VENEZIA – “Questo film è un esempio emozionante di come siamo riusciti a lavorare tutti insieme in una situazione veramente difficile: prima le riprese durante le sommosse di Hong Kong e poi la postproduzione durante il lockdown. Però con queste difficoltà credo che abbiano aggiunto intensità al risultato finale”. Parola di Ann Hui, la regista hongkonghese che alla Mostra ha portato fuori concorso Di Yi Lu Xiang (Love After Love). Dopo Tilda Swinton è la seconda Leonessa alla carriera di questa edizione: “i miei amici erano preoccupati che ricevessi il Leone insieme a Tilda Swinton che è molto più bella di me, per fortuna le cerimonie sono state separate”, ha scherzato.
In due ore e dieci minuti, il suo film racconta con stile ed eleganza la storia della giovane e ingenua Ge Weilong che viaggia da Shanghai a Hong Kong per completare la propria istruzione. E’ una ragazza povera e piuttosto sprovveduta che decide di rivolgersi alla ricca zia, la signora Liang, una donna viziata e sprezzante che inizialmente neppure la riconosce o forse le è ostile perché anni prima ha litigato con suo padre. Progressivamente però la giovane entra nelle sue grazie e viene ammessa a far parte di quella vita dorata, ma ambigua e corrotta, in una dimora lussuosa circondata da un giardino bellissimo, con abiti e cibi raffinati. La zia è attorniata da graziose cameriere, forse compiacenti, del resto la casa è meta di alcuni uomini ricchi e potenti. Tra questi c’è anche il playboy George Qiao, un bellimbusto alla ricerca di una ereditiera da impalmare di cui Ge Weilong si innamora non corrisposta.
Il film è l’adattamento del primo racconto pubblicato di Zhang Ailing, scrittrice, nota anche come Eileen Chang, scomparsa nel 1995 e considerata una delle voci più influenti del panorama letterario cinese moderno. “Mi piace la trama – spiega la regista – perché è la storia feroce di un ambiente confuso e ipocrita a Hong Kong, poco prima della Seconda guerra mondiale. Questo mondo tropicale e primitivo che indossa abiti eleganti ed eccentrici, mentre le emozioni e le relazioni più melodrammatiche sono espresse in modo diretto, come se fossero normali. Ho voluto dare voce a questo ambiente unico”. In effetti il film è anche la narrazione, dai toni letterari, della perdita dell’innocenza di un personaggio che viene manipolato, sedotto e infine in un certo senso addomesticato.
Ann Hui, autrice cosmopolita di titoli come The Golden Era e A Simple Life, ammette che il film ha uno sguardo nostalgico sulla Hong Kong degli anni ’40, mentre sulla situazione di Hong Kong oggi non vuole sbilanciarsi: “Quello che penso della situazione politica attuale non è entrato direttamente nel film e non posso commentare troppo questa dimensione politica perché c’è un investitore cinese e il film ha passato la censura in Cina con pochissimi tagli. Quello che succedeva con la rivoluzione degli ombrelli mentre giravamo è entrato in qualche modo nel clima ma con leggerezza, soprattutto per come i giovani si opponevano al sistema anche allora”.
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