All’Italian Pavilion sviluppi e criticità della Realtà Virtuale

La presentazione è soprattutto un’occasione per fare il punto con i rappresentanti delle istituzioni sul rapporto tra vecchie e nuove tecnologie


Viene presentato all’Italian Pavilion, con moderazione di Carlo Rodomonti, responsabile Marketing Strategico e Digital di Rai Cinema, il libro ‘Immersi nel futuro – la realtà virtuale, nuova frontiera del cinema e della TV’ coordinato da Simone Arcagni, primo libro bianco italiano sul tema, a cura di Rai Cinema e Ufficio Studi Rai. Il testo e l’evento vengono comodi per prepararsi adeguatamente anche alla visione delle opere della sezione ‘Venice VR Expanded’, che attraverso l’utilizzo della tecnologia di realtà virtuale propongono nuove frontiere artistiche e creative. Arcagni è docente universitario, già a autore anche de ‘L’Occhio della macchina’ pubblicato da Einaudi.

“Abbiamo voluto concentrare la nostra attenzione sulle produzioni legate ai media – dichiara – con particolare attenzione alle produzioni di media player come i broadcaster e i produttori cinematografici andando a scavare nei contenuti realizzati: documentari, fiction, format, ibridi. Abbiamo bisogno di infrastrutture e contenuti. L’Oculus, il visore per fruire della VR, costa tanto, ma meno di una console. Le console però sono al centro dei desideri dei ragazzi, il casco per la realtà virtuale no, perché ancora non ci sono i contenuti, e questo è lo sforzo da fare. Inoltre va alleggerita la tecnologia. L’occhiale è da preferire all’elmetto. C’è uno sforzo tecnologico da fare, ma del resto era faticoso anche guardare i film girando una manovella per proiettarli. Se noi riuscissimo a creare in sala cinematografica anche dei momenti di visione per la VR può essere uno scarto. Pensare alla tecnologia solo come qualcosa che va fruito in casa non la porta avanti. Nei musei e nei parchi a tema ci sono sempre le code per la realtà virtuale, ad esempio. E poi va capito cosa può dare realmente l’immersione. E’ una sensazione forte. Sei davvero in mezzo all’azione, sia che si tratti di immersione interattiva che semplicemente di spettacolo. Io ho visto in realtà virtuale un concerto di Jean-Michel Jarre, gli ho dato una pacca sulla spalla e lui si è girato per farmi segno dell’Ok. E penso che non ci sia da preoccuparsi sul fatto che le nuove tecnologie possano ‘uccidere’ il cinema. Tutt’altro. Sono due realtà che possono convivere e sostenersi l’un l’altra. Si dice che la realtà virtuale sia in ‘fase Lumière’ e io da storico del cinema non posso che dire che è un privilegio essere in questa fase. Se avessi una macchina del tempo ci tornerei volentieri, quindi non posso che essere felice di trovarmi in questa fase per quanto riguarda la VR”.

La presentazione del libro è però soprattutto un’occasione per fare il punto con i rappresentanti delle istituzioni sul rapporto tra vecchie e nuove tecnologie.

Il Sottosegretario MiBACT Anna Laura Orrico sottolinea come la moderna tecnologia “ci permette di valorizzare la cultura nei nostri territori. E’ emerso in maniera prepotente, dopo la pandemia, quanto il digitale possa essere un moltiplicatore di opportunità e riscatto anche da un punto di vista economico. Musei, biblioteche, parchi archeologici, teatro, attraverso la tecnologia digitale hanno potuto farsi conoscere. E’ il linguaggio più conosciuto dalle nuove generazioni e quello attraverso cui possiamo fargli conoscere la cultura. Inoltre le nuove tecnologie rendono la cultura accessibile a tutti. Le opere d’arte vengono più facilmente decrittate, e permette l’accesso anche a chi ha difficoltà fisiche o di mobilità. L’esercizio cinematografico tende ad avere paura delle nuove tecnologie e del digitale. Ma strumenti come la realtà virtuale potrebbero potenziare la visione nelle sale. Da appassionata di film fantasy se avessi potuto affiancare alla visione de Il signore degli anelli un momento di realtà virtuale che mi desse accesso al backstage, avrei probabilmente pagato volentieri un extra sul biglietto”. Inoltre le nuove tecnologie permettono di creare nuove professionalità. E lo si può fare non solo nelle grandi città ma anche nelle aree periferiche, mettendo in piedi meccanismi di sviluppo virtuosi. Per quanto riguarda poi i giovani, può essere un viatico per fargli capire quanto sia importante l’esperienza diretta, ad esempio della visione in sala, stimolando un avvicinamento al mondo della cultura italiana”.

