“L’anno che verrà”, un’attesa propositiva, un titolo, quello del Festival online de “la Repubblica”, che nei giorni scorsi ha ospitato incontri con scrittori, economisti, musicisti, scienziati, sindaci, per parlare di quello che ci attende nel 2021 e, tra le voci dell’audiovisivo, quella di Tinni Andreatta, da giugno scorso vicepresidente delle Serie Originali Italiane di Netflix.
“L’inclusione e la diversità“, intese anche come “elemento di orientamento sessuale, di diversità religiosa” e come “elemento multiculturale“, insieme alla letteratura dei romanzi, sono i soggetti che Andreatta intende sviluppare per la piattaforma, che raggiunge 190 Paesi nel mondo. “L’elemento multiculturale che in Inghilterra e in tanti altri Paesi è raccontato da cinema e tv ormai da moltissimi anni, in Italia arriva molto tardi”, ha sottolineato, citando l’esempio di “Zero, una nuova serie che andrà in onda in primavera e ha come protagonista un ragazzo di seconda generazione che vive nei sobborghi di Milano. Un aspetto al quale abbiamo tenuto è stato scegliere un regista, tra il gruppo di registi che hanno diretto la serie, che fosse di seconda generazione: anche chi è dietro la macchina da presa può rappresentare così al meglio una storia in cui il ragazzo si sente invisibile, in quanto di seconda generazione ma anche giovane che, come tutti i ventenni, ha difficoltà a fare amicizia o trova difficilmente l’amore. È una storia che parla di una vicenda specifica ma ha un significato più largo”.
Oltre La vita bugiarda degli adulti di Elena Ferrante, sarà adattato Fedeltà di Marco Missiroli: “in questo momento sono in esame una molteplicità di progetti tra cui molti anche basati su romanzi. Un modo di lavorare che a me piace molto, perché dalla letteratura nasce il romanzo contemporaneo della serialità”, ha spiegato Andreatta, per cui “La letteratura offre mondi possibili e personaggi che hanno una ricchezza particolare, che riescono a riassumere in modo significativo eventi o situazioni che hanno una valenza universale”. Da un romanzo, The Queen’s Gambit di Walter Tevis, è tratto anche La regina degli scacchi, diventato un cult: un successo, secondo Andreatta, legato a “un tema importante e universale che è il genio e, dall’altro lato della medaglia, all’angoscia e alla dipendenza associate alla possibilità mentali straordinarie che la protagonista possiede”. Dalle opere di Tevis, ha ricordato, “sono stati tratti tre grandi film, Lo spaccone, L’uomo che cadde sulla Terra, Il colore dei soldi“. Alla base del successo della serie anche la cura dei dettagli: basti pensare che “anche le partite di scacchi che giocano i personaggi sullo sfondo sono tutte vere”.
“Quello che auguro al nostro Paese è di riuscire a gettare le basi di una nuova crescita e di farlo puntando sui giovani, perché sono il nostro futuro, quindi sono i primi ai quali si debba pensare; di potere vivere senza il Covid, tornare alla normalità: questo voglio dirlo per ogni persona che vive nel nostro mondo. Le produzioni hanno fatto uno sforzo estremo e quindi lo auguro veramente come primo auspicio”.
Diretto da Bobby Farrelly, il film uscirà in streaming il 18 dicembre su Paramount+
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