Alexander

“Spero nell’Europa. In fondo Alexander è un film fatto da europei, con soldi tedeschi, inglesi e francesi e pochi attori americani”. Oliver Stone porta in Italia il suo progetto più costoso e impegnativo: 155 milioni di dollari, quasi tre ore di proiezione, riprese in tre continenti dal Marocco alla Thailandia, grandiose scene di battaglia, centinaia di animali e migliaia di comparse.

Negli Usa, dove è uscito il 24 novembre, è stato un mezzo flop: etichettato come versione gay della storia di Alessandro Magno. “Ma tutto ciò è riduttivo”, dice il regista di Platoon, sempre dotato di una certa vis polemica. “Alessandro era pansessuale, un esploratore anche in questo. Un uomo aperto e vulnerabile, grande condottiero ma anche capace di integrare le culture diverse, di andare veramente verso Est”. Non come Bush, bersaglio neanche tanto sotterraneo di questa saga imperialista che è dispiaciuta sia a destra che a sinistra. “Bush va in Irak perché vuole il petrolio, mentre Alessandro ha restituito ai paesi orientali le loro risorse. Noi americani non abbiamo imparato nulla dalla storia ma credo che una maggioranza islamica dominerà l’Europa nel 2050”.

Girato a ritmi serrati per battere la concorrenza (un altro film sul grande macedone è in lavorazione), Alexander uscirà in Italia il 14 gennaio con la Warner. Colin Farrell, coi capelli lunghi e ossigenati, è il sovrano che conquistò il mondo giovanissimo per morire appena 33enne, Angelina Jolie sua madre Olimpia, Val Kilmer il padre Filippo, Jared Leto l’amato Efestione, Anthony Hopkins l’ispirato narratore, Christopher Plummer il filosofo Aristotele, che tanto influenzò la visione del mondo del giovane che volle “superare la paura della morte e giungere ai confini del mondo”.