Francesco Rutelli, Presidente Anica, dice “vorrei portare un paio di riflessioni sul perché la realtà virtuali si trovi ancora nello stadio embrionale. Tutti ne colgono le potenzialità ma tutti sono in attesa che maturi. E’ come se fossimo allo stato ‘Lumière’. La VR ha fatto giganteschi passi in avanti ma ancora non ha tagliato il traguardo come nei film di fantascienza. Siamo in una fase fondativa in cui tutte le esperienze del digitale sono in fase trasformativa. L’ANICA ha voluto dare impulso al festival VideoCittà, perché riteniamo che sia impossibile prescindere anche dalle trasformazioni provenienti dalle nuove tecnologie. Anche a Venezia c’è una sezione competitiva relativa. Questo significa anche considerarne le criticità. Ad esempio gli strumenti per fruirne costano troppo e vanno resi maggiormente fruibili. Eppure ci sono applicazioni che permettono di vedere un film contemporaneamente qui e a Melbourne, ed è solo la Realtà Virtuale che lo permette. Così come vanno considerati i rapporti con la ‘cugina’ Realtà Aumentata. Il punto irrisolto è tra immersione della persona e condivisione. Tutti noi la ricerchiamo e soprattutto giovani e giovanissimi. Ma la realtà virtuale non è solo un gioco, ci si lavora in campo di sanità e protezione civile, ad esempio. In termini di turismo, la Realtà Virtuale in tempi di pandemia ha permesso di viaggiare nel mondo. Ci sono la scuola e la formazione. Ma gli Oculus devono assolutamente costare di meno altrimenti un uso didattico diventa insostenibile. Come incontrare le innovazioni, come farsi cambiare dalle innovazioni. Ecco una delle sfide più interessanti per le industrie cine-audiovisive”.

Così Paolo Del Brocco, Amministratore Delegato di Rai Cinema: “Abbiamo sempre cercato di innovare e sperimentare, anche a livello di studi. Da un paio di anni ci siamo tuffati su questa nuova applicazione tecnologica creando Rai Cinema Channel VR, peraltro free, con molti contenuti tra cui interviste e tappeti rossi. Ci sentiamo la responsabilità di avvicinare al cinema e all’audiovisivo pubblici diversi, giovani, con strumenti che usano per altri motivi, come il gaming. In questo modo contiamo di avvicinarli ai contenuti cinematografici e audiovisivi, e inoltre come servizio pubblico ci permette di far passare contenuti di tipo sociale. E inoltre c’è l’aspetto spettacolare. Si può vedere un concerto stando direttamente sul palco oppure Dunkirk di Nolan direttamente al centro dell’azione”.

Andrea Montanari, Direttore Ufficio Studi Rai ricorda il contratto di servizio che regola la mission della Rai: “dobbiamo sperimentare nuovi linguaggi testuali e visivi, puntando ai giovani e all’innovazione, e sostenere capacità produttive e imprenditoriali per favorire lo sviluppo e la crescita, cercando anche nuovi linguaggi e modelli produttivi. Certo va superato il problema tecnologico. Steve Jobs aveva concepito un telefono portatile ben prima dell’iPhone, ma mancava di trasportabilità e l’interfaccia era carente. Doveva arrivare la tecnologia touch per poterlo sbloccare”.

