“Ci sono due modi, uno cattivo e uno buono, per rispondere”, dichiara il regista Neri Parenti a proposito delle polemiche che hanno interessato il suo Amici miei –
Come tutto ebbe inizio, in uscita con Filmauro in 570 copie il 16 marzo, prequel – e non remake, come qualcuno, erroneamente, lo chiama – del classico monicelliano targato 1975.
“Partiamo dal quello cattivo. So che c’è un gruppo su facebook che ha raccolto circa 56.000 firme contro la realizzazione del mio progetto – continua il regista – Il gruppo nasce il 26 aprile, giorno del mio compleanno, tra l’altro, e all’inizio c’è stato un certo interesse proprio per il gran numero di adesioni. Erano in 50.000. Ora sono sempre 50.000. Rispetto ai 20 milioni di utenti di facebook, mi pare poca cosa. Il modo buono per rispondere invece riguarda l’amore. Sia io che queste persone siamo innamorati dell’Amici miei originale, solo in maniera diversa. Per loro il sentimento è tale che ogni cosa che tocchi in qualche modo il mito finisce per risultare oltraggiosa. Ma per me realizzare questo film è stato tirare fuori un sogno da un cassetto. Penso di averlo fatto con il massimo rispetto, a partire dal fatto che gli autori e i soggettisti sono i medesimi del prototipo: Leo Benvenuti, Piero De Bernardi e Tullio Pinelli. E’ un progetto che ha origini lontane, all’inizio doveva essere interpretato dallo stesso cast dell’originale”.
“Ma poi – interviene il produttore Aurelio De Laurentiis – gli anni sono passati, qualcuno di quegli attori era morto, altri erano invecchiati. Abbiamo pensato non fosse il caso. I diritti di Amici miei li acquisii molto tempo fa, fui io a convincere Monicelli a fare l’Atto II°, a sei anni dal primo episodio. Il terzo lo facemmo invece con Nanni Loi, perché Monicelli era impegnato con Il marchese del grillo. A un certo punto, nel progetto, spuntò fuori perfino il nome di Gérard Depardieu, ma non mi piacque il suo modo di promuovere i film, per cui lo accantonai”.
Come risolvere dunque l’impossibilità di richiamare a corte i grandi interpreti del passato, nomi con cui è difficile confrontarsi come Ugo Tognazzi, Gastone Moschin, Adolfo Celi, Philippe Noiret, Renzo Montagnani, Duilio Del Prete?
Semplice: l’azione si sposta nel 1400 e coinvolge altri personaggi, che con gli originali hanno in comune solo vaghe assonanze – là c’era un barista, qui un oste, là c’era un medico, qui un cerusico, e così via…- cercando di mantenere intatto lo spirito ‘zingaresco’ dell’illustre modello.
Se l’operazione sia riuscita o meno, sarà il pubblico a doverlo giudicare, ad ogni modo i nuovi interpreti Christian De Sica, Massimo Ghini, Giorgio Panariello, Paolo Hendel, Michele Placido e Massimo Ceccherini ce la mettono tutta, riuscendo dopotutto a strappare più di una risata a denti stretti.
D’altro canto, l’umorismo della serie è sempre stato venato di amarezza, volto a esorcizzare la paura della malattia, della sofferenza, della vecchiaia e della morte, sia in senso fisico che intellettuale. “Il messaggio ultimo – dice Hendel – è cercare di vivere la vita con leggerezza, perché le lacrime sono sempre dietro l’angolo. Lo diceva anche Monicelli: ‘la vita è un balocco’”.
“Chi vuol esser lieto sia, del doman non c’è certezza…”, insomma. Non è un caso che i celebri versi di Lorenzo il Magnifico, qui interpretato da Alessandro Benvenuti, siano direttamente citati in una divertente sequenza.
La parte “non toscana” del cast, ovvero De Sica, Placido e Ghini, ha dovuto anche prendere lezioni per adattarsi all’atmosfera: “Io me la sono cavata – dice De Sica – perché il mio personaggio è un nobile e dunque parla in italiano, e l’accento toscano è solo vago. Ma sono orgoglioso di averlo interpretato, soprattutto perché parte del set è stata ricostruita negli studi di Cinecittà. E’ stato bello rivederli attivi come una volta, con tanta gente che girava in costume. Il film ha dato lavoro a moltissime persone. Neri ci ha mandato a lezione con un suo compagno di banco, per imparare il toscano”.
“Del resto – fa eco De Laurentiis circa lo sforzo produttivo sostenuto per il film – il costo industriale è stato di circa 15 milioni di euro e per il cinema italiano non è poca cosa”.”Io ho ricevuto un grande complimento – commenta Ghini – perché su un giornale hanno scritto che mi doppiava un attore toscano. Ovviamente, nessuno mi ha doppiato. Ero io a parlare così”.
“A Monicelli il doppiaggio piaceva – dice ancora De Laurentiis – ma noi abbiamo cercato di fare un film sì concepito come quelli di un tempo, ma girato in maniera moderna, in presa diretta. Pensate che nell’originale Amici Miei, di toscani doc, non ce n’è nemmeno uno”.
Ceccherini scherza e tiene banco, mostrando orgogliosamente una schedina con cui lui, fiorentino, ha vinto puntando sul Napoli, che come è risaputo è di proprietà di De Laurentiis. Panariello ne approfitta invece per parlare di un progetto che ha in mente: “Vorrei proprio fare un film sulla vita di Renzo Montagnani, un attore troppo spesso considerato al di sotto del suo reale valore”.
Ma, alla fin fine, tra gli astanti aleggia sempre la medesima domanda: cosa ne avrebbe pensato Monicelli?
“Monicelli ne pensava bene – risponde sicuro Paolo Hendel – Diceva: basta che faccia ridere. Lui stesso non considerava i primi due Amici miei dei capolavori, solo due film con una bella storia e la capacità di far ridere le persone”.
E’ d’accordo anche De Laurentiis: “Mario non era tipo da schierarsi pro o contro qualcosa che non conosceva. Ci ho parlato prima che morisse, ma purtroppo non ci vedeva già più, così è stato difficile fargli leggere la nuova sceneggiatura”.
Fatto sta che, nella dedica a Leo, Tullio e Piero, che chiude il film dopo un finale “a sorpresa”, il nome del maestro non appare. Neri Parenti, a riguardo, dice: “Non potevo mettere una dedica a Monicelli senza chiedergliela, non era quel tipo di persona. Mi sono limitato alle figure che hanno più condiviso con me il progetto, i tre sceneggiatori. Ciò non toglie che nutro per Mario il massimo rispetto”.
“E poi – fa eco De Laurentiis – se proprio vogliamo essere precisi, il regista originale di Amici Miei era Pietro Germi, morto al primo giorno di riprese. Se avessimo dovuto aggiungere anche lui, la lista si sarebbe parecchio allungata. Inoltre, conclude, non mi risulta che sia partito un analogo vespaio di polemiche alla notizia del prequel di Blade Runner, che pure ha fatto la storia”.
In verità, qualcuno ha protestato anche per questo, ma il produttore, com’è comprensibile, non sembra crucciarsene. Né si preoccupa del box office. “Ci sono semplicemente film che funzionano e film che non funzionano”, conclude serafico. L’importante, del resto, è prendere la vita con leggerezza.
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