“E’ la storia di un uomo, della sua caduta e del suo tentativo di resurrezione, quella di Alza la testa. Il rapporto difficile tra padre e figlio è solo uno spunto per parlare d’altro e prendere altre direzioni”. Ora che il film è stato visto dal pubblico dei giornalisti, il regista Alessandro Angelini può spiegare come e perché sia andato oltre il tema che era stato al centro anche del suo primo, convincente, film L’aria salata.
La pellicola – interpretata da Sergio Castellitto, Giorgio Colangeli, Anita Kravos e l’esordiente Gabriele Campanelli – infatti, dopo un inizio concentrato sul rapporto simbiotico tra un papà operaio e il figlio che lui vorrebbe diventasse un campione di pugilato, compie molte e diverse virate, toccando temi forti come la donazione di organi, l’identità sessuale, il razzismo e persino l’immigrazione clandestina. Quando, infatti, a circa metà della storia il ragazzo muore, papà Mero parte alla ricerca della persona a cui è stato donato il suo cuore.
“E’ un film paradossalmente semplice e popolare – dice Castellitto, che cita Loach e i fratelli Dardenne – percorso da un dolore emotivo profondo e fisico. Quando Mero trova il cuore di Lorenzo nel posto più sbagliato per la sua mentalità, impara ad alzare la testa e finalmente incontra gli occhi degli altri”. Apprezzato (anche se con qualche riserva) dai critici, Alza la testa di Alessandro Angelini potrebbe ambire a un bel premio, magari quello per il miglior attore al superbo Sergio Castellitto.
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La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
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