Anteprima a Roma per ‘Alfredo Bini’. Il produttore che scoprì Pasolini

Il 16 marzo ore 20.30 al Cinema Farnese proiezione-evento e dibattito con il regista in sala per il film di Simone Isola,vincitore del Nastro d'Argento 2016 come miglior documentario sul cinemaKeyword


Mercoledì 16 marzo (ore 20.30) al Cinema Farnese di Roma proiezione e dibattito con il regista per Alfredo Bini, ospite inatteso di Simone Isola, presentato a Venezia 72 e vincitore del Nastro d’Argento 2016 come miglior documentario sul cinema.   Protagonista uno dei più coraggiosi e liberi produttori italiani il cui nome è noto soprattutto per la lunga e intensa collaborazione con Pier Paolo Pasolini. Il documentario sarà anche allo Spazio Oberdan di Milano il  29 marzo (ore 21,25 – serata evento con la presenza del regista), il 30 marzo (ore 19,16) e il 2 aprile (ore 17,30).
 
Nella storia della produzione cinematografica italiana il nome di Alfredo Bini occupa un posto non trascurabile, sebbene la sua attività più conosciuta e apprezzata sia circoscritta agli Anni ‘60. Bini inizia la propria attività proprio nel 1960, fondando la casa di produzione Arco Film e realizzando Il bell’Antonio di Mauro Bolognini, tratto dall’omonimo romanzo di Vitaliano Brancati. Sin da questo primo lavoro emerge la personalità ribelle del produttore, sordo persino ai richiami del ministro dello Spettacolo Alberto Folchi che tenta di dissuaderlo dall’affrontare un argomento rischioso come quello dell’impotenza maschile. Ma il suo grande incontro è quello con Pier Paolo Pasolini, che fa esordire nel 1960 con Accattone e del quale produce tutti i film sino a Edipo re del 1967. I temi religiosi affrontati ne La ricotta e Il Vangelo secondo Matteo provocano tentativi di censura e infuocate polemiche. Così come il “suo” Satyricon diretto da Gian Luigi Polidoro, accusato di oscenità. Bini difende l’opera pubblicando un saggio dall’emblematico titolo “Appunti per chi ha il dovere civile, professionale e politico di difendere il cinema italiano”. Negli Anni ’70 Alfredo Bini virò verso un cinema ‘erotico ed esotico’ mentre lavorava con autori del calibro di Bresson e Chabrol; e poi, dopo una stagione di successi, processi, lotte contro la censura, pagine di grande cinema (e di rotocalchi scandalistici) nell’ultima parte della sua parabola si ritrovò ad eclissarsi, senza lavoro, senza più casa, e senza chiedere aiuto al mondo del cinema. Fino a chiedere ospitalità per pochi giorni alla porta di un albergo. Dove sarebbe rimasto 10 anni. In un finale di solitudine, ma anche misteriosamente magico, che è il punto di partenza di questo documentario.

Un racconto che rivive nelle testimonianza di amici e ‘collaboratori’ come Bernardo Bertolucci, Claudia Cardinale, Ugo Gregoretti, Piero Tosi, Giuliano Montaldo e altri ancora, e attraverso immagini di repertorio, film, foto e memorie autobiografiche ‘rilette’ da Valerio Mastandrea, regalando il ritratto di un uomo affascinante, scomodo, coraggioso; e una storia inaspettata e trascinante di una stagione irripetibile del nostro cinema. Una produzione Kimerafilm, Axelotil Film e Istituto Luce-Cinecittà che anche lo distribuisce.

autore
11 Marzo 2016

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