In Italia quando si parla di animazione si finisce spesso per sottostimare il comparto facendone un ritratto poco veritiero. Eccezion fatta per il fenomeno Winx e Geronimo Stilton non sono molti i titoli di prodotti nostrani a balenare nella mente, eppure il settore è formato da professionalità di alto livello e ottima formazione tanto che non è difficile trovare nomi di connazionali sui titoli di coda di produzioni d’Oltralpe o di quelli targati Pixar. Per evitare la fuga di talenti dell’animazione italiana manca una programmaticità di intenti e investimenti sul settore da parte dello Stato. La richiesta non è nuova ma ora è resa ancora più urgente dallo scenario già vessato dalla crisi e soggetto a continue sfide tecnologiche e di reperimento dell’audience.
A condividere e esaminare le problematiche dell’animazione in Italia e in diversi paesi europei ci ha pensato nel primo giorno di apertura il MIA, nuovo mercato dell’audiovisivo italiano che fino al 20 ottobre sarà il luogo di riferimento per operatori e player durante questa edizione del Festa di Roma con 1.250 accreditati provenienti da 53 paesi di cui più di 600 stranieri. MIA ha scelto proprio l’animazione per debuttare alla Festa ma anche per battezzare il suo nuovo format, i Soft Talks, conversazioni informali, all’interno di un ampio salotto, dove esponenti di spicco dei singoli settori discutono dei temi caldi con player, trend setter e giornalisti.
Come in tante altre realtà italiane anche per l’animazione si può discutere di mancanza di struttura e unità all’interno del comparto non certo di scarsa creatività. A ricordarlo ci ha pensato subito il francese Christophe Jankovic che con la sua PrimaLinea sta producendo, in collaborazione con Indigo Film, un lungometraggio diretto da Lorenzo Mattotti su La famosa Invasione degli Orsi in Sicilia di Dino Buzzati. E italiana è anche l’idea dietro a un altro interessante progetto di coproduzione, stavolta per la televisione, dal titolo Max e Maestro nato dalla Monello Production di Giorgio Welter, italiano emigrato da anni in Francia dove sta lavorando a 52 episodi di 13 minuti ciascuno con protagonista un ragazzino di periferia e il direttore d’orchestra Daniel Barenboim che lo instraderà all’amore per la musica classica di nascosto dagli amici tutti amanti del rap. Un progetto che entrerà in produzione a inizio 2016 per essere finito entro fine anno e poter andare in onda sulle emittenti che hanno contribuito alla realizzazione: France Television, EDR in Germania e Rai in Italia. Max e Maestro ha anche l’altro importante obiettivo da provare a centrare: piacere a un vasto pubblico tra i 6 e i 9 anni, l’audience più complicata da far affezionare a un prodotto, come emerso proprio durante il Soft Talk. “Al momento sono gli show dedicati al pre-school ad andare per la maggiore perché si mettono i bambini davanti alla televisione in un’età in cui vengono rapiti da quello che vedono – spiega a CinecittàNews Welter – al contrario verso i 9 anni tendono a preferire pc, smartphone e tablet alla televisione. Anche per loro il consumo di contenuti audiovisivi sta diventando frammentato e on demand. Sette anni fa quando ho prodotto Streetfootball ho avuto un grande successo e l’audience in Francia era di 1 milione di bambini. Oggi un programma altrettanto amato può dirsi quello che arriva alla metà di spettatori. La sfida è quella di intercettare i cambi di gusti che nei bambini sono molto repentini e di trovare progetti che si prestino alla declinazione anche su altri supporti”.
Sono realizzati al 100% in Italia, invece, e fanno meno fatica a tenersi stretto il pubblico i video animati delle canzoni dello Zecchino d’oro. Nati come pillole 9 anni fa oggi sono diventati piccoli blocchi di programmazione sulla Rai con circa 140 puntate all’attivo e la soddisfazione di aver mantenuto un costate gradimento del pubblico, mentre la più amata dai piccini, Peppa Pig, programmata subito dopo è in flessione. E questa, secondo il produttore esecutivo della serie, Federico Fiecconi, che al China Day terrà un pitching per una serie su Leonardo, è solo una delle tante possibilità di esprimere la creatività italiana al suo meglio. Secondo l’animatore fattosi le ossa con Bruno Bozzetto la svolta per il comparto è dietro l’angolo. In Italia l’animazione cinematografica e televisiva conta una settantina di società con oltre 3.000 addetti, inclusi i free lance. Ad investire di più è la Rai con 15-18 milioni di euro l’anno, di cui circa il 40% in serie tv, che si trasformano in un ricavo sui 70-80 milioni l’anno. Un giro d’affari che potrebbe ampliarsi già ritoccando la decisione presa da Agcom nell’autunno 2014 quando ha esonerato Disney e Fox dal programmare un minimo di 10% di prodotto nazionale. Di questa scelta così come della necessità di una nuova legge per il settore, martedì 13 ottobre, Asseprim-Confcommercio Imprese per l’Italia e l’Associazione Cartoon Lombardia hanno parlato col sottosegretario allo Sviluppo Economico Antonello Giacomelli. In particolare il presidente di Cartoon Lombardia Riccardo Trigona riporta l’attenzione su una proposta di legge avanzata nel 1997 dalla senatrice Carla Mazzucca Poggiolini che proponeva di creare un desk di esame e finanziamento dei progetti per un supporto sistematico dell’industria attraverso progetti di valore. “Ora la politica ha tutti gli strumenti per valutare la proposta e darci gli strumenti necessari – spiega Fiecconi – erano anni che non si percepiva un reale interesse per il nostro settore. Sembra proprio che l’animazione italiana stia cambiando marcia”.
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