Amelio e Lipari: pellicola sull’acqua


Due registi, Gianni Amelio e Paolo Lipari. Uno special e un corto, Bertolucci secondo il cinema e Due dollari al chilo, che il 3 settembre sono stati accolti con affetto, alla Sala Volpi, da un pubblico misto di giornalisti e spettatori. Due occasioni per parlare del restauro cinematografico, e del rischio della perdita di quella grande sacca della memoria del Novecento che sono i film. E per sottolineare l’impegno, in tema di restauro e “prevenzione”, di due strutture: la Fondazione Cineteca Italiana, che ha ottenuto per la sua attività i finanziamenti europei del Premio Raffaello, e che ha reso possibile la realizzazione di Due dollari al chilo; e Raicinema, che ha varato insieme al Museo del Cinema di Torino uno specifico programma di restauri di opere del cinema italiano, tra cui proprio il backstage di Amelio sul set di Novecento, nel 1976. In sala, accanto al direttore di Venezia Alberto Barbera, il regista Giuliano Montaldo per Raicinema, il sindaco di Torino Valentino Castellani, Stefano della Casa, direttore del Torino Film Festival e collaboratore del Museo, e Gianni Comencini, fratello del regista Luigi, per la Fondazione.
Proprio da un corto di Luigi Comencini, il Museo dei sogni del ’49, in tempi “non sospetti” di espansione della nostra industria cinematografica, parte Paolo Lipari per svelare, tra denuncia e ironia, la triste sorte riservata alle pellicole una volta concluso il loro ciclo vitale: la morte violenta nei due “mattatoi” Kodak di Millesimo e di Cinisello Balsamo, e il riciclo dei componenti utili. Due dollari al chilo è, appunto, il valore di mercato della pellicola avviata al macero. Lipari monta le immagini documentaristiche con un controcanto comico di scene classiche del cinema d’antan, e chiude sulle note vitalistiche di I will survive. Perché le case di produzione fanno distruggere le copie dei film? Perché occupano spazio, e quindi costano. Per evitare le proiezioni abusive. Ma perché non provvedono, spesso, a salvaguardare delle copie nelle cineteche? Mistero.
Ma anche se il cinema è scritto sull’acqua, su una materia fragile che la stessa emulsione che fissa le scene sulla pellicola contribuisce a distruggere, qualcosa può essere fatto per salvaguardare il nostro patrimonio di immagini. Lo prova il dietro le quinte di Amelio su Novecento di Bernardo Bertolucci, un film che è a sua volta un viaggio nella memoria di tutto un secolo di mutamenti e battaglie e una sfida personale del regista che torna nella sua Parma, per vedere se riuscirà a filmarsi e a confrontarsi con le prime immagini della sua vita. Con la stessa città e campagna che suo padre Attilio ha scelto per la sua poesia. Ed è un Bertolucci autoironico, divertente, consapevole dei tiri mancini che l’inconscio di un regista gli gioca alla fine di un film, quello che emerge da queste immagini così anni Settanta. Così irrimediabilmente del passato.

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04 Settembre 2000

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