VENEZIA. Il racconto di Franz Kafka, “Una relazione per un’Accademia”, pubblicato nel 1917 è una lezione universitaria tenuta dal signor Rotpeter, una scimmia evolutasi in uomo, nella quale si ripercorrono le diverse fasi della sua metamorfosi. E’ Marcello Garofalo a segnalare alla regista Antonietta De Lillo la performance teatrale di questo testo, ideata e interpretata dall’attrice napoletana Marina Confalone.
Dopo aver visto la sua messinscena all’Università Federico II la De Lillo ha deciso di trasferire il personaggio immaginario Rotpeter dal testo alla Napoli contemporanea, con una sorta di video intervista, lunga più di mezz’ora.
Il signor Rotpeter (Fuori Concorso) – mediometraggio realizzato nell’ambito del progetto L’uomo e la bestia, film partecipato di Marechiarofilm – è un ritratto immaginario che si muove su due piani: da una parte i frammenti della lezione universitaria kafkiana, come fossero la messinscena del suo passato, dall’altro il suo presente.
“Mi aveva colpito della lezione del signor Rotpeter, ormai integrato, la sua ricerca disperata di una via d’uscita, che non gli ha portato la libertà ma semplicemente un modo per andare avanti – spiega la cineasta – Rotpeter è un essere vivente che, parlando di se stesso, parla della nostra condizione umana. Come lui che, per adattarsi a un mondo che l’aveva segregato, è stato costretto ad osservarlo e imitarlo, anche noi spesso siamo costretti ad adattarci a una società che sempre di più è dettata da poteri economici e che ci costringe ad assorbirla, a discapito della nostra umanità e libertà”.
Sul finale Rotpeter avverte la necessità che questa lotta per la sopravvivenza non sia individuale ma anche per gli altri, e noi per uscire da una condizione che ci costringe a diventare altro da noi potremmo seguire il suo suggerimento.
Le sue riflessioni sui nostri tempi e sul suo sentire mettono lo spettatore di fronte a uno specchio e lo portano a riconoscersi in questo strano individuo e nella sua metamorfosi. “Mi insegna a sentire l’altro e a identificarmi, a essere empatica, fino a spingermi a lottare per l’altro, andando così controcorrente rispetto ai tempi che viviamo”, dice la De Lillo.
Per Marcello Garofalo, cosceneggiatore, il centro del racconto kafkiano è la costante dimensione del disagio vissuta dal protagonista, che porta con sé quegli aspetti di moralità di chi non si arrende al conformismo.
Marina Confalone sottolinea l’attualità di un racconto che ha cent’anni perché ci parla della “nostra libertà che ogni giorno perdiamo, dell’istinto che dobbiamo soffocare. Il testo di Kafka che, in passato è stato rappresentato a teatro da Vittorio Gassman e Roberto Herlitzka, verrà replicato in altre università”.
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