Amir Naderi: la sfida di un visionario randagio

Il regista iraniano presenta fuori Concorso 'Monte' girato in gran parte sulla montagna Latemar che è il personaggio principale di quest’opera quasi muta con Andrea Sartoretti e Claudia Potenza


“Dedico il Premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker, che oggi ho ricevuto, alla nuova generazione cinematografica iraniana. Ritornerò in Iran? Non ho problemi con la politica del mio paese, la politica è a buon mercato. Ho lasciato l’Iran, dove i miei film sono proibiti, perché volevo andare in posti diversi e conoscere altre culture. La mia vita è un ponte e questa è stata la mia sfida”. E per il regista Amir Naderi una sfida sono stati sia la realizzazione di Monte, presentato Fuori Concorso, sia la storia stessa di questo film metaforico e visionario, in sala il 29 settembre, distribuito da Asap.

Terza volta a Venezia per Naderi, nel 2008 in concorso con Vegas: Based on a True Story, nel 2011 Cut apre Orizzonti. Monte, “una storia che il regista porta con sé da15 anni e che ha avuto il sostegno della IDM Film Commission dell’Alto Adige, è stato girato in gran parte sul monte Latemar.
La montagna è il personaggio principale di quest’opera quasi muta, priva di dialoghi e fatta di rumori di un paesaggio maestoso, di grida e lamenti umani. In un tempo passato, forse il Medioevo – per Naderi “i problemi di ieri sono gli stessi di oggi” – Agostino/Andrea Sartoretti vive, anzi sopravvive, con la moglie Nina/Claudia Potenza e il figlio Giovanni/Zaccaria Zanghellini in un piccolo villaggio spopolato ad alta quota. Sopra di loro la grande e potente montagna che li sovrasta e fa da barriera al sole che non illumina con i suoi raggi una terra avara di risorse e frutti. Nonostante le dure condizioni di vita e la perdita della piccola figlia, Agostino non vuole andarsene, è convinto che le radici di un uomo non debbano essere dimenticate o tradite. Il destino suo e della famiglia è quello di rimanere tra quelle vette e di sperare che un giorno il sole riscaldi quella casa e quel pezzo di terra. Un sogno al quale il contadino Agostino nonostante le tante ed enormi difficoltà non rinuncia. La religione non è di conforto, anzi la Chiesa o meglio il potere temporale è pronto a condannare il diverso. E allora Agostino prova così a fare qualcosa di impossibile e lo rende possibile.

“Se si crede nei propri fini e se si vuole compiere qualcosa di impossibile, se ne deve pagare il prezzo – spiega Naderi – Ognuno di noi ha un obiettivo nella propria vita e per raggiungerlo si affrontano ostacoli, rinunce. Bisogna essere pronti a credere, aver pazienza e pagare con il proprio cuore. Mai rinunciare, finché non si giunga alla meta, perché questo è il dono concesso all’essere umano: la sfida. E una volta conquistato l’obiettivo condividerlo”.
Perché questo primo film in Italia? “Ho imparato dai maestri del cinema italiano e lo insegno. L’Italia è un paese che molti anni fa ha vissuto nell’ombra. Poi qualcuno ha portato la luce, lacerando la montagna, ma qualcun altro l’ha fatto tornare nell’ombra. Dovete ritrovare la luce e non essere solo il paese del turismo”.

Per la fotografia di Monte, così importante in un film dominato dall’assenza di sole e dai chiaroscuri, il regista ha scelto Roberto Cimatti, “un bravissimo e paziente ascoltatore”. “E’ stato un film impegnativo nella sua realizzazione, a cominciare dalla situazione logistica, a 2500 metri con la variabilità atmosferica e dunque la difficoltà ad avere continuità nella luce”, dice il direttore della fotografia. “Il monte del film è come quelli con cui si confrontavano Michelangelo e altri artisti per tirar fuori il marmo. Questo è un omaggio all’amore, all’arte, alla bellezza”, aggiunge il cineasta.
E altrettanto impegnativa è stata la performance chiesta agli interpreti. “La prima volta che ho incontrato Naderi – racconta Andrea Sartoretti – sono stato travolto e conquistato da un animale carico di umanità che ti assale con la sua emotività. Lui è come il film che avete visto”. Per Claudia Potenza è stata un’esperienza fuori dell’ordinario avuta con Naderi che ‘etichetta’ con una indovinata espressione: “un visionario randagio”.

autore
05 Settembre 2016

Venezia 73

Venezia 73

Microcinema distribuirà ‘The Woman who Left’

Sarà Microcinema a distribuire nelle sale italiane il film Leone d'Oro 2016, The woman who left, nuovo capolavoro di Lav Diaz. La pellicola, che nonostante il massimo riconoscimento al Lido non aveva ancora distribuzione e che si temeva restasse appannaggio soltanto dei cinefili che l'hanno apprezzata alla 73esima Mostra di Venezia, sarà quindi visibile a tutti, permettendo così agli spettatori del nostro Paese di ammirare per la prima volta un'opera del maestro filippino sul grande schermo

Venezia 73

Future Film Festival Digital Award 2016 a Arrival

Il film di Denis Villeneuve segnalato dalla giuria di critici e giornalisti come il migliore per l'uso degli effetti speciali. Una menzione è andata a Voyage of Time di Terrence Malick per l'uso del digitale originale e privo di referenti

Venezia 73

Barbera: “Liberami? E’ come l’Esorcista, ma senza effetti speciali”

Il direttore della Mostra commenta i premi della 73ma edizione. In una stagione non felice per il cinema italiano, si conferma la vitalità del documentario con il premio di Orizzonti a Liberami. E sulla durata monstre del Leone d'oro The Woman Who Left: "Vorrà dire che si andrà a cercare il suo pubblico sulle piattaforme tv"

Venezia 73

Liberami: allegoria del mondo moderno

Anche se l’Italia è rimasta a bocca asciutta in termini di premi ‘grossi’, portiamo a casa con soddisfazione il premio Orizzonti a Liberami di Federica Di Giacomo, curiosa indagine antropologica sugli esorcismi nel Sud Italia. Qualcuno ha chiesto al presidente Guédiguian se per caso il fatto di non conoscere l’italiano e non aver colto tutte le sfumature grottesche del film possa aver influenzato il giudizio finale: “Ma io lo parlo l’italiano – risponde il Presidente, in italiano, e poi continua, nella sua lingua – il film è un’allegoria di quello che succede nella nostra società". Mentre su Lav Diaz dice Sam Mendes: "non abbiamo pensato alla distribuzione, solo al film. Speriamo che premiarlo contribuisca a incoraggiare il pubblico"


Ultimi aggiornamenti