Alessandro D’Alatri: viaggio intimo nel carcere

Nel cortometraggio La legge del numero uno (Giornate degli Autori) tre detenuti ripongono in un colloquio con un magistrato la speranza di riottenere qualche giorno di libertà


VENEZIA. E’un viaggio intimo all’interno del microcosmo delle carceri, il cortometraggio La legge del numero uno (Giornate degli Autori – Eventi Speciali), diretto da Alessandro D’Alatri che sarà trasmesso da Rai3 domenica 10 settembre in doppia collocazione alle 20.05 e alle 23.20.
Tre uomini che non hanno niente in comune, ripongono in un colloquio con un magistrato l’unica speranza di riottenere qualche giorno di libertà. Un faccendiere, un malavitoso romano, un cittadino dell’Est specializzato in traffici illeciti. In comune hanno la convinzione, infondata che solo il primo che andrà al colloquio otterrà il permesso premio. In una cella d’attesa i tre uomini si trovano coinvolti in una partita senza esclusione di colpi per garantirsi il primo posto al colloquio.

La legge del numero uno fa parte dei “Corti del Premio Goliarda Sapienza”, una collezione di cortometraggi ispirati ai racconti del concorso letterario dedicato ai detenuti delle carceri italiane che dal 2013 Rai Fiction ha deciso di produrre per rafforzare l’impegno del servizio pubblico nel racconto della condizione carceraria.
“Il Premio Goliarda Sapienza mi ha educato a comprendere i ‘racconti dal carcere’. Frammenti di dolorose realtà: storie di uomini e donne che riempiono lo scorrere del tempo interrogandosi sugli errori commessi e le pene da scontare – afferma Alessandro D’Alatri – Qui il protagonista è l’attesa: di un permesso premio, dei domiciliari, di uno sconto di pena. Questo cortometraggio è l’occasione per raccontare l’aspetto centrale di quelle attese: il colloquio con il magistrato. In una camera di sicurezza tre detenuti, si confrontano con una delle tante leggende carcerarie: la legge del numero uno. L’arte e la cultura sono un antidoto contro il disagio sociale e la criminalità. Seguo il progetto da diversi anni e molti detenuti mi hanno detto: se avessi conosciuto prima il cinema forse oggi non sarei qui. Per fortuna c’è fermento. Sto lavorando a Napoli per la seconda stagione de I bastardi di Pizzo Falcone, e mi rendo conto che in ogni quartiere ci sono almeno quattro cinque teatri che lavorano per il pubblico locale. E’ molto bello. Tra l’altro come questo è il mio primo corto quella è la mia prima esperienza televisiva, insieme a un tv movie che si chiama In punta di piedi e che tratta di come si esce dal mondo della criminalità attraverso la danza. Tornando al film, mi ha interessato notare come il microcosmo del carcere rappresenti una sintesi del macrocosmo circostante. Vigono le stesse regole, ma potenziate. Inoltre, i carcerati che cercano il colloquio con il magistrato si comportano davvero come attori. Come mi presento, che figura faccio. Il momento del colloquio è per loro il più importante, calcolando anche quanto ci vuole a ottenerne uno”.

“Rai Fiction sente la responsabilità di rappresentare le tante facce del Paese e di accogliere nel racconto anche la realtà dell’emarginazione, dell’esclusione e di chi nella reclusione vive un tempo di riflessione, disagio e speranza – dichiara Eleonora Andreatta, direttrice di Rai Fiction – D’Alatri è un regista che ha saputo trattare questa materia con grande umanità, verità, ma anche con leggerezza di tocco. Come nei casi precedenti anche questa storia trova il suo spazio ideale all’interno del palinsesto di Rai3, una rete aperta al racconto del reale e della contemporaneità”.

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