Ambrosia Caldarelli a soli 23 anni ha già interpretato due ruoli totalizzanti, sul piccolo e sul grande schermo. Nella serie Circeo (uscita prima su Paramount+, e recentemente vista su Rai1) ha dato corpo e voce a Donatella Colasanti, sopravvissuta al massacro del Circeo dove nel 1975 perse la vita la sua amica Rosaria Lopez. Nei cinema a marzo la vedremo nei panni di Desdemona in Non sono quello che sono, adattamento in romanesco, e napoletano, di Edoardo Leo della tragedia dell’Otello di William Shakespeare, presentato in anteprima al Festival di Locarno 2023. “Entrambe queste donne sono state vittime di violenza. Ho sempre riflettuto sul legame delle loro storie. Storie di violenza purtroppo ancora oggi attuali”, dice la giovane attrice a CinecittàNews.
Ambrosia, cosa ha significato per te interpretare Donatella Colasanti?
Dare voce a questa donna che ha lottato moltissimo nella sua vita, da quando aveva 17 anni, anche nei tribunali, è stata un’esperienza di grande responsabilità. Donatella è stata una donna che non ha avuto una vita facile. È morta anche molto giovane (a soli 47 anni per un tumore al seno, ndr). La cosa per me più importante è stata far conoscere la sua storia, quanto abbia lottato nella sua vita. Credo che dimenticare un avvenimento come il massacro del Circeo sia molto grave. Io già conoscevo questo fatto di cronaca prima di fare la serie, nonostante la mia giovane età, perché sono di Roma e mio padre me lo aveva raccontato. Non conoscevo però a fondo la storia di Donatella, di pubblico c’è molto poco.
Come ti sei preparata al personaggio?
Mi sono naturalmente affidata alla sceneggiatura e ai materiali che mi ha fornito la produzione. Non ho conosciuto nessuno dei suoi familiari o amici. Ma so che il fratello dopo aver visto la serie è rimasto colpito ed emozionato. E questo mi ha reso orgogliosa. Era importante rendere giustizia a questa donna e alla sua storia.
A marzo uscirà il nuovo di Edoardo Leo dove interpreti, invece, Desdemona.
C’è un legame tra le storie di Desdemona e di Donatella, sebbene una sia stata scritta dalla penna di Shakespeare e l’altra sia un fatto di cronaca. Entrambe parlano di violenza di genere, un tema che purtroppo ancora oggi è molto attuale. La morte di Desdemona è considerato uno dei più grandi femminicidi della letteratura. Ho cercato di raccontare questa ragazza sottomessa a suo marito, Otello, quindi molto fragile, ma che ha dimostrato forza nel disubbidire al padre, e che per il suo coraggio anche ha perso la vita.
Che prova è stata per te questo ruolo?
Sicuramente totalizzante. Parlare in romanesco è stata una grande sfida. Desdemona è stato il mio primo ruolo da protagonista. Io sono una che non si aspetta mai nulla. Conquistare questo ruolo è stato qualcosa di inaspettato e mi ha reso felicissima. Pochi mesi dopo la fine delle riprese ho girato Circeo, anche se è uscita prima la serie del film.
Quando hai scelto di fare l’attrice?
A liceo ero riservata, non andavo bene a scuola, e un mio amico mi ha coinvolto in un corso di teatro. Mi vergognavo anche a salire sul palco per gli spettacoli, ma poi ho iniziato a fare i provini e ho visto che questo mi faceva stare bene con me stessa. Il mio primo set è stato Attenti al gorilla, una commedia di Luca Miniero. Avevo un ruolo piccolissimo, ma lui mi ha spronato ad andare avanti in questo lavoro e mi ha consigliato un’agente. È stata un’esperienza davvero bella e umana. Poi ho lavorato con Pappi Corsicato nella serie Vivi e lascia vivere, un’altra esperienza che ricordo con affetto.
Oggi come guardi al futuro?
Quello che mi auguro è riuscire a fare sempre progetti che raccontino qualcosa che possa rimanere nella mente delle persone, che lascino una traccia. Voglio continuare a fare progetti in cui credo, che abbiano un senso, che mi diano soddisfazione.
Oggi quanto è complicato fare l’attore vista la presenza di tanti giovani che vogliono fare questo mestiere?
È un lavoro difficilissimo, pieno di alti e bassi. È un continuo ricominciare da capo. Io cerco di non vivere la competizione, non la sentivo neanche a scuola o nello sport, è carattere. Io penso a me. Ognuno deve seguire la propria strada. È normale che ci saranno ruoli che potrò fare, e altri no.
C’è un regista italiano con cui vorresti lavorare?
Paolo Virzì è un autore che mi è sempre piaciuto sin da quando sono piccola. Non ho mai fatto un provino per un suo film, vorrei tanto capitasse in futuro.
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