“Vorrei si scatenasse una qualche forza liberatrice, la riscoperta del corpo, la liberazione dalla gabbia dell’identità, la distruzione dell’io, la fine della competizione, la rinascita dell’empatia dell’amore”.
Parlare di ‘indie’, nel caso del documentario ANTIPOP, è un eufemismo.
Queste parole, la stessa voce narrante, bassissima, di Cosmo, così come le immagini e i flash di luce e buio continui, sembrerebbero infatti provenire da un’epoca quasi punk, se non fosse per il ritmo della musica elettronica: sì, proprio da quegli anni ‘80 in cui il protagonista veniva al mondo, tornati quarant’anni dopo, come per magia, al centro del suo così lontano universo.
Il documentario ANTIPOP non è semplicemente “non convenzionale”, come descrive la piattaforma globale di streaming: è una sorta di ‘flusso di coscienza’ ininterrotto, nel vero senso della parola.
Si parte dal racconto del singolo per arrivare a quello di un collettivo. La storia di Cosmo, infatti, è quella di una tribù allargata in ogni direzione, all’insegna della libertà assoluta: la sua famiglia, i suoi amici, Ivrea. E poi la noia che si fa paranoia nella vita di un ragazzo della provincia piemontese, che diventano energia, forza propulsiva per la creatività.
“È assurdo, paradossale”, dice il musicista fuori campo, ma quando sono sul palco per esibirmi vorrei in realtà scomparire. vorrei rimanesse solo la musica, l’energia: quell’energia è più importante di me”.
Gli inizi rock con le sue band, Mélange e Drink to Me, sembrano una conseguenza inevitabile di tutto questo, di quel luogo geografico e di quegli stati d’animo, espressione di un profondo desiderio di fuga, fisica e mentale. E poi la crescita, la scoperta del dolore, il rischio, il successo e il fallimento. E i concerti, che da sette passano a settemila spettatori, con i suoi amici che lo raccontano ridendo alla telecamera, ancora increduli. Fino alla folla incredibile del 2019 al forum di Assago.
Quindi l’evento che chiude il documentario, con la voglia di raccontare la luce in fondo al tunnel e condividerla con il mondo attraverso il proprio corpo e quelli degli altri, nel pieno spirito della sua “Ivreatronic”. Siamo nella primavera del 2022, a Bologna, Parco Nord, ma a vedere Cosmo che balla a torso nudo, e soprattutto a sentire il suo voice over, sembra di stare alla festa degli ‘Indiani metropolitani’ del 1977 a Villa Pamphili, a Roma:
“Per questo è nata La terza estate dell’amore”, racconta il musicista. Quel disco è un gesto liberatorio, e come potevo presentarlo? Dopo la pausa di tre anni per la pandemia ho capito che non volevo fare un concerto, io volevo ballare. Volevo ballare in mezzo a tutti, e ballando ho messo a fuoco i miei desideri, quello che vorrei fare con la musica: vorrei vedere corpi che si incontrano, che si liberano, che si amano”.
ANTIPOP è un film di Jacopo Farina, con musiche originali di Cosmo, prodotto da Sara Potente per Sony Music Entertainment.
ANTIPOP sarà in streaming in esclusiva su MUBI dal 1 marzo
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