“La VR per Rai Cinema – ha detto Rodomonti – sta avendo una grande valenza in termini di posizionamento e di capacità di parlare a pubblici nuovi e particolarmente interessanti. Credo che uno dei principali obiettivi realizzati sia stato quello di rendere in qualche modo più “pop” un mondo ancora costretto in una molteplicità di nicchie”.

Liz Rosenthal, responsabile Programmazione Selezione VR del Festival di Venezia, aggiunge: “Il testo è una fantastica iniziativa che sottolinea le nuove entusiasmanti possibilità della VR per l’industria dell’intrattenimento. È uno strumento essenziale per chiunque desideri esplorare come la realtà virtuale sta trasformando il modo in cui il pubblico sperimenta nuove forme di intrattenimento e scopre i principali talenti, piattaforme e opportunità di business italiani e internazionali”.

La presentazione del libro va in parallelo con quella del corto transmediale Revenge Room prodotto da One More Pictures con Rai Cinema, sul tema del ‘revenge porn’. Nel cast Alessio Boni e Violante Placido. Protagonisti Eleonora Gaggero e Luca Chikovani, con Baby K, musicista star di YouTube, che offre un brano per la colonna sonora (‘Sogni d’oro e di platino’).

E’ la storia di Federica, rinchiusa nella sua stanza dalla quale non vuole uscire a causa delle decine di messaggi che riceve da sconosciuti, tutti volgari e provocatori, e quella di Davide, il suo ragazzo, che si sveglia in una stanza in compagnia di uno sconosciuto senza sapere cosa stia accadendo. In quindici minuti, i due innamorati devono affrontare quello che è il loro peggior incubo.

Ma soprattutto è un progetto innovativo, pensato per parlare a spettatori di target diversi, in particolare Generazione Z, Millennials e genitori. Una storia dalla forte valenza sociale che prende vita attraverso tre contenuti diversi, ognuno pensato per un differente canale di distribuzione. E’ stato realizzato sia come cortometraggio lineare, diretto da Diego Notta, che come corto in Virtual Reality di Gennaro Coppola (a settembre nel programma di Videocittà), oltre che come mapping narrativo realizzato dal Rufa in collaborazione con la società di VFX Direct 2 BRAIN, che si vedrà in autunno in una piazza di Roma, nell’ambito di un evento specificamente legato al tema del revenge porn.

“E’ un lavoro diverso – dice Violante Placido – rispetto al cinema tradizionale, cambiano la modalità di movimento e la dinamica”.

Manuela Cacciamani di One More Pictures chiude l’incontro: “La realtà virtuale è una tecnica che porta a un mezzo di distribuzione diverso. Se parliamo di eventi, formazione e arte abbiamo bisogno di un certo tipo di contenuti. Sul cinema abbiamo bisogno di una bella storia. Non abbiamo pensato a un contest per un prodotto virtuale, ma lo avrebbe vinto chi avesse portato un’idea ‘esplodibile’ sui vari formati, compresi quelli virtuali. E’ a partire dalla scrittura che va capito cosa sia la Realtà Virtuale e come sfruttarla. Se siamo veramente al ‘giorno 0’ di qualcosa di nuovo che sta arrivando dobbiamo pensare anche alla formazione e allo sviluppo dei nuovi talenti, e infatti è previsto un contest anche per l’anno prossimo”.

C’è anche un documentario, disponibile a questo link, intitolato CIAK19, Il cinema al tempo del Covid, una produzione Onemore Pictures e Direct2Brain per Xiaomi, leader mondiale nella tecnologia, che racconta proprio il backstage del corto Revenge Room, ed è stato presentato a Venezia presso la Hollywood Celebrities Lounge nell’esclusivo Tennis Club del Lido.

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