione di Maradona è la cosa più bella del film di Paolo Sorrentino Youth La giovinezza.

Bagnoli Jungle è prodotto da Dario Formisano, che è anche tra i produttori di Per amor vostro, e che produrrà il suo prossimo film. 
Sì, è vero. Il mio nuovo progetto, Il buco in testa, lo girerò a Torre del Greco, è la storia di una trentenne che va a conoscere il terrorista che ha assassinato suo padre, un poliziotto, morto quando lei era appena nata. La protagonista sarà Teresa Saponangelo. E’ un’attrice sottovalutata, che non trova territorio perché ora si usano gli attori internazionali: più costano cari e meglio è. Poi ho scritto una commedia, la storia di mio cugino che è scappato con la badante della mamma in Ucraina e fa il cantante. L’ho proposta a Nicola Giuliano, ma non l’ha voluta. Forse non ci credono che posso fare un film comico. 